La scelta dell’Iper Forlì di tenere aperto il 26 dicembre, nonostante le giuste proteste dei dipendenti, stanchi dei tempi e dei ritmi di lavoro insostenibili, lo sciopero dei sindacati e la chiusura di Marco Polo (multato!), è stata ahimè, un successone: numerosi i clienti, incassi positivi. Coraggiosissimi i lavoratori, che contro il clima ottocentesco (ma non siamo nel post-capitalismo?) hanno aderito allo sciopero. E per il 2013 si preannunciano aperture infinite. La nostra classe dirigente marca davvero una distanza siderale dalla realtà . Il 46^ Rapporto Censis racconta “della paura di non farcela”, “di una crisi così grave da imporre l’assoluta centralità del problema della sopravvivenza”. Si vive malissimo; “Risparmio, Rinuncio, Rinvio” descrivono il crollo dei consumi pro-capite tornati al livello del 1997, l’indebitamento delle famiglie cresciuto in dieci anni dell’82,6%, la vendita di ori e beni di famiglia, il ritorno di colf e badanti italiane e lo spreco di giovani per mansioni precarie, de-specializzate, facilmente spendibili. E si assiste attoniti alla fuga dei cervelli. Pensano di arginare questa valanga sociale, una povertà strutturale di ritorno, comprimendo i diritti dei lavoratori, garanzie, tutele e offrendo pannicelli caldi. Si affrontano la crisi sistemica, le oltre 300 vertenze aperte, la cassaintegrazione che sfonda il miliardo di ore o i sei milioni di pensionati ridotti alla fame dalla riforma Fornero, con tecnicismi d’élite importati, che premiano, ci raccontano il nuovo; e le immarcescibili Finocchiaro e Bindi (sic)? I clienti del 26 dell’Iper, sono Figli del nostro tempo, sordi all’appello dello splendido Arrigoni, “Restare Umani”. Marcuse in un celeberrimo saggio “L’uomo a una dimensione”, svelava i meccanismi di manipolazione e di omologazione contemporanei; poi dicono che i classici marxisti siano polvere di storia.
Valenti Denis, Responsabile Nazionale Lavoro CSP-Partito Comunista