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Zelensky ora vuole trattare diplomaticamente

Dopo essere stato la marionetta in mano alla NATO e USA, dopo aver trascinato il continente europeo e la UE in una guerra per procura, Zelensky invoca la diplomazia perché conscio che i territori come il Donbass non torneranno ucraini. Un conflitto che ha origini ben più lontane, che partono dall’Euromaidan del 2014 e che forse si avvia al suo epilogo.

Mentre l’occidente che abbraccia la visione unipolare statunitense ha fatto di tutto per avallare e spingere questo conflitto, l’Ucraina si è ritrovata trascinata in una guerra che ha portato a migliaia e migliaia di morti su entrambi i fronti.

Non possiamo fare altro che auspicare finalmente il raggiungimento della Pace e che il bellicismo degli Stati Uniti e della NATO venga finalmente spento per sempre.

Noi, oggi come sempre siamo CONTRO LA GUERRA e per LA PACE!

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LAVORATORE, STUDENTE, PENSIONATO… Dicembre è arrivato, il 2025 è alle porte. …


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LAVORATORE, STUDENTE, PENSIONATO…
Dicembre è arrivato, il 2025 è alle porte. Quest’anno regalati una prospettiva: Sostieni il Partito Comunista.

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#Donazione #PartitoComunista #Sostegno #Autofinanziamento

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Biden e le mine antiuomo all’Ucraina La scelta di Joe Biden …


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Biden e le mine antiuomo all’Ucraina

La scelta di Joe Biden di fornire mine antiuomo all’Ucraina rappresenta l’ennesima dimostrazione dell’imperialismo statunitense, che antepone gli interessi militari ed economici alla vita umana. Questa mossa non solo minaccia il popolo ucraino, ma è anche l’ennesima manifestazione brutale delle logiche capitaliste di guerra, che vedono i conflitti come mercati da alimentare e sfruttare.

Le mine antiuomo, strumenti di morte indiscriminata, non distinguono tra soldati e civili. A pagarne il prezzo saranno inevitabilmente i contadini, i bambini e i lavoratori, che continueranno a subire le conseguenze devastanti di un conflitto in cui non hanno alcun controllo. Biden, nel pieno spirito dell’imperialismo americano, viola di fatto ogni principio di rispetto per la vita umana e dimostra come l’élite capitalista non abbia scrupoli nell’agire contro ogni forma di solidarietà internazionale.

La politica statunitense sulle mine antiuomo non è nuova, ma ciò che rende questa decisione ancora più ipocrita è la pretesa di Biden di proporsi come “difensore della democrazia”. Dopo aver promesso nel 2022 di limitare l’uso di queste armi e di rispettare lo spirito della Convenzione di Ottawa, Biden svela nuovamente la vera natura degli USA: un sistema che prospera grazie alla guerra permanente.

Le multinazionali dell’industria bellica, cuore pulsante del capitalismo statunitense, hanno un solo obiettivo: il profitto. Ogni campo minato, ogni ordigno piazzato, rappresenta un guadagno per i magnati delle armi, mentre ai proletari ucraini e russi restano solo sofferenza e morte.
Promuovere la guerra anziché perseguire la Pace significa aggravare le sofferenze di popoli già devastati dai conflitti. La decisione di Biden non lascia dubbi: si alimenta la guerra e si condanna la speranza di un futuro migliore.

Noi oggi come ieri siamo CONTRO LA GUERRA e PER LA PACE!

#NoAllaGuerra #Biden #Pace #Imperialismo #Capitalismo #MineAntiUomo #IndustriaBellica #SolidarietàInternazionale #Ucraina #Guerra #Socialismo

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15 anni di tagli: la Mano invisibile che sventra la …


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15 anni di tagli: la Mano invisibile che sventra la sanità pubblica

“Non resteremo a guardare lo smantellamento della sanità”, ha dichiarato la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, prima di annunciare un tour tra gli ospedali e le case di cura, in seguito allo sciopero anti-manovra di medici e infermieri. Schlein dimentica che lo smantellamento della sanità è in atto da quasi 15 anni e che il suo Partito Democratico è stato tra i principali responsabili di un piano mortifero. Dal 2010 a oggi, i tagli sulla sanità pubblica hanno superato i 37 miliardi di euro, molti dei quali imputabili a governi sostenuti dal PD.

Il definanziamento sistematico è iniziato con il governo tecnico guidato da Mario Monti, sostenuto principalmente dal Partito Democratico, che ha attuato misure di austerità per 8 miliardi. A seguire, il governo Letta, segretario del PD, ha sottratto altri 8,5 miliardi, mentre con il governo Renzi, anch’egli alla guida del Partito Democratico, i fondi destinati alla sanità sono stati ridotti di 12 miliardi di euro. L’esecutivo Gentiloni ha inferto un ulteriore taglio di oltre 3 miliardi. Neanche i governi Conte ci hanno risparmiato tagli alla sanità, sebbene più contenuti, pari a “soli” 0,6 miliardi. Con il governo di Mario Draghi, nonostante l’emergenza pandemica, si è assistito a una riduzione del finanziamento in termini reali del 2,9% rispetto all’anno precedente. Infine, l’attuale governo di Giorgia Meloni ha previsto tagli per 1,8 miliardi nel 2024 e un incremento reale per il 2025 di soli 1,3 miliardi, ben lontani dai 3,5 miliardi annunciati. Questo scarso incremento, che non risolve i problemi della sanità pubblica, deriva dalla rinuncia alla tassazione degli extraprofitti di banche e assicurazioni, ma, in un gioco al ribatto, accettando da banche e assicurazioni un contributo, che si configura come un anticipo di imposte già dovute. Per provare a riconquistare un minimo di dignità (anche se non è possibile) al suo partito, Elly Schlein dovrebbe proporre un piano di finanziamento alla sanità pubblica pari alla somma dei tagli accumulati nei governi a guida PD o supportati da esso.

È chiaro come i tagli alla sanità non conoscano colori politici. Da destra a sinistra, dal Partito Democratico a Fratelli d’Italia, passando per Lega, Forza Italia e Movimento 5 Stelle, il progetto sistematico per smantellare il sistema sanitario nazionale, secondo le regole di austerità imposte dell’Unione Europea, viene perseguito da tutti.

Se è vero che la Corte costituzionale negli scorsi giorni ha stabilito il principio secondo cui i tagli alla sanità devono essere gli ultimi ad essere presi in considerazione, è altrettanto vero che la politica del nostro paese, non ci ha pensato molto ad impostare questa drastica riduzione dei finanziamenti.

Come Partito Comunista intendiamo rilanciare la sanità pubblica, ponendola al centro delle politiche di welfare, garantendole finanziamenti adeguati e attraverso l’internalizzazione dei servizi essenziali, oggi spesso esternalizzati ad aziende private, ed eliminando qualsiasi forma di privatizzazione. La sanità gratuita e universale è un diritto che ci impegniamo a difendere, colpendo i grandi patrimoni, gli extraprofitti e ponendo fine alla folle spesa in armamenti, in favore del diritto alla salute per tutti.

Socialismo o Barbarie!

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L’Unione Europea, unione delle classi dominanti sulle classi lavoratrici, costruita …


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L’Unione Europea, unione delle classi dominanti sulle classi lavoratrici, costruita per favorire l’egemonia economica di pochi, si trova in una crisi sistemica che rivela le sue contraddizioni intrinseche. Mentre la BCE si barcamena con politiche monetarie inefficaci, accade un fatto inaudito: dall’Eurotorre di Francoforte è arrivato l’allarme sul debito di Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Irlanda, Slovacchia, Slovenia e Cipro. L’obiettivo della BCE è chiaro: depistare l’attenzione degli investitori davanti alla crisi economica e politica di Francia e Germania.

L’asse franco-tedesco fa i conti con una crisi senza precedenti: entrambe hanno due governi debolissimi; la Germania andrà presto ad elezioni anticipate, mentre in Francia il governo Barnier, sostenuto da liberali ed estrema destra, frutto di una forzatura di Emmanuel Macron, è appena caduto, dopo avere annunciato una Manovra da 20 miliardi di nuove tasse e 40 miliardi di tagli. Aleggia, in Francia, il fantasma dell’esercizio provvisorio e il rischio di ingovernabilità; mentre l’impero francese in Africa perde pezzi e gli indici economici calano a picco. La Germania, che andrà al voto anticipato a febbraio, deve fare i conti con la crisi dell’industria automobilistica, che significherà decine di migliaia di licenziamenti, e con una politica antirussa suicida, che coincide con il sabotaggio del Nord Stream 2, una risorsa strategica per l’economia tedesca, che ha fatto sprofondare il Paese in una recessione storica.

Davanti alla crisi franco-tedesca, la BCE è rimasta silente. Perché Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, chiude un occhio verso le economie non più sostenibili di Francia e Germania, minando la stabilità di economie che in passato hanno vissuto sulla pelle dei propri cittadini le politiche di austerità della BCE?

La crisi ci offre l’opportunità di smascherare il vero volto dell’UE: un meccanismo che perpetua disuguaglianze, favorisce lo sfruttamento e protegge gli interessi delle élite economiche. La crisi endemica dell’UE deve diventare il trampolino per un nuovo progetto rivoluzionario che rimetta al centro i bisogni delle persone, contro la logica del profitto.

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IL REDDITO DELLE FAMIGLIE ITALIANE È INSUFFICIENTE! Il quadro dipinto dai …


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IL REDDITO DELLE FAMIGLIE ITALIANE È INSUFFICIENTE!

Il quadro dipinto dai dati di Nomisma è l’ennesima dimostrazione del fallimento del sistema capitalista nel garantire dignità e benessere alle persone. Sei italiani su dieci ritengono il proprio reddito inadeguato e una famiglia su due è costretta a tagliare le spese sanitarie, mentre i ricchi continuano ad accumulare sempre più ricchezze.

Il cosiddetto “welfare fai da te”, con il 58% delle famiglie che si affidano alla rete familiare anziché ai servizi pubblici, è il risultato di decenni di smantellamento dello Stato sociale e della privatizzazione dei diritti fondamentali. Sanità, istruzione e cultura sono diventati beni di lusso: il 28% delle famiglie ha ridotto le spese per l’istruzione, il 72% per i consumi culturali, e il 67% per le attività sportive.

Viviamo in un paese in cui persino mettere al mondo un figlio è considerato un lusso per una famiglia su dieci. Questa non è libertà, ma una prigione costruita su disuguaglianze e precarietà.
Il “tasso di occupazione positivo” di cui parla Nomisma è una chimera: non basta avere un lavoro se i salari sono da fame, se i contratti sono precari, e se i servizi pubblici vengono svuotati.

È tempo di tornare a lottare per un welfare pubblico e universale, per il diritto a una vita dignitosa, e per una vera redistribuzione delle risorse e dei profitti. Basta con i sacrifici fatti solo dai lavoratori!
Socialismo o Barbarie!

#Povertà #Disuguaglianza #Welfare #StatoSociale #SanitàPubblica #Istruzione #SocialismoOBabarie #LottaDiClasse #Lavoratori #DirittiSociali

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Condividiamo questo appello da parte di Cuba. Da parte nostra, totale …


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Condividiamo questo appello da parte di Cuba.
Da parte nostra, totale e incondizionata solidarietà internazionalista al Partido Comunista de Cuba, al governo e al popolo di Cuba, ora e sempre.

Dalla precedente amministrazione del presidente Donald Trump, le misure del blocco economico, commerciale e finanziario imposte dal 1962 dal governo degli Stati Uniti contro Cuba sono state intensificate, senza precedenti. Con l’applicazione di oltre 240 misure, del Capitolo III della Legge Helms Burton e la sua crescente extraterritorialità, a cui si è aggiunta la ferrea campagna di disinformazione e promozione della destabilizzazione interna, intendono invertire il nostro processo rivoluzionario.

Come conseguenza di questa politica criminale e genocida, il popolo cubano ha subito notevoli danni alla sua vita quotidiana, che si sono aggravati in seguito all’impatto della crisi energetica vissuta dal nostro Paese, a causa della persecuzione finanziaria, dell’impossibilità di acquistare combustibili, pezzi di ricambio e forniture per il mantenimento del nostro sistema elettro-energetico nazionale. I gravi danni causati alla nostra economia da questa nuova contingenza sono stati doppiamente rafforzati dal verificarsi di eventi meteorologici come gli uragani Oscar e Rafael, oltre a due forti terremoti in meno di 15 giorni.
Nonostante la difficile situazione, il popolo cubano, insieme al suo partito e al suo governo, sta resistendo stoicamente, dove la solidarietà e la resilienza hanno prevalso insieme alla nostra perseveranza per recuperare e continuare la costruzione di una società più giusta, umana e solidale. In questo sforzo, ci rivolgiamo a voi ancora una volta per cercare il massimo dei vostri sforzi di solidarietà in ambito politico, economico e materiale.

Cuba non si arrenderà mai e speriamo di poter contare sull’accompagnamento e sul sostegno di tutti i nostri amici per continuare, insieme al nostro popolo, la lotta per un mondo migliore che è possibile. La solidarietà non può essere bloccata.

“Quien se levanta hoy con Cuba se levanta para todos los tiempos”.

José Martí

Vinceremo!

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LA STRAGE DI PIAZZA FONTANA Milano, 12 dicembre 1969, ore 16.37. Nella …


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LA STRAGE DI PIAZZA FONTANA
Milano, 12 dicembre 1969, ore 16.37.

Nella Banca Nazionale dell’Agricoltura una bomba esplode, provocando 17 morti e 88 feriti.
Pochi giorni dopo, l’anarchico Pinelli, cade “misteriosamente” dal quarto piano della Questura di Milano.
Quello fu l’evento che spianò la strada in Italia a numerosi attentati, compiuti da organizzazioni neofasciste, supportate dalla complicità dello Stato.

A 54 anni da quella strage, abbiamo assistito a numero processi, depistaggi e assoluzioni, ma ciò che rimane chiaro è che la borghesia quando ha difronte a sé un forte movimento operaio che lotta, non ha alcuno scrupolo nel mettere in atto i suoi strumenti più spregiudicati e aggressivi.

MANO FASCISTA, STRAGE DI STATO!

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La casta politica borghese alimenta se stessa. È di qualche …


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La casta politica borghese alimenta se stessa. È di qualche giorno fa la notizia, pubblicata in esclusiva da Il Fatto Quotidiano, che la Giunta della Regione Sardegna, guidata dal Campo Largo, distribuirà 22,5 milioni di mance elettorali a Comuni, diocesi e parrocchie, società sportive e associazioni amiche, con la sola indicazione dei consiglieri regionali, senza selezione né criteri di scelta. Un emendamento, firmato da sette consiglieri di maggioranza, che consentirà a ogni onorevole di maggioranza di distribuire 250 mila euro ai propri amici secondo una logica clientelare; mentre l’opposizione dovrà “accontentarsi” di 150 mila euro per consigliere.

La logica dietro il funzionamento di questo meccanismo è chiara: chi non ha rapporti con la politica rimane escluso da ogni forma di finanziamento, anche se porta avanti delle iniziative lodevoli e radicate nel territorio. Chi, invece, si mantiene legato alla politica potrà godere di lauti finanziamenti, senza requisiti di scelta o valutazione.

Mentre i cittadini sardi fanno i conti con la colonizzazione dell’Isola da parte dei grandi gruppi finanziari e delle multinazionali green, permessa dalla maggioranza di governo con l’approvazione del DdL Todde, che aprirà la strada al consumo di suolo e trasformerà i campi agricoli in aree industriali, la politica regionale pensa a ricompensare, proprio sotto Natale, la propria base elettorale con delle folli regalie.

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LA SITUAZIONE IN SIRIA Abbiamo esitato a esternare dichiarazioni durante le …


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LA SITUAZIONE IN SIRIA
Abbiamo esitato a esternare dichiarazioni durante le fasi concitate che hanno portato alla caduta della Repubblica Araba di Siria, perché gli avvenimenti si susseguivano in modo troppo veloce e portavano a modificare l’analisi di ora in ora.
Nel frattempo abbiamo seguito con attenzione le dichiarazioni ufficiali che i principali attori coinvolti hanno espresso e come si è evoluta la situazione sul terreno. Mentre non ci siamo meravigliati che tanti geostrateghi della domenica siano stati contraddetti dalla realtà man mano che questa procedeva.
Partiamo dai dati di fatto precedenti.
La Siria rappresenta il punto di collegamento terrestre tra Iran, Iraq e Libano – quindi l’asse antisionista più forte. È stato un alleato strategico importantissimo per la Russia che possiede qui le uniche basi (una aerea e una marittima) nel Mediterraneo. Negli ultimi mesi era stata riammessa nella Lega Araba e quindi tutto faceva ben sperare che l’asse della resistenza si potesse catalizzare positivamente, soprattutto dopo i due clamorosi successi diplomatici che la Cina aveva messo a segno: la ripresa dei rapporti tra gli arcinemici di ieri, Iran e Arabia Saudita, e l’incontro a Pechino di luglio di 14 delegazioni di organizzazioni palestinesi.
Tuttavia i presupposti del disfacimento siriano erano già presenti. Le azioni criminali israeliane che violavano ogni diritto umano e internazionale restavano impunite. Gli USA presi dalla campagna elettorale o benvolenti senza doversi scoprire troppo, l’Iran troppo preoccupata a non cadere nel tranello della guerra totale con intervento massiccio degli USA, la Russia fin troppo presa dal conflitto già pluriennale ai propri confini, i paesi arabi a continuare la propria politica di attendismo.
Il disfacimento dell’esercito arabo siriano, che ha combattuto gloriosamente per l’integrità di quel paese per 15 anni contro i nemici esterni e i terroristi interni, non può non avere cause endogene.
Fino a qualche giorno prima della catastrofe, Iraq e Iran assicuravano il massimo del sostegno militare, l’aviazione russa avrebbe fornito la copertura necessaria. Eppure gli eventi sono stati fulminei.
Ciò che lascia basiti non è la prima fase delle azioni militari che si è svolta nel nord del Paese, troppo esposto e difficilmente difendibile. (Ricordiamo che Aleppo fu riconquistata alla fine del 2016 dopo oltre quattro anni di guerra.) Ma è la continuazione che ha portato ancor più rapidamente gli “insorti” alle porte di Damasco e alla sua caduta quasi senza resistenza.
Il presidente turco Erdogan è stato additato dai già citati commentatori della domenica come l’artefice principale di questa disfatta. Tuttavia, Erdogan ha dichiarato che ripetutamente aveva offerto collaborazione a Assad e che questi l’aveva rifiutata ponendo come condizione preliminare l’abbandono del territorio siriano da parte di tutte le truppe turche presenti. Una richiesta legittima ma che mal si conciliava con il realismo imposto dalla situazione sul terreno. Alla fine dei conti, tra una Siria ai propri confini spezzettata in diversi feudi bellicosi, governati da personaggi improponibili ed esposti ai ricatti imperialisti, e una Siria più forte e in grado di contrastare efficacemente i terroristi entro i propri confini, non c’è dubbio che qualunque dirigente turco preferisca la seconda soluzione.
Ancor di più deve dirsi della Russia, non foss’altro per garantire le proprie basi.
Chi invece non ha nascosto la soddisfazione per la successione dei drammatici eventi è stato spudoratamente il governo israeliano, che non si preoccupa di osannare elementi che fanno parte della lista dei terroristi riconosciuti internazionalmente e persino dagli Stati Uniti. Ma si sa che ci sono i terroristi buoni e quelli cattivi: quelli buoni sono i “nostri”. E tanto per violare ancora una volta il diritto internazionale, hanno occupato una fascia ancora più ampia di territorio siriano, oltre quello che occupano illegalmente dal 1967, ai piedi delle Alture del Golan, fascia che di strategico non ha proprio nulla.
Persino gli Stati Uniti e gli Europei – questi ultimi per quello che contano ormai – sono stati un po’ più prudenti almeno formalmente.
Le cose che leggiamo nelle ultime ore sono le seguenti:
– L’agenzia di stampa iraniana Fars ha pubblicato un articolo in cui spiega perché l’Iran non ha inviato truppe in Siria: «Nel corso del tempo… il popolo siriano non sostiene più l’esercito siriano nella lotta contro i terroristi come prima. Inoltre, prima dell’inizio della guerra in Libano, l’Iran ha ripetutamente avvertito Assad del rafforzamento dei terroristi e gli ha persino presentato le proposte necessarie, ma non è stato ascoltato. Assad ha commesso un errore strategico affidandosi alle promesse di altri paesi arabi e dell’Occidente.»
– l’ANSA comunica che è stata concessa l’amnistia a tutti i militari che servivano nell’esercito dissoltosi
– ancora secondo l’ANSA esponenti del nuovo governo hanno rassicurato la Russia in merito alle proprie basi militari
Ora, da tutto questo emerge che:
– la strada per resistere all’imperialismo sionista-americano sia ancora lunga e irta di ostacoli e drammatiche cadute. Il nemico, per quanto screditato internazionalmente, non ha intenzione di ritirarsi e mostra capacità di reazione violente ed efficaci
– ben consapevoli di ciò, i principali attori si guardano bene dall’esporsi ad azioni simili a una spregiudicata mano di poker che potrebbe rivelarsi fatale
– i proclami che parlano di “tradimento” e di “opportunismo” – sebbene alcuni di tali atteggiamenti presenti dentro le alte sfere militari siriane abbiano certamente concorso all’esito finale – dovrebbero essere molto più prudenti
– non c’è dubbio però che, se è possibile, la situazione per la resistenza palestinese e di quella libanese si sia fatta ancora più problematica.
Tuttavia, se un anello debole della catena viene meno e si scopre la sua fragilità, non è la fine della catena, ma può e deve essere un nuovo inizio su basi più solide.

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