Terremoto, l’altro epicentro è il profitto dei padroni (Massimo Mauro).

Terremoto, l’altro epicentro è il profitto dei padroni (Massimo Mauro).

Cari compagne/i, nel momento in cui sto scrivendo queste parole sono in corso le verifiche, a Mirandola, in provincia di Modena, dell’ennesimo capannone crollato.

Ancora una volta, come succede da decenni , a causa di politiche liberiste, a pagare con la vita sono gli operai e il proletariato. I lavoratori italiani, già gravati dai 3 morti sul lavoro al giorno della media nazionale, si ritrovano a piangere, negli ultimi 10 giorni oltre sedici compagni di lavoro sotto le macerie dell’incuria padronale.

La magistratura ha in corso le dovute inchieste, ma  duole constatare come questi capannoni crollati siano di recente costruzione. Accanto a quelli crollati ne esistono di più anziani assolutamente integri!

Chiediamoci compagni che cosa può significare tutto questo: ascoltando in tempo reale l’informazione dominante, si apprende da un sismologo che il crollo è dovuto probabilmente  alle fondamenta costruite su terreno sedimentoso.

Ma ciò a cui noi comunisti dobbiamo rivolgere la nostra attenzione, oltre che al cordoglio per le vittime, è sicuramente il momento politico: Bersani si è precipitato subito a partire per la sua terra colpita dal terremoto, in video si sentono le solite parole di Circostanza del Presidente del Consiglio Monti e del Governatore Errani, ma la sinistra nazionale è a pezzi oramai da più di 20 anni e lo spettacolo che offre nei Comuni italiani è veramente sconsolante. A Torino si è consumata la svendita degli asili nido con i voti di Sinistra Ecologia e Libertà ed anche dell’Italia dei Valori. Laddove è rimasta presente, la Federazione della Sinistra appoggia nei governi comunali il PD, colpevole di votare le privatizzazioni che stanno consegnando ai capitali privati , da tempo, le aziende pubbliche, ultimando il progetto iniziato anni fa  Professor Prodi, svendendo i primi pezzi dell’IRI, regalando l’Alfa Romeo alla Fiat a costo zero.

Compagni e compagne, amici e simpatizzanti dobbiamo mettere in atto la nostra  iniziativa popolare per stanare questi “signori” che si sono resi responsabili, con il consenso passivo del popolo credulone , della svendita dei beni di tutti. Chiediamogli conto di questo. In questo momento hanno paura e si stanno difendendo con le unghie e con i denti, ma comunque andranno le prossime elezioni il loro tornaconto l’avranno ottenuto: privilegi e pensioni. Chiedo a tutti quelli che li hanno votati di rivedere la loro posizione politica. Di mettere fuori dai loro pensieri il loro piccolo orticello e di avere fiducia in un nuovo Partito Comunista di unità popolare che sta costruendo nell’idea marxista della distribuzione delle risorse economiche una nuova idea di società.

Ci può essere questa alternativa! È nel cuore di ognuno di noi, nel pensiero dei tanti proletari che in questo momento sono precari, in cassa integrazione, con contratti a termine; senza una possibilità di vita futura per loro e per le loro famiglie. Non lasciamo che il Pd, tramite la forza e la potenza della lega delle cooperative che è molto presente in Emilia Romagna e che annovera soprattutto la Cmc di Ravenna, già costruttrice della Tav,  quì da noi in Piemonte, si aggiudichi gli appalti per le opere della ricostruzione.

In conclusione, compagni/e, mai come adesso il capitalismo è in crisi ed il modello  perpetuato, anche dalle finte socialdemocrazie europee, negli ultimi30 anni è in crisi. Ma solo uniti, come veri comunisti, che pensano al bene comune possiamo sovvertirlo con le nostre proteste, le nostre denunce, i nostri cortei, il nostro essere presenti con banchetti e volantinaggi tra la gente, con la gente. Io personalmente continuerò a combattere come buonanima di mio padre fece, non solo in montagna, ma fino a che ha vissuto, da vero comunista, fino alla sua morte. Lo ho sepolto con la divisa da partigiano ed una falce martello nelle mani.

Per tutte queste ragioni,quindi,ho deciso di iscrivermi a CSP- Partito Comunista.

Viva la rivoluzione comunista. Massimo Mauro .

Torino , giugno, 2012.

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