Nella giornata di sabato 5 aprile 2014, si è riunito a Roma il Comitato Centrale del Partito Comunista, che ha approvato, a conclusione dei suoi lavori, la relazione introduttiva e le conclusioni del compagno Marco Rizzo, Segretario Generale del Partito, che hanno analizzato la complessa situazione politica internazionale e nazionale, nella quale il Partito deve sviluppare il proprio progetto politico di ricostruzione di un solido punto di riferimento ideologico, politico ed organizzativo per la classe operaia e le più vaste masse popolari.
A livello internazionale, si intensifica l’attacco dell’imperialismo USA ed UE contro la sovranità e l’indipendenza dei paesi e dei popoli del mondo, nella lotta senza quartiere per il controllo delle fonti energetiche e delle più vaste aree di mercato mondiale, come testimoniato dalla guerra non dichiarata in corso contro la Siria, dagli sviluppi della crisi ucraina e dall’azione eversiva contro il Venezuela bolivariano per destabilizzarne il legittimo governo.
Nel nostro Paese, come in tutta l’Unione Europea, le politiche economiche e sociali della BCE, della Commissione Europea e del Fondo Monetario Internazionale, intensificano l’attacco alle condizioni di vita della classe operaia e dei popoli per scaricare i costi della crisi capitalistica sulle condizioni di vita e di lavoro di decine di milioni di lavoratori e lavoratrici, giovani, donne e disoccupati al fine di contrastare la tendenziale caduta del saggio di profitto, la sovrapproduzione e sovraccumulazione del capitale, causa della crisi stessa, tipica espressione della logica del capitale nazionale ed internazionale, fonte di crisi e di guerra all’interno della competizione interimperialista.
In Italia, il Governo Renzi rappresenta l’ennesimo tentativo di stabilizzare la situazione politica ed istituzionale al fine di applicare, con sempre maggiore caparbietà e ferocia, le politiche antipopolari del grande capitale per uscire dalla crisi: precarizzazione delle condizioni del lavoro, privatizzazioni ulteriori nel campo della gestione economica, tagli alla spesa sociale ed intensificazione della azione di supporto del nostro Paese al progetto imperialista a livello internazionale, ne sono i capisaldi programmatici ed operativi.
In questo contesto, il nostro Partito, il Partito Comunista che abbiamo voluto iniziare a ricostruire col nostro recente Congresso, si trova ad operare, immediatamente, in una situazione particolarmente difficile, nella quale, non si tratta di accedere alle sirene ed alle lusinghe di quelle residuali formazioni opportuniste e revisioniste che, anche in Italia, fanno riferimento al Partito della sinistra europea, le quali vanno parlando di unità della sinistra e poi attuano politiche di subalternità al grande capitale nazionale ed internazionale, bensì, di intensificare la azione politica e sociale del Partito in alcuni campi fondamentali.
Innanzitutto, si tratta di radicare sempre più la nostra presenza fra la classe operaia ed i lavoratori con una intensa azione di agitazione, propaganda ed organizzazione nei luoghi di lavoro, nel lungo e necessario processo di costruzione del Fronte Unitario dei Lavoratori. A tale fine è convocato a Torino, il 14 giugno prossimo, la prima Conferenza operaia e dei lavoratori comunisti con lo scopo di presentare pubblicamente la nostra proposta di FUL e di raccogliere i primi frutti del lavoro svolto.
Fondamentale è , poi, il lavoro rivolto verso i giovani proletari che sono fra i più colpiti dalla crisi capitalista, nella loro condizione presente e futura che li vede privati di ogni possibilità di lavoro stabile e sicuro come condizione di una vita dignitosa e soddisfacente..
I temi del lavoro, della disoccupazione, della progressiva proletarizzazione dei ceti medi, diventano quelli determinanti da cui i comunisti partono per intervenire nella vita economico-sociale del nostro Paese, a partire dalle proposte politiche e programmatiche stabilite dal nostro recente Congresso Nazionale.
Così, per i temi di politica internazionale, sui quali ci muoviamo in sintonia e stretto coordinamento con Iniziativa dei Partiti Comunisti ed Operai Europei di cui siamo parte costitutiva e dirigente, come dimostrato dalla presentazione, oggi, anche in Italia, della Rivista Comunista Internazionale.
Per svolgere questi impegnativi compiti, è richiesta, sempre più, ai militanti ed ai dirigenti del nostro Partito un livello alto e qualificato di cultura politica che può essere sviluppato solo con la intensificazione della esperienza politica ed organizzativa, accompagnata da un permanente piano di formazione politica nazionale volta ad omogeneizzare e rafforzare l’unità ideologica, politica ed organizzativa del Partito.
Questi sono gli impegni che ci assumiamo, di fronte alla classe operaia, ai lavoratori ed al popolo italiano, in uno dei momenti più difficili ed aspri della storia del nostro Paese e del mondo intero, gravido di rischi per l’avvenire dell’umanità , ma anche di possibilità di invertire le tendenze oggi dominanti, mettendo in campo un ampio fronte di forze sociali, sotto la guida della classe operaia e della sua avanguardia organizzata, il Partito Comunista.
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In un periodo in cui a livello europeo è in atto una massiccia campagna di riscrittura della storia, attraverso l’equiparazione tra chi rappresentò per questo continente e per il mondo, il nefasto braccio armato dell’imperialismo e chi, invece, lo liberò con il contributo di milioni di morti
Attraverso, l’approvazione di leggi che, in nome degli antitotalitarismi, puntano a colpire esclusivamente le classi subalterne, le loro simbologie, i diritti di aggregazione e di lotta contro il capitale, nel contesto di una guerra non convenzionale, non dichiarata.
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Ritiene particolarmente grave, ma funzionale alla situazione internazionale sopra descritta, ciò che sta avvenendo nel nostro Paese, dove le classi dominanti si apprestano alla loro battaglia finale senza esclusione di colpi, con manifestazioni che, di volta in volta, assumono le sembianze di formazioni neonaziste, latifondisti mascherati da forconi, borghesia mascherati da secessionisti veneti, che si aggiungono alla consueta repressione di lotte e proteste da parte delle forze dell’ordine.
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Della «battaglia finale» culturale fa parte la criminalizzazione della guerra antifascista che è parte, sulla carta, del nostro patrimonio culturale. Nella realtà , in nome di una pacificazione nazionale che non v’è mai stata, il revisionismo tanto in voga negli ultimi anni – e che tante corresponsabilità e sponde ha purtroppo trovato nella confusione del disfacimento del PCI e trova anche oggi addirittura in formazioni, da questo punto di vista, insospettabili – ha portato soprattutto le generazioni più giovani a un’insopportabile equiparazione delle forze che allora furono in campo, come se, al posto di torturatori da una parte e combattenti per la libertà e una società migliore dall’altra, ci fossero due schieramenti che semplicemente la pensavano in modo diverso.
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Il Partito Comunista,
–      nel difendere a spada tratta non solo le figure storiche della Resistenza ma, a priori, tutti i partigiani e le staffette che hanno dedicato tutta la loro vita, o l’hanno persa in quei terribili anni, a combattere il braccio armato delle classi dominanti nel nostro Paese
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RITIENE particolarmente grave l’operato del servizio pubblico televisivo, che, quindi con denaro pubblico, invece di svolgere la sua funzione sociale e culturale, dà spazio a personaggi, teorie e mistificazioni vergognose che puntano solo alla riscrittura della vera storia del nostro Paese. Tutto questo, ahinoi, in sinergia con la «scuola pubblica», che gioca un ruolo fondamentale nella devastazione della nostra Memoria.
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Il Partito Comunista,
come in teoria dovrebbe fare – ma sappiamo che non è e non può essere così – ogni formazione politica di questa Repubblica «nata dalla Resistenza»;
avendo ben chiaro cosa ha rappresentato il fascismo in questo Paese e cosa, nella stessa ottica di classe, ne rappresentano i rigurgiti mai sopiti;
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MANTIENE coscientemente sempre e comunque la pregiudiziale dell’antifascismo tra i fari insosituibili e non trattabili della propria azione politica;
IMPEGNA i suoi militanti a tenere alta la guardia per una continua, attenta e capillare vigilanza democratica.
Roma 5 Aprile 2014
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