Il Governo spende (male) miliardi per poi dare indietro pochi centesimi agli Italiani.

Il Governo spende (male) miliardi per poi dare indietro pochi centesimi agli Italiani.

Proprio così, mentre il Governo dei falsi sovranisti tra armi all’Ucraina, Ponte sullo Stretto e centri in Albania, per un momento fa finta di ricordarsi di quel Ceto medio a loro teoricamente tanto caro, che invece ogni giorno viene sempre di più compresso in basso schiacciandosi verso la proletarizzazione, causando il più classico degli effetti domino portando danno a tutti coloro che vivono del proprio lavoro.

Tra una stretta di mano a Trump ed un appalto a Musk, si sono ricordati di proporre un taglio dell’Irpef per il “ceto medio”, un taglio con l’aliquota che passa dal 35% al 33% … tra i 40 e 60 centesimi al giorno, meno, anzi molto meno di un caffè al giorno vista l’aumento di tutti i beni …

Come si fa a dire di mettere al centro della propria azione di governo il popolo, se si spendono fiumi di denaro seguendo le indicazioni di EU e NATO a spese di scuola, sanità, trasporti?

I salari vanno solo indietro e con essi anche i diritti sindacali. Adesso hanno anche iniziato a vietare gli scioperi,.
L’Italia ed il mondo del lavoro scivola sempre di più verso il basso.
Basta chiacchiere. Basta bugie

L’unica soluzione? Socialismo o Barbarie

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53 anni dal Bloody Sunday in Irlanda del Nord del 30 gennaio 1972

53 anni dal Bloody Sunday in Irlanda del Nord del 30 gennaio 1972

Sono passati 53 anni dall’uccisione di 13 manifestanti e il ferimento di altri 15 persone da parte dei soldati britannici, una marcia ha onorato la memoria delle vittime del “Bloody Sunday” la “Domenica di Sangue” in Irlanda del Nord.
Oggi, ripercorrendo il percorso della manifestazione pacifica per i diritti civili conclusasi in un bagno di sangue il 30 gennaio 1972 nella città di Derry, la “Marcia del ricordo” ha riunito, tra gli altri, i parenti delle vittime per concludersi con una cerimonia al termine della mattinata presso il monumento che rende omaggio alle vittime.
Rendiamo omaggio ai 13 innocenti che morirono sotto il piombo inglese a Derry.

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L’Unione Europea equipara la svastica nazista ai simboli dei comunisti

L’Unione Europea equipara la svastica nazista ai simboli dei comunisti

L’Unione Europea prosegue nella sua opera di riscrittura della storia, approvando un provvedimento che equipara i simboli del comunismo, come la Falce e Martello, a quelli nazisti, come la svastica, proprio nell’anno in cui ricorrono gli 80 anni della fine della Seconda Guerra Mondiale.

È impossibile ignorare il ruolo cruciale dell’Unione Sovietica in questa vittoria: un sacrificio immenso di circa 25 milioni di vite umane che ha permesso all’Europa di sopravvivere alla follia nazi-fascista.
La storia, però, non si può riscrivere. La Falce e Martello rimangono simboli eterni dell’emancipazione del proletariato e della lotta per la libertà, ieri come oggi.

Il provvedimento oggi ha una marcata funzione anti-russa, per ostacolare la controinformazione e trascinare tutto il Continente in guerra.

No alla censura europea, no alla guerra della Nato

Viva il Partito Comunista! Fuori dall’Unione Europea, sempre più reazionaria e distante dai bisogni del popolo.

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21 Gennaio 1921 – 21 Gennaio 2025 – Dalla Fondazione del Partito Comunista d’Italia agli 80 anni della Resistenza

21 Gennaio 1921 – 21 Gennaio 2025 – Dalla Fondazione del Partito Comunista d’Italia agli 80 anni della Resistenza

Il 21 Gennaio del 1921 nasceva a Livorno il Partito Comunista d’Italia, nato dalla scissione del Partito Socialista Italiano.
Comincia la grande storia del Partito dei lavoratori italiani.

Il Partito che ha visto, grandi uomini e grandi donne di questo Paese dare la vita, prima contro il fascismo in Italia e non solo, un Partito che ha resistito in clandestinità, poi protagonista della Resistenza italiana, nel dopoguerra con l’emancipazione della classe operaia, nello sviluppo del Paese e nelle lotte contro il grande capitale. per diventare il più grande partito comunista dell’occidente.

🔴 Da Gramsci a Pietro Secchia e Togliatti, passando per i tanti dirigenti e i milioni di militanti che il partito ha avuto.
Una grande storia che non può e non deve finire.

Il Partito Comunista oggi deve tornare ad essere il punto di riferimento del Popolo italiano e deve avere come obiettivo fare fuori da ogni gioco chi oggi governa l’Italia (e la sua finta opposizione) per portarla fuori dall’Unione Europea e dalla NATO.

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COMUNICATO DELL’UFFICIO POLITICO

COMUNICATO DELL’UFFICIO POLITICO


Nei giorni di sabato 27 e domenica 28 gennaio si è svolto a Roma il Congresso di Democrazia Sovrana e Popolare, che ha visto una partecipazione di circa duemila persone.
Hanno assistito al congresso le rappresentanze delle ambasciate di: Repubblica Popolare Cinese, Repubblica di Cuba, Repubblica Democratica Popolare di Corea, Repubblica Bolivariana del Venezuela, Repubblica della Federazione Russa. Tutte accolte da fragorosi applausi.
È stato distribuito il Programma politico e sono stati eletti il Presidente, Francesco Toscano, e il Coordinatore Nazionale, Marco Rizzo.
Diversi membri del nostro partito sono stati coinvolti in prima persona nell’organizzazione. Il Segretario Generale è stato presente sabato in prima fila.
La configurazione che ha preso DSP non è più quella di sommatoria di varie sigle, ma di un movimento in cui gli aderenti partecipano a titolo individuale. Ciò rende l’azione del nostro partito ancora più favorevole in quanto non si deve “mediare”, né a livello centrale né periferico, con sigle o gruppi, ma consente ai nostri militanti di svolgere la propria attività in modo più fluido, facendosi valere in tutti i luoghi dove interverranno per le proprie capacità politiche e organizzative.
Ciò naturalmente ha comportato la necessità di autorizzare i nostri militanti a prendere la tessera di DSP in aggiunta a quella del partito. Come ha deliberato l’ultima sessione del Comitato Centrale del 21 gennaio, tale adesione aggiuntiva è autorizzata per il 2024 e non necessita di alcuna modifica statutaria. Come per altre organizzazioni, quali sindacati e movimenti di massa, statutariamente per aderire basta il deliberato del CC.
Seppure il lavoro di massa svolto in DSP è stato riconosciuto dal nostro partito come estremamente utile per allargare la nostra capacità di far giungere le nostre idee a una platea la più vasta possibile, l’adesione a DSP non è obbligatoria per quei compagni che, in accordo con le organizzazioni del partito periferiche, decideranno di dedicarsi esclusivamente alla vita interna del Partito. Il cosiddetto “doppio lavoro” interno ed esterno è sempre stato una caratteristica dei partiti comunisti non sclerotizzati, che hanno coniugato l’attività di formazione interna col lavoro di massa nei sindacati e nelle altre organizzazioni, ovunque fosse possibile e più favorevole estendere l’azione politica.
Com’è stato ricordato nella celebrazione del 21 gennaio del centenario della morte di Lenin, il nostro Maestro ci insegna che:
«Chi si aspetta una rivoluzione sociale “pura” non vivrà mai abbastanza per vederla. Una persona del genere aderisce formalmente alla rivoluzione senza capire cosa sia la rivoluzione.
La rivoluzione socialista in Europa non può essere altro che lo scoppio della lotta di massa da parte di tutti gli elementi oppressi e scontenti. Inevitabilmente vi parteciperanno settori della piccola borghesia e degli operai arretrati – senza tale partecipazione la lotta di massa è impossibile, senza di essa non è possibile alcuna rivoluzione – e altrettanto inevitabilmente porteranno nel movimento i loro pregiudizi, le loro fantasie reazionarie, le loro debolezze hanno fatto scivolare gli errori. Ma oggettivamente attaccheranno il capitale, e l’avanguardia cosciente della rivoluzione, il proletariato avanzato, esprimendo questa verità oggettiva di una lotta di massa variegata e discordante, eterogenea ed esteriormente frammentata, sarà in grado di unirla e dirigerla, di conquistare il potere, sequestrare le banche, espropriare i trust che tutti odiano (anche se per ragioni difficili!), e introdurre altre misure dittatoriali che nel loro insieme equivarranno al rovesciamento della borghesia e alla vittoria del socialismo, che però non porterà in alcun modo “purgarsi” immediatamente dalle scorie piccolo-borghesi.
Saremmo dei pessimi rivoluzionari se, nella grande guerra di liberazione del proletariato per il socialismo, non sapessimo utilizzare ogni movimento popolare contro ogni disastro provocato dall’imperialismo per intensificare ed estendere la crisi.» (Lenin, La discussione sull’autodeterminazione in sintesi, luglio 1916)

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Questa la nostra azione al Parlamento…

Questa la nostra azione al Parlamento…

…Ora al Senato!

Risoluzione in Assemblea… Presentata da Crucioli, Granato, Angrisani, Sbrana, Mininno, Abate, Corrado, DESSÌ, Giannuzzi, La Mura, Lannutti, Lezzi, Petrocelli.
Martedì 21 giugno 2022, seduta n. 443a.
Udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022;
premesso che all’ordine del giorno provvisorio del Consiglio europeo è prevista la trattazione, fra gli altri, del seguente argomento:
1) conflitto bellico in Ucraina;
Considerato che:
La guerra in Ucraina, oltre alle gravi conseguenze umanitarie, ha generato profonde incertezze nello scenario economico globale, già ampiamente compromesso dalla pandemia, che peraltro nel nostro Paese ha visto una particolare politica tesa al controllo sociale;
i motivi che hanno scatenato il conflitto in corso tendono ad essere rappresentati dai media del nostro paese con semplificazione propagandistica occultandone gli antefatti bellici iniziati a partire dal 2014 nonché le ragioni profonde che trovano le proprie radici in uno scontro geopolitico scaturito dagli equilibri precari conseguenti alla fine della guerra fredda;
la ripresa post-Covid si è completamente bloccata con l’insorgere della guerra, visto l’aumento dei prezzi delle materie prime e delle difficoltà di distribuzione delle stesse;
gli effetti della crisi economica, pur estesa a livello mondiale, sono fortemente diseguali e si fanno maggiormente sentire in Europa, a causa della vicinanza con i paesi coinvolti nel conflitto ma anche per la dipendenza energetica dei Paesi dell’UE dalla Russia;
in Italia, ove appunto l’economia è fortemente condizionata dal punto di vista energetico, si registra un evidente rallentamento della crescita rispetto alle previsioni. Il conseguente ed inevitabile aumento dei prezzi energetici dovuto alla difficoltà di approvvigionamento, insieme all’aumento indiscriminato dei costi al consumo, sta creando una contrazione del mercato dell’importazione ed esportazione, con danni a cascata su tutte le fasce sociali e le categorie imprenditoriali;
l’inasprimento delle tensioni nei mercati delle risorse energetiche e delle materie prime (grano, mais, metalli) è dovuto principalmente al fatto che Russia ed Ucraina sono i principali fornitori di tali risorse, la cui mancanza produce gli effetti collaterali appena descritti;
in questo scenario, gli effetti economici “stagflattivi” sono destinati inevitabilmente ad aumentare: le strozzature dell’offerta innalzano l’inflazione e contraggono la produzione, con conseguenze devastanti, in prospettiva sui livelli occupazionali;
l’inflazione, erodendo il potere d’acquisto dei salari e delle pensioni, costringe le famiglie a consumare meno e le imprese a ritardare gli investimenti, alimentando un clima di incertezza e tensioni, oltre che un progressivo impoverimento della stragrande maggioranza della popolazione;
è evidente che alimentare con l’invio delle armi il conflitto in Ucraina concorre a mettere a rischio la pace internazionale ed a rendere il mondo meno sicuro. Occorre, pertanto, addivenire ad una risoluzione del conflitto attraverso ogni strumento diplomatico a disposizione, finalizzato a favorire il dialogo tra le parti. Occorre, altresì, sospendere ogni sanzione finanziaria che, storicamente, non ha mai risolto alcun conflitto e che, attualmente, non fa altro che produrre gravi ricadute sul nostro sistema economico;
impegna pertanto il Governo:
– ad attivarsi per mettere immediatamente in campo ogni azione diplomatica volta alla risoluzione del conflitto in atto, promuovendo il confronto e il dialogo tra le parti coinvolte;
– a promuovere la neutralità dell’Ucraina in sede internazionale quale via pacifica di risoluzione del conflitto;
– a non partecipare ad alcun intervento militare, a non inviare ulteriori armamenti, a ritirare
ogni assetto militare dispiegato e a farsi promotore dei valori di pace e dialogo, in seno all’Unione europea;
– ad affrontare immediatamente l’emergenza democratica in cui ci ritroviamo dopo il
dossieraggio messo in atto dall’articolo del Corriere della Sera e suggellato dai documenti dei servizi segreti che drammaticamente mettono in discussione la critica al governo ed il diritto all’opposizione politica;
– ad adottare politiche pubbliche volte a ridurre gli effetti economici della guerra su imprese e famiglie, quali l’aumento dei salari, la riduzione del cuneo fiscale, l’aumento delle politiche di sostegno alle famiglie disagiate, la riduzione in maniera drastica e definitiva del costo dei carburanti per autotrazione con eliminazione delle accise, la riduzione sistematica dei costi di rete per le utenze energetiche sia private che commerciali, l’eliminazione del fenomeno degli extraprofitti delle aziende di Stato da rimettere a disposizione della collettività, l’immediato blocco, in questa fase di crisi, dei licenziamenti come disposto nella precedente crisi pandemica;
– a mettere in atto una politica energetica con interventi mirati a rendere l’Italia indipendente dalle importazioni di fonti energetiche e, nel contempo, renderla libera dalle fonti fossili e dall’energia nucleare in favore delle fonti energetiche rinnovabili;
– a promuovere, nell’ambito delle sedi europee, l’istituzione di un fondo comune tra paesi membri al fine di sostenere e rendere perseguibili le raccomandazioni per il semestre;
– ad accelerare la decisione sul tetto al prezzo del gas al fine di attenuare le gravissime difficoltà dei paesi più esposti alla crisi dovuta al conflitto;
– a procedere con determinazione contro le speculazioni sul prezzo del gas e del petrolio come annunciato dal Ministro Giovannini in una sua intervista rilasciata ad un quotidiano.
Crucioli, Granato, Angrisani, Sbrana, Mininno, Abate, Corrado, DESSÌ’, Giannuzzi, La Mura, Lannutti, Lezzi, Petrocelli

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In Italia la salute non è tutelata!

In Italia la salute non è tutelata!

Gravi rischi con i respiratori Philips

 

Mentre la Food and Drug Administration negl Stati Uniti inizia a segnalare gravi rischi per la salute dei pazienti che utilizzano i respiratori Philips, contemporaneamente impongono alla multinazionale di trovare una soluzione efficace ed immediata al problema.
In Francia per lo stesso problema, viene richiesto all’azienda di sostituire entro 30 giorni il 75% dei respiratori.
In Italia Draghi invece continua ad inviare armi, senza preouccuparsi più di tanto di prendere di petto la situazione, lasciando ancora una volta la tutela della salute dei cittadini come fanalino di coda nelle priorità del governo dei migliori…

In Italia la salute non è tutelata!
Clicca sull’immagine per vedere il video.

 

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Nessun Banchiere farà mai gli interessi del popolo

Nessun Banchiere farà mai gli interessi del popolo

🚩Un Banchiere come Draghi, non farà mai gli interessi del popolo.
Contro lo strapotere che ci vuole succubi e docili. Contro la destra opportunista e contro una sinistra falsa che nulla ha a che vedere con il rappresentare la classe popolare, chi non lotta ha già perso.
Non c’è vittoria senza lotta. Non c’è lotta senza organizzazione.
Non c’è vittoria, non c’è conquista, senza un grande Partito Comunista.

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Andiamo Verso La Crisi Alimentare

Andiamo Verso La Crisi Alimentare

A seguito delle sanzioni imposte alla Russia da parte degli USA, NATO e dell’Unione Europea (con il nostro paese in prima fila nel sostenere le sanzioni), a breve ci sarà una crisi alimentare dovuta alla mancanza di grano proveniente dall’Ucraina.
La Russia ha bloccato l’export di grano verso l’Europa, causando grandi danni a tutte le economie che sostengono le sanzioni.
L’ alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell a bruxelles ha dichiarato che: «Le conseguenze della guerra stanno diventando pericolose non solo per l’Ucraina ma per il mondo: c’è il rischio di una grande carestia » e «Non si può immaginare che milioni di tonnellate di grano restino bloccate, e le persone muoiono di fame, altrimenti la Russia sarà ritenuta responsabile, non può usare la fame come arma».
Le sanzioni alla Russia quindi vanno bene solamente se non vi è dalla parte opposta una reazione contraria. Secondo La NATO, gli USA e L’UE la Russia dovrebbe accettare passivamente tutte le sanzioni che sono state emesse verso di lei.
Intanto chi sta pagando realmente le conseguenze di queste sanzioni sono i cittadini italiani (ed europei) che a causa dei mancati rifornimenti di grano e greggio vedono aumentare giorno dopo giorno i prezzi delle materie prime, delle bollette e dei carburanti senza che ci sia, in prospettiva, un aumento degli stipendi per far fronte a tutti questi aumenti.
Il governo dei migliori nel mentre non sembra preoccupato o interessato alla sorte di milioni di cittadini che già prima del conflitto riuscivano ad arrivare a stento a fine mese con i loro esigui stipendi.
Adesso oltre alla crisi economica-energetica, il popolo dovrà affrontare anche quella alimentare, senza aiuti da chi ci ha portati in questa situazione.

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