GLI USA SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI IL PUNTO DEL…


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GLI USA SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI
IL PUNTO DEL SEGRETARIO GENERALE ALBERTO LOMBARDO

Anche se in questo momento nel mondo non mancano certo elementi più importanti di cui parlare, ci corre l’obbligo di esprimere la nostra posizione sulle vicende che si stanno svolgendo negli Stati Uniti.
Il candidato repubblicano alla Presidenza ed ex Presidente, Donald Trump, ha subito un attentato.

Il fatto, in sé gravissimo, ha dato la stura sulla stampa di regime italiana, apertamente schierata dalla parte opposta, a una serie di contorsioni per evitare di guardare in faccia la realtà per essa indicibile. Tant’è che essa si affanna a giocare al complottista e fantasticare su chi ne dovrebbe beneficiare. Ovviamente la solita triade dei cattivoni: Cina, Russia e Iran. Patetico.

Cominciamo a analizzare i fatti, o almeno quelli che abbiamo a disposizione.
1) Un giovane si è arrampicato con un fucile sul tetto a 150 metri in una manifestazione che doveva essere ultracontrollata dove parlava una personalità che doveva essere ultraprotetta, è rimasto lì per svariati minuti, dopo che era stato persino notato dal pubblico, e ha avuto il tempo di sparare ben 8 colpi prima di essere abbattuto dai cecchini che dovevano controllare la situazione.
2) I colpi sparati erano reali, tanto è vero che hanno fatto tre vittime, di cui una è morta.
3) Un proiettile ha sfiorato Trump ferendolo di striscio all’orecchio.
Se tutto ciò corrisponde a realtà, possiamo avanzare alcune ipotesi, almeno in negativo.

Primo, un autoattentato di Trump? Non ci si può affidare a spostamenti di millimetri e di frazioni di secondo per evitare un proiettile reale che avrebbe potuto uccidere Trump, ossia in questo caso l’organizzatore della farsa. L’unica possibilità per giustificare questa ipotesi è che ci dovesse essere almeno un secondo attentatore che abbia esploso i colpi letali che hanno colpito il pubblico e che i colpi sparati dall’attentatore manifesto fossero a salve, mentre le ferite e il sangue apparso su Trump fossero finte e preparate in anticipo. In questo caso, tutto il sistema di sicurezza dovrebbe essere coinvolto, ma a esso è a capo Kimberly Cheatle, chiamata a ricoprire quel ruolo proprio da Biden nel 2022. Un atto di ribellione dei sistemi di sicurezza per blindare l’elezione di Trump? Non ha senso.

Secondo, un attentato organizzato per uccidere veramente Trump andato a male? In questo caso si sarebbe affidata alla mira di un giovane ragazzo una cosa così delicata che, se fallita, sarebbe stata – come in effetti ora è – un boomerang pazzesco? Saranno pure i servizi segreti americani, ma a questo grado di stupidità speriamo non ci siano arrivati.

Terzo. Una iniziativa del livello locale dei servizi segreti che “ha lasciato fare” il giovane, nella speranza di uscire dal pantano in cui sono i democratici? La responsabilità cadrà principalmente su di loro. Se abbiamo una vaga idea di come lavorano in competizione e astio ognuno dei settori dell’amministrazione USA, ci rendiamo conto che non è possibile.
Cosa rimane? Diceva Sherlock Holmes: dopo aver eliminato l’impossibile, quello che resta è la verità, anche se appare come del tutto improbabile.
A meno di nuove risultanze, le cose sono andate proprio come ce le hanno descritte: una falla gigantesca nel sistema di sicurezza, unita a una diffusione delle armi da fuoco – anche da guerra – fuori controllo e un tasso di odio interno alla nazione che prelude alla guerra civile. Solo che non ci si rende conto abbastanza di quanto ciò sia devastante per gli Stati Uniti.

Ci sembrano sensate le parole di Dmitrij Peskov, portavoce del Presidente Putin: “Non pensiamo né crediamo affatto che il tentativo di eliminare il candidato presidenziale Trump sia stato organizzato dall’attuale governo americano, ma l’atmosfera che questa amministrazione ha creato durante la lotta politica, l’atmosfera attorno al candidato Trump, ha provocato ciò che l’America si trova ad affrontare oggi”

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