Alberto Granado: non solo amico del Che.
Giustamente, quando si pronuncia il nome di Alberto Granado tutti pensano al Che, il leggendario
guerrigliero assassinato, nel 1967, dai rangers boliviani addestrati dalla C.I.A. (Central Intelligence
Agency).
Insomma Granado viene sempre ricordato come l’amico fraterno del Che, con il quale fece un
indimenticabile viaggio, in sella alla “Poderosa” (una malandata motocicletta), per tutta l’America
meridionale.
Per capire, però, tutto lo spessore di quest’uomo piccolo e di poche parole, occorre conoscere il
percorso della sua vita.
Oggi, all’età di 88 anni, vive a La Habana e si gode gli anni della sua età avanzata, in un Paese
che gli è ancora grato, che lo stima e gli è riconoscente per tutto quello che ha saputo dare alla
Rivoluzione per lo sviluppo del popolo cubano.
Ed è per questo che Granado non è solo l’amico del Che, e già questo gli farebbe onore, ma è anche
l’amico del Che.
E’ ovvio che quell’anche fa sorgere delle domande.
Allora c’è dell’altro?
In un pomeriggio di luglio, a La Habana, nella sua bella casa caraibica piena di verde, che il
governo cubano gli ha messo a disposizione, ho avuto modo di parlare qualche ora con Alberto
Granado.
Da questo incontro è emerso un uomo forse schivo ma pieno di entusiasmo, giovane nel pensiero.
Un uomo, che per rispondere ad un invito fatto da Ernesto Guevara, non ha esitato, nel 1961,
a lasciare gli agi della sua condizione di ricercatore e professore universitario a Caracas, per
trasferirsi, con moglie e figlio, a Cuba, per aiutare la Rivoluzione a ricostruire il Paese.
E così, sfidando il destino, rischiando sulla propria pelle, perché i nemici della Rivoluzione erano
tanti e potenti, perché nessuno poteva garantirgli il successo delle idee di Fidel e del suo socialismo,
Alberto ha dato il suo enorme apporto.
Apporto che si è sostanziato nella fondazione della Scuola di Medicina a Santiago di Cuba, nella
nascita del CENSA (Centro nazionale di sanitĂ agro zootecnica), nella pubblicazione della rivista
scientifica CENIC, dimostrando al mondo come la Rivoluzione cubana, oltre all’ambito politico
e sociale, dell’istruzione e della cultura, poteva lasciare la sua impronta anche nel campo della
scienza.
Senza dimenticare che grazie anche agli studi di Granado è stato possibile creare a Cuba un polo
biotecnologico, vanto di un’isola sicuramente lontana dall’abbandono e dalla miseria del resto del
continente centro e sud americano.
E’ stato così, grazie a tanti altri uomini come MIAL (così lo chiamava il suo amico Ernesto: MItico
ALberto), che la Rivoluzione cubana è riuscita a sopravvivere, è riuscita a creare quel Paese che
oggi conosciamo e amiamo.
E’ stato grazie a questi uomini generosi, spesso sconosciuti, che è stata sconfitta, per sempre a
Cuba, l’ignoranza.
Perché, come spesso dice lo stesso Alberto “La Rivoluzione, quella vera, deve essere un atto
d’amore continuo.”.
Ieri sera, mentre dormiva nella sua casa de La Habana, Alberto ha cominciato un altro lungo
viaggio, che lo porterĂ di nuovo accanto al suo grande amico Ernesto.
Grazie Alberto, che la terra ti sia lieve.
Franco Costanzi
C.S.P.
Dipartimento Politiche Internazionali.
By puzzailsignorvincenzo
La visione del bellissimo film I diari della motocicletta può aiutare molto a capire la personalita del Che e di Alberto Granado e le motivazioni che accesero i loro ardori giovanili.
By FABIO MASSIMO
ho appena appreso della scomparsa di alberto, del mio amico alberto. ho avuto la fortuna di conoscerlo e di ospitarlo a roma, nel periodo 2001/2003,ALBERTO è stato mio ospite, abbiamo parlato molto del CHE, di FIDEL, e del glorioso popolo rivoluzionario cubano.
Era un uomo straordinario nella sua semplicitĂ ed umiltĂ , amava cuba e l’esperienza rivoluzionaria della sua cuba.
ciao ALBERTO.
FABIO MASSIMO VERNILLO