CONFINDUSTRIA VUOLE 300.000 NUOVI SCHIAVI Confindustria vuole nuovi schiavi da sfruttare e chiede esplicitamente al governo di far arrivare nuovi “migranti economici” perché i corridoi umanitari e i profughi che scappano dalla guerre non bastano a colmare quelle “migliaia di posti di lavoro” che gli italiani non riescono a occupare. Di fronte alla crescente denatalità italiana, una nuova forza lavoro diventa realmente necessaria.” Lo dice il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, premettendo di parlare anche “da siciliano”, oltre che da esponente dell’esecutivo e da uomo che ha vissuto “il dramma dell’emigrazione in famiglia” Confindustria addossa la mancanza di lavoratori alla denatalità nel nostro Paese e non alle politiche portate avanti negli ultimi 30 anni dai governi che si sono succeduti e dalla stessa confindustria. Negli ultimi anni i diritti dei lavoratori si sono quasi estinti, i turni di lavoro sono diventati al limite dello schiavismo e gli stipendi sono diminuiti del 3% invece di alzarsi anche in base al costo della vita. Confindustria ha creato tutti i presupposti per far si che i lavoratori siano completamente schiavi dei grandi industriali e delle multinazionali con la perenne insicurezza di poter perdere il proprio posto di lavoro da un giorno all’altro (grazie all’abolizione dell’articolo 18 fatto da Renzi e dal PD), ma la colpa di tutto questo per loro è la denatalità. IN ITALIA CI SONO OLTRE 2 MILIONI DI DISOCCUPATI NON MANCANO I LAVORATORI, MANCA LA VOGLIA DI PAGARLI DIGNITOSAMENTE DI FARLI LAVORARE CON I PIENI DIRITTI E SENZA RISCHIARE DI MORIRE SUL LAVORO. Far arrivare nuovi immigrati vuol dire allargare la lista dei disoccupati, aumentare l’esercito industriale di riserva, rendere i lavoratori ancora più ricattabili perché sono persone che scappano da condizioni peggiori, e quindi sono disposti a lavorare per meno soldi e meno diritti e questo è una pistola puntata alla tempia di tutti i lavoratori che saranno sempre più precari, sempre più sottopagati e sempre con meno diritti.


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CONFINDUSTRIA VUOLE 300.000 NUOVI SCHIAVI

Confindustria vuole nuovi schiavi da sfruttare e chiede esplicitamente al governo di far arrivare nuovi “migranti economici” perché i corridoi umanitari e i profughi che scappano dalla guerre non bastano a colmare quelle “migliaia di posti di lavoro” che gli italiani non riescono a occupare.

Di fronte alla crescente denatalità italiana, una nuova forza lavoro diventa realmente necessaria.” Lo dice il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, premettendo di parlare anche “da siciliano”, oltre che da esponente dell’esecutivo e da uomo che ha vissuto “il dramma dell’emigrazione in famiglia”

Confindustria addossa la mancanza di lavoratori alla denatalità nel nostro Paese e non alle politiche portate avanti negli ultimi 30 anni dai governi che si sono succeduti e dalla stessa confindustria.
Negli ultimi anni i diritti dei lavoratori si sono quasi estinti, i turni di lavoro sono diventati al limite dello schiavismo e gli stipendi sono diminuiti del 3% invece di alzarsi anche in base al costo della vita.
Confindustria ha creato tutti i presupposti per far si che i lavoratori siano completamente schiavi dei grandi industriali e delle multinazionali con la perenne insicurezza di poter perdere il proprio posto di lavoro da un giorno all’altro (grazie all’abolizione dell’articolo 18 fatto da Renzi e dal PD), ma la colpa di tutto questo per loro è la denatalità.

IN ITALIA CI SONO OLTRE 2 MILIONI DI DISOCCUPATI
NON MANCANO I LAVORATORI, MANCA LA VOGLIA DI PAGARLI DIGNITOSAMENTE
DI FARLI LAVORARE CON I PIENI DIRITTI E SENZA RISCHIARE DI MORIRE SUL LAVORO.

Far arrivare nuovi immigrati vuol dire allargare la lista dei disoccupati, aumentare l’esercito industriale di riserva, rendere i lavoratori ancora più ricattabili perché sono persone che scappano da condizioni peggiori, e quindi sono disposti a lavorare per meno soldi e meno diritti e questo è una pistola puntata alla tempia di tutti i lavoratori che saranno sempre più precari, sempre più sottopagati e sempre con meno diritti.

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