TRA DUE ARDUE BATTAGLIE. VIVA IL KKE-PARTITO COMUNISTA DI GRECIA!

TRA DUE ARDUE BATTAGLIE. VIVA IL KKE-PARTITO COMUNISTA DI GRECIA!

Articolo del Dipartimento Relazioni Internazionali del CC del KKE

La Grecia continua ad attrarre l’attenzione dei lavoratori di molti paesi del mondo per via del nuovo cruciale appuntamento elettorale che si svolgerà il 17 giugno, dal momento che nessuno dei tre partiti che hanno ottenuto il maggior numero di voti è riuscito a formare un governo di coalizione. A giudicare dagli articoli apparsi su testate comuniste e progressiste, su riviste e pagine web, hanno suscitato particolare interesse i recenti risultati elettorali, nonché la linea politica tracciata dal Partito Comunista di Grecia (KKE), che si è trovato sulla linea di fuoco di diversi analisti in questo periodo. Ma cominciamo dall’inizio.

 

Sul risultato delle elezioni del 6 maggio

 

Dalle elezioni del 6 maggio è scaturito un nuovo scenario politico, in quanto i tre partiti che avevano governato insieme sostenendo la linea politica antipopolare del capitale e dell’Unione europea (UE), sono crollati. In particolare:

 

Il socialdemocratico PASOK ha ottenuto solo 833.529 voti pari al 13,2% dei consensi, con un tracollo senza precedenti di 2.179.013 di voti, ossia -30,8%.

 

Il partito conservatore ND [Nuova Democrazia] ha ottenuto 1.192.054, pari al 18,9%, con una perdita di 1.103.665 voti, vale a dire -14,6%.

 

Il partito nazionalista LAOS non ha superato la soglia di sbarramento del 3% per entrare in Parlamento, ottenendo 183.466, il 2,9% dei consensi, con una perdita di 202.739 voti, -1,6%.

 

Tuttavia il cambiamento di scenario non costituisce un rovesciamento del quadro politico, dato che le forze che sostengono la linea politica dell’Unione europea come unica possibilità sono quelle che hanno beneficiato maggiormente della rabbia dei lavoratori. E così, la stragrande maggioranza degli elettori dei partiti borghesi ha dirottato il voto verso formazioni politiche ideologicamente correlate. In particolare:

 

SYRIZA, che costituisce un’alleanza di forze opportuniste uscite dal KKE da “destra” (nelle scissioni del Partito del 1968 e del 1991) a cui negli ultimi anni si sono unite forze provenienti dal socialdemocratico PASOK, ha ottenuto 1.061.265 voti, il 16,8% dei consensi, con un incremento di 745.600, ossia +12,2%.

 

Sinistra Democratica, frutto di una scissione di SYRIZA, in cui sono confluiti parte di ex deputati e funzionari del PASOK, hanno raccolto 386.116 voti, pari al 6,1%.

 

Un gran numero di voti sono andati a partiti reazionari e nazionalisti come i “Greci Indipendenti”, fuoriusciti da ND e che hanno ricevuto 670.596 voti pari al 10,6% e ai nazifascisti di “Alba Dorata”, che hanno ottenuto 440.894 voti, ossia il 7%.

 

Inoltre, circa il 20% degli elettori ha sostenuto una decina di partiti diversi che hanno partecipato alle elezioni ma che non sono riusciti a sfondare la soglia del 3%.

 

Il KKE ha registrato un modesto avanzamento in queste elezioni: ha ottenuto 536.072 voti, pari all’8,5%, con una crescita di 18.823 voti, ossia +1%. Il KKE ha eletto 26 deputati (su 300 in Parlamento), guadagnando 5 seggi. Nei quartieri operai il KKE si è attestato sul doppio della media nazionale. Inoltre in una delle 56 circoscrizioni elettorali (Samos-Ikaria), il KKE è arrivato primo con il 24,7% dei consensi.

 

Il CC del KKE è giunto ad alcune conclusioni iniziali sul risultato delle elezioni. Nella sua dichiarazione sottolinea tra l’altro: “Il CC saluta le migliaia di lavoratori e lavoratrici, di disoccupati che hanno premiato e sostenuto alle urne la perseveranza, la coerenza e la chiarezza sincera delle parole del KKE, la militanza e l’altruismo dei comunisti, a prescindere dal livello di condivisione della proposta politica generale delPartito. Una gran parte dei lavoratori e di elettori del Partito, a causa della riacutizzazione dei problemi popolari, sotto la pressione di slogan ingannevoli sulla rinegoziazione del memorandum [1] e nella speranza di un sollievo immediato per i lavoratori, non è riuscita a comprendere la differenza tra un governo e il potere reale”. Ma, come rilevato dal CC del KKE: “La proposta politica del KKE sulla lotta per il potere operaio e popolare sarà, nel tempo a venire, all’epicentro degli interessi del popolo, diventerà più chiara la differenza tra un governo e un potere autenticamente popolare, così come la proposta complessiva sulle questioni immediate di sopravvivenza. Da questo punto di vista, l’attività politica elettorale del KKE in armonia con la sua strategia, come si conviene, costituisce un importante viatico per gli anni a venire”.

 

Riguardo SYRIZA

 

Alcuni media borghesi internazionali, presentando SYRIZA come il “vincitore” delle elezioni del 6 maggio, non sono andati oltre il titolo: “Coalizione della sinistra radicale” e sono giunti alla conclusione che si tratta di un partito radicale di sinistra o addirittura comunista. Naturalmente questo non ha alcun fondamento nella realtà. La forza centrale all’interno di SYRIZA è il partito “Coalizione della sinistra” (SYN), che ha un programma socialdemocratico. Nel 1992 votò per il Trattato di Maastricht nel Parlamento greco e sostiene l’imperialismo dell’Unione europea, che a suo avviso può essere migliorata. Si è unita alla campagna anticomunista contro l’USSR e gli altri paesi socialisti del 20° secolo. SYN è membro del Presidium del cosiddetto “Partito della Sinistra Europea” (SE), che è uno strumento dell’Unione europea per sradicare le caratteristiche comuniste dai

 

PC nei paesi dell’UE.

 

Assieme a SYN sono entrate in SYRIZA forze del socialdemocratico PASOK, come da vari piccoli gruppi di estrema sinistra di tendenza trotskista e da degenerati gruppi ex “maoisti”, che aggiungono pepe alla minestra socialdemocratica e anticomunista. Un obiettivo fondamentale di questa formazione è la riduzione dell’influenza elettorale, sindacale e più in generale politica del KKE. Così vi sono innumerevoli esempi negli ultimi dieci anni del carattere anti-KKE di questa formazione politica. In decine di sindacati, di sigle di categoria e centrali di lavoro (consigli sindacali locali), le forze di SYRIZA collaborano e stringono alleanze elettorali con le forze del PASOK per impedire che vengano eletti i delegati comunisti negli organismi sindacali superiori. SYRIZA è il nemico giurato del Fronte Militante di Tutti i Lavoratori (PAME), che riunisce i sindacati con un orientamento di classe. SYRIZA collabora apertamente con le forze governative e padronali negli organi dirigenti delle compromesse confederazioni sindacali del settore privato (GSEE) e pubblico (ADEDY). In molti casi assumono una posizione simile nelle elezioni locali. Un esempio particolarmente significativo è stato la posizione nelle elezioni comunali del 2010 a Ikaria. Il KKE ha una significativa influenza elettorale in quest’isola, che era un luogo di esilio per i comunisti. Nelle elezioni del 2010, SYRIZA ha collaborato con i socialdemocratici del PASOK, i liberali di ND e i nazionalisti di LAOS per impedire che l’isola eleggesse un sindaco comunista. Il candidato del KKE ottenne il 49,5% dei voti ma la carica di sindaco fu vinta dalla coalizione anti-KKE per poche centinaia di voti.

 

Oggi SYRIZA sta cercando di colpire il KKE con l’espediente politico della cosiddetta “unità della sinistra”, nel tentativo di far cancellare al KKE intere parti del suo programma, di abbandonare i suoi principi e accettare la politica di gestione del sistema capitalista, sostenuta da SYRIZA.

 

Di conseguenza l’atteggiamento di alcuni Partiti comunisti i quali non conoscendo la reale situazione in Grecia si sono affrettati ad accogliere l’ascesa elettorale di questa formazione opportunista e anticomunista, in nome dell’avanzata elettorale della “sinistra”, è a dir poco non responsabile. Si congratulano con un nemico giurato del KKE, un nemico la cui partecipazione a un governo di coalizione dei sostenitori della UE è caldeggiata dal presidente degli industriali greci.

 

L’illusione dell'”unità della sinistra” e la menzogna di un “governo di sinistra”

 

Molti lavoratori politicizzati, di vari paesi in Europa e nel mondo, pongono queste domande: Perché il KKE non fa qualche compromesso? Perché insiste nella linea politica dell’unione delle forze sociali in lotta contro i monopoli, contro il capitalismo, contro le unioni imperialiste, per il potere operaio e popolare e non supporta la linea politica dell'”unità della sinistra”, la lotta per correggere la realtà capitalista e l’UE, con la collaborazione politica e/o di governo con le altre forze “di sinistra” e socialdemocratiche, come hanno fatto altri PC in Europa?

 

Per cominciare, il KKE ha da tempo chiarito che i termini “sinistra” e “destra” non riflettono la situazione politica di oggi. L’aggettivo di “Sinistra” oggi potrebbe essere usato per qualificare il Segretario generaledella NATO o il Primo Ministro di un paese che conduce una guerra imperialista e persegue misure antioperaie e antipopolari a scapito dei lavoratori nel suo paese. Il Partito Comunista non è semplicemente un “partito di sinistra”, ma il partito che lotta per il rovesciamento del capitalismo e la costruzione della nuova società socialista-comunista. E’ questo percorso, è questa linea di lotta che può portare alle conquiste e non altre!

 

Come la storia ha dimostrato, le riforme, la lotta per “correggere” il sistema capitalista, per ammorbidire le misure antipopolari più estreme, ciò su cui si concentrano le forze opportuniste e socialdemocratiche, non hanno mai portato al rovesciamento del capitalismo, da nessuna parte. Al contrario! In molte occasioni questo approccio ha portato al consolidamento del capitalismo, alimentando in milioni di lavoratori delle illusioni: che il capitalismo possa essere umanizzato; che la Banca centrale europea da strumento del capitalismo possa essere trasformata in un’organizzazione caritatevole che elargisca prestiti senza interesse o che l’Unione europea da un’unione al servizio del capitale diventi una “unione dei popoli”, come sostengono SYN/SYRIZA e la SE.

 

Questo è il motivo per cui il KKE promuove una proposta politica globale, formulata, in occasione delle elezioni del 6 maggio, con lo slogan: “Fuori dalla UE, con il potere popolare e la cancellazione unilaterale del debito”.

 

In questo senso, il KKE rimane fermamente orientato al marxismo-leninismo. Come scrisse Lenin: “Il proletariato lotta e continuerà a lottare per demolire il vecchio potere, e consacrerà a questo scopo tutto il suo lavoro di propaganda, d’agitazione, d’organizzazione, di mobilitazione delle masse.

 

Se la demolizione totale non sarà possibile, il proletariato utilizzerà anche quella parziale, ma non la sosterrà mai, non la presenterà sotto una luce lusinghiera, non chiamerà il popolo ad appoggiarla. Dànno un appoggio concreto alla lotta concreta coloro che vogliono ottenere il massimo (accontentandosi, in caso di insuccesso, del minimo) e non coloro che, prima della lotta, ne restringono in modo opportunistico gli obiettivi.”[2]

 

Il KKE ha respinto l’idea di formare un “governo di sinistra”, che mantenesse la Grecia nella UE e nella NATO, lasciasse intatti i rapporti di produzione capitalistici e fosse presumibilmente in grado di attuare una gestione del sistema a favore del popolo. Il nostro partito si batte per lo sviluppo della lotta di classe, per elevare la coscienza politica dei lavoratori, per la loro liberazione dall’influenza dei partiti e dall’ideologia borghesi, per la formazione di un’alleanza sociale che non solo difenda gli interessi dei lavoratori, ma si impegni a sciogliere il paese dagli interventi imperialisti e ponga la questione del potere.

 

Obiettivo: la riduzione dell’influenza del KKE e la sua assimilazione nel sistema!

 

Il rifiuto del KKE di sottostare a formazioni di “sinistra” o addirittura a un governo di “sinistra” è oggetto di aspra critica da parte dei nemici e degli “amici” che direttamente o indirettamente richiamano il KKE all'”unità” con le altre forze di “sinistra”. I PC aderenti al presidio della SE stanno seguendo questa linea. Vi sono anche alcuni attacchi piuttosto grossolani, ad esempio da parte di vari gruppi trotskisti, più noti all’estero che nel nostro paese, che stigmatizzano il KKE come settario e dogmatico.

 

Ma se il KKE fosse settario come potrebbe mobilitare centinaia di migliaia di persone in Grecia, con la linea della lotta di classe? Come potrebbe, ad esempio, il Fronte Militante di Tutti i Lavoratori (PAME) radunare decine di sindacati di primo livello, sigle di categoria e centrali di lavoro che rappresentano centinaia di migliaia di lavoratori?

 

Sottolineiamo che il PAME, come polo dell’orientamento di classe nel movimento operaio e sindacale, raduna 8 sigle di categoria, 13 centrali di lavoro, centinaia di sindacati di base e di settore, con 850.000 iscritti. Inoltre, il PAME opera anche nei sindacati dove le forze di classe non sono la maggioranza. Ad esempio, il PAME è la seconda forza in una serie di sigle di categoria (come nel settore turistico e della ristorazione e nel settore metalmeccanico), così come nelle due maggiori centrali del lavoro del paese (Atene e Salonicco).

 

Come potrebbe il Movimento dei lavoratori autonomi e i piccoli commercianti contro i monopoli (PASEVE) organizzare migliaia di lavoratori autonomi, che comprendono la necessità di entrare in conflitto con i monopoli? Come potrebbero migliaia di contadini poveri, attraverso le loro associazioni e comitati, trarre ispirazione dalla lotta del Movimento Militante dei contadini (PASY) contro la politica agricola comune dell’Unione europea? Come potrebbero le migliaia di donne e studenti, che appartengono alla classe operaia e agli strati popolari entrare nella lotta, nel quadro delle rivendicazioni e delle iniziative della Federazione delle donne greche (OGE) e del Fronte degli Studenti di lotta ( MAS)? I membri e i quadri del KKE svolgono un ruolo di primo piano in tutte queste organizzazioni socio-politiche, senza nascondere la loro identità.

 

Accusano il KKE di essere “isolato” o addirittura “dogmatico” e “settario” per il rifiuto di aderire a un “governo di sinistra” o perché il suo risultato elettorale non cresce rapidamente quanto quello della formazione socialdemocratica di SYRIZA. Queste accuse contro il KKE non tengono. Dobbiamo ricordare che 2 anni e mezzo fa il PASOK, l’altro partito socialdemocratico, riceveva il 44% dei consensi, mentre questa volta ha ottenuto solo il 13%. Questo declino, che ha luogo in un clima politico instabile, ha favorito SYRIZA, il partito con il più vicino stretto rapporto ideologico al PASOK. Inoltre un partito comunista rivoluzionario, come il KKE, non può essere giudicato esclusivamente dal risultato elettorale.

 

Il nostro partito ha maturato un’immensa esperienza storica riguardo la cooperazione politica! Ha guidato la lotta antifascista nel più ampio fronte armato che diede un contributo inestimabile alla lotta popolare. Tuttavia, in quel periodo il partito non fu in grado di elaborare una strategia per trasformare la lotta antifascista in una lotta per il rovesciamento del potere borghese. Nel corso degli anni 1950 e 1980, il KKE formò alleanze di “sinistra”. Il KKE ha tratto insegnamenti utili dalla sua esperienza sulla politica delle alleanze e non intende ripetere gli stessi errori.

 

Ma perché stanno attaccando il KKE? Certo sono irritati dalla notevole attività internazionale del KKE nella ricostruzione del movimento comunista internazionale, sulla base del marxismo-leninismo e dell’internazionalismo proletario. Inoltre, gli Incontri Internazionali dei Partiti Comunisti e Operai, nonché altre iniziative comuniste internazionali, sono iniziate ad Atene. Ma la cosa più importante è che il KKE è un partito con forti radici nella classe operaia, con una vasta esperienza nelle lotte operaie e popolari, un partito che rifiuta di abbandonare i suoi principi, che respinge di diventare la “coda” della socialdemocrazia, un partito che non accetta l’UE e la NATO. A questo proposito citiamo un articolo pubblicato sul famoso quotidiano francese Le Monde Diplomatique: “L’obiettivo segreto e il desiderio di tutte le persone di sinistra in Grecia è di dissolvere il Partito Comunista e ridisegnarlo su basi nuove e dare così alla Sinistra greca la sua giusta posizione nella società”. Vale a dire: screditare il KKE e trasformarlo, come certi altri partiti comunisti d’Europa degenerati, nella “copertura comunista” della socialdemocrazia per la gestione della barbarie capitalista.

 

Il nostro obiettivo è di contrastare i loro piani! Di preservare e rafforzare il KKE. Nonostante la pressione esercitata sul nostro Partito, ci sono molti segnali incoraggianti che mostrano come il KKE proverà di essere un osso duro. Dieci giorni dopo le elezioni del 6 maggio, si sono svolte in Grecia le elezioni studentesche. Le liste sostenute dalla Gioventù Comunista di Grecia (KNE) hanno ricevuto il 16% negli Istituti tecnici (TEI) e il 14% nelle università, con un incremento rispetto allo scorso anno. Al contrario, le liste di SYRIZA hanno ottenuto un risultato basso: il 2,3% in TEI e il 6,9% nelle università.

 

Ristrutturazione del sistema borghese

 

Il KKE ha da tempo avvertito il popolo greco che la classe borghese sta preparando una ristrutturazione della scena politica con lo scopo di preservare il suo potere. La ragione di tale ristrutturazione poggia sull’impossibilità di gestire il sistema politico sulla base dell’alternanza dei due partiti avvicendatisi al potere, quello conservatore (ND) e quello socialdemocratico (PASOK), come accaduto dal 1974 dopo la caduta della giunta militare. Il sistema borghese cerca di sbarazzarsi dei partiti e delle personalità compromesse irrimediabilmente agli occhi del popolo. In queste condizioni SYRIZA, che ha un programma socialdemocratico, ha tratto vantaggio dalle elezioni, mentendo apertamente prima e durante la campagna elettorale, alimentando l’illusione che possa esistere un futuro migliore per i lavoratori senza un conflitto con i monopoli e le unioni imperialiste.

 

Ecco perché SYRIZA ha una responsabilità enorme verso il popolo!

 

Il KKE invita i lavoratori a rendersi conto che questa ristrutturazione non ha nulla a che fare con il soddisfacimento dei bisogni contemporanei della popolazione. Anche il cosiddetto “governo di sinistra” è un salvagente bucato per i lavoratori che affondano nella disperazione del sistema capitalista.

 

Che il popolo non sia ingannato da falsi dilemmi

 

Nella campagna elettorale del 17 giugno i partiti borghesi e l’opportunismo hanno posto nuovi ingannevoli dilemmi che saranno utilizzati nell’immediato futuro per confondere il popolo, per ridurre la resistenza delle masse radicalizzate sotto varie pressioni e, in definitiva ridurre l’influenza elettorale del KKE. Il partito non nasconde che questa battaglia sarà molto ardua per i comunisti!

 

Per essere più chiari, consideriamo alcuni falsi dilemmi:

 

1. Euro o dracma?

 

Uno dei falsi dilemmi è l’accusa rivolta da ND verso SYRIZA, di portare, attraverso la sua politica, il paese fuori dell’euro e che tale risultato sarebbe disastroso per i lavoratori. Da parte sua SYRIZA risponde che il costo dell’uscita dall’euro da parte della Grecia sarebbe enorme per gli altri paesi dell’eurozona e che quindi non accadrà mai.

 

In realtà, tenendo conto che la crisi capitalista è sempre in corso, non possiamo escludere, secondo gli scenari già citati, che ci sia una contrazione della zona euro, con l’espulsione della Grecia e altri paesi oppure una svalutazione interna dell’euro nel nostro paese. A questo proposito, il ricatto dell’Unione Europea e del FMI è reale mentre è infondata la risposta conciliante di cui parla SYRIZA.

 

Va notato che tutti gli altri partiti ad eccezione del KKE, cioè ND, SYRIZA, PASOK e Sinistra Democratica, litigano su chi è più capace di mantenere il paese nell’euro e lanciano accuse a vicenda che la politica altrui porta la Grecia alla dracma. Il loro obiettivo è quello di imporre a tutte le coscienze popolari il falso dilemma “euro o dracma” per nascondere l’equivalenza delle loro strategie, in quanto sono tutti partiti devoti all’UE. Fanno appello al popolo di votare e dar battaglia sotto false bandiere, contrarie ai loro interessi, sulla falsa linea “dentro o fuori dall’area euro”, quando tutti i partiti – ad eccezione del KKE – sono favorevoli all’UE e alla salvaguardia dell’euro. In ogni modo, il popolo, con l’euro o con la dracma, sarà ulteriormente impoverito.

 

Il KKE esorta il popolo a superare questo dilemma. Non deve accettare di scegliere la valuta con cui misurare la sua povertà, la riduzione dei salari e delle pensioni, l’aumento delle nuove tasse, delle spese mediche e delle rette scolastiche. “Euro o dracma” è il dilemma sul rovescio della medaglia dell’intimidazione della bancarotta incontrollata, quando il fallimento, per la stragrande maggioranza delle persone, è già una realtà. Vogliono intrappolare il popolo in questo falso problema, per ricattarlo quando vorranno far passare una legge impopolare, inducendolo a scegliere tra le misure draconiane o il ritorno alla dracma, che assimilano al caos e alla miseria. Contemporaneamente, in Grecia e all’estero ci sono sezioni della plutocrazia che vogliono tornare alla dracma per conseguire, per sé e la classe borghese nel suo insieme, maggiori profitti rispetto quanti ne conseguano ora grazie all’integrazione del paese nell’eurozona. Il fallimento del popolo non sarà mitigato dall’euro o dalla dracma, fintanto che i monopoli dirigono la produzione e il paese rimane nell’UE e la borghesia al potere. L’unica risposta al dilemma “euro o dracma” dal punto di vista del reale interesse popolare è: fuori dall’UE, con il Potere Popolare e la cancellazione unilaterale del debito. E’ ovvio che in questo caso, il paese avrà una propria moneta.

 

2. Soluzione greca o europea?

 

Il discorso tenuto da tutte le forze politiche ruota attorno a una soluzione europea al problema della crisi greca e riferiscono di negoziati con gli organismi dell’Unione europea per una soluzione globale del debito, estesa anche alla Grecia. Tutti i partiti politici greci, ad eccezione del KKE, hanno accolto favorevolmente l’elezione di Hollande alla presidenza francese, che chiuderebbe con l’impopolare duo “Merkozi”. Parlano anche di consultazioni con l’UE sulle misure per la crescita, con sussidi al grande capitale per gli investimenti.

 

La loro tattica è quella di nascondere che i maggiori responsabili della sofferenza del popolo non sono a Bruxelles, ma nel paese: è la borghesia, il grande padronato che possiede i mezzi di produzione, le navi, gli uffici, i servizi nel nostro paese. La partecipazione della Grecia all’eurozona, decisa dai partiti politici della plutocrazia, serve i suoi interessi. E’ una provocazione presentare l’Unione europea come il terreno sul quale è possibile trovare un’uscita dalla crisi favorevole al popolo. E’ l’Unione europea che con i governi locali e il FMI ha messo in atto i memorandum; è l’UE che ha elaborato la sua Strategia “Europa 2020” e il Trattato di Maastricht, fonte di tutte le misure antioperaie e antipopolari, incluse o meno nei memorandum. Dicono al popolo che anche il più leggero sollievo popolare è una questione di negoziazione all’interno dell’UE. Questa stessa organizzazione che vuole garantire l’uscita dalla crisi per i monopoli a scapito del popolo. Chiedono alla vittima di aspettarsi una soluzione dall’aggressore, in un’Unione europea che affonda sempre più profondamente nella crisi e diventa sempre più reazionaria, tenuto conto delle rivalità al suo interno, ma anche della concorrenza con altri centri imperialisti.

 

SYRIZA ha anche una enorme responsabilità, per l’intenzione di rinegoziare la strategia del memorandum, congelando il movimento nell’attendismo, fino a che i negoziati del sedicente “governo di sinistra” con i partner europei portino i risultati previsti. Allo stesso tempo, parla di “coesione sociale”, di “pace sociale” che sarà imposta da un “governo di sinistra”, imbavagliando le lotte operaie e popolari in un periodo in cui devono crescere e radicalizzarsi contro la plutocrazia nazionale e i partiti che la servono o la sostengono con l’intimidazione e le illusioni.

 

Il KKE mostra al popolo che è necessario un movimento operaio e popolare che lotti per la rottura e il rovesciamento delle scelte del capitale e dell’Unione europea e incoraggi un coordinamento a livello europeo, non per negoziare ma per rafforzare il movimento operaio e popolare nella sua lotta contro l’Europa, in linea di rottura con essa.

 

3. Austerità o crescita?

 

In un’Europa capitalista impantanata nella crisi, i governi cercano lo “sviluppo”, vale a dire l’uscita della UE del capitale dalla crisi. In Grecia, i partiti europeisti litigano sulla proporzione delle misure di austerità e delle misure di crescita previste nei loro programmi. Cercano di nascondere che il percorso dello sviluppo capitalistico in condizioni di aspra concorrenza capitalistica e di acute contraddizioni interimperialiste,porta solo austerità. Le misure di “stabilità fiscale” assunte in una serie di Stati, con o senza memorandum, per ricreare surplus nei bilanci pubblici volti alla sovvenzione del capitale, sono intese per la crescita. Anche le “riforme strutturali” sono promosse in Grecia e in tutta Europa in nome dello sviluppo e comprendono principalmente l’abolizione della sicurezza sociale e dei diritti dei lavoratori, per ridurre il costo del lavoro a vantaggio del capitale. Allo stesso modo le privatizzazioni e la liberalizzazione dei mercati, aprendo nuovi campi di attività redditizi per la plutocrazia, mirano allo sviluppo, strangolando piccoli imprenditori e lavoratori autonomi. Di conseguenza, tutto è fatto per lo sviluppo che per la sua natura capitalistica viene soddisfatto solo attraverso misure antipopolari, siano misure di austerità, siano “cambiamenti strutturali” o salvataggi di grandi imprese. Durante tutto il periodo precedente i governi borghesi della zona euro hanno allentato o intensificato le misure in una o nell’altra direzione, per regolare le contraddizioni tra di loro, nella situazione di profonda crisi.

 

Il KKE sottolinea che una via d’uscita a favore del popolo non si trova nella gestione della crisi con gli strumenti espansivi o restrittivi usati dallo staff politico del capitale in seno agli organi dell’UE. La via d’uscita si trova nell’organizzazione della lotta a livello nazionale, per un diverso percorso di crescita che svilupperà tutto il potenziale produttivo del paese a beneficio del popolo basato sul potere popolare, il disimpegno dall’Unione europea e la socializzazione dei mezzi di produzione.

 

4. “Destra” o “sinistra”, “pro-memorandum” o “anti-memorandum”

 

Questi dilemmi, stanti gli sviluppi, assumeranno una nuova forma attorno ai poli di centro-destra e centro sinistra. I dilemmi di cui sopra, di cui è responsabile principalmente SYRIZA, accantonano e occultano le contraddizioni reali in Grecia e nell’UE. Il dilemma artificiale “memorandum o anti-memorandum” è usato dalla borghesia e dagli opportunisti per nascondere che il loro denominatore comune, l’Unione europea come unica alternativa, ossequia la strategia del capitale. Indipendentemente dalle loro diverse tattiche queste forze di “destra”, di “sinistra”, “pro-memorandum”, “anti-memorandum”, ingannano i lavoratori e gli strati popolari quando sostengono che vi sia all’interno della UE una soluzione a favore del popolo. ND, PASOK, Greci Indipendenti, SYRIZA, Democratici di Sinistra e le altre forze non hanno un programma che entri in conflitto o che almeno sfidi il potere dei monopoli. I termini che usano, vale a dire “crescita”, “redistribuzione della ricchezza”, “controllo del debito”, “soluzione europea”, nascondono la contraddizione tra gli interessi di classe in Grecia e in UE: fintanto che permane la proprietà capitalistica dei mezzi di produzione non ci può essere alcuna prosperità per gli strati popolari. Il memorandum è la punta di un iceberg della strategia dell’Unione europea che prevede misure antipopolari in tutti gli stati membri. Grecia, Irlanda, Portogallo, Ungheria, Romania hanno stipulato accordi sul prestito a differenza di Germania, Francia, Italia, Spagna, Danimarca, mentre la Gran Bretagna non aderisce all’eurozona. Ma l’assalto del capitale è comune in tutti i paesi e comprende tagli sugli stipendi, rapporti di lavoro flessibili, aumento dell’età pensionabile, privatizzazioni dei servizi pubblici, mercificazione della salute, dell’istruzione, della cultura, dello sport, condanna alla povertà relativa e assoluta dei lavoratori. Anche se in Grecia ci liberassimo del memorandum, le misure antipopolari continuerebbero, in realtà si intensificherebbero a meno che il capitale e il suo potere non siano rovesciati, perché così è stabilito negli orientamenti strategici dell’Unione europea firmati o sostenuti dai partiti borghesi e da SYN/SYRIZA.

 

La reale alternativa a cui il popolo dovrà rispondere e che emergerà ancor più chiaramente nel prossimo periodo è la seguente: per una Grecia e una classe lavoratrice indipendente e affrancata dalla UE o per una Grecia integrata nell’UE? Il popolo sarà padrone della ricchezza che produce o sarà schiavo nelle fabbriche e nelle imprese dei capitalisti? Il popolo organizzerà e svolgerà un ruolo di primo piano negli sviluppi o il movimento sarà paralizzato e aspetterà che sia il carnefice a risolvere i suoi problemi come suo rappresentante? Il KKE ha una posizione chiara e netta. Il fatto che tutte le sue previsioni e valutazioni siano state confermate è un motivo in più per le persone di avere fiducia e lottare accanto al partito.

 

Nella prossima competizione elettorale il KKE chiede un’ampia e coerente solidarietà internazionale! I comunisti greci hanno bisogno di sentire il sostegno, la solidarietà proletaria e lo spirito fraterno dei Partiti Comunisti e Operai e delle altre forze antimperialiste in vista di questa aspra battaglia, dato che la classe borghese mira a ridurre i risultati elettorali del KKE. La borghesia è preoccupata dalla politica rivoluzionaria del KKE, dalle sue posizioni chiare in relazione alle organizzazioni imperialiste, è preoccupata per il solido radicamento del KKE nel movimento operaio e popolare, nelle fabbriche, nelle imprese, nel quartieri popolari delle grandi città. E’ preoccupata perché non riesce a soggiogare il KKE. I comunisti, gli amici del KKE, i militanti e simpatizzanti della KNE sono coinvolti in questa battaglia, organizzati e determinati, dichiarando al popolo greco e alla classe lavoratrice internazionale che dopo le elezioni saranno nei luoghi di lavoro, nelle città e in campagna a fianco dei lavoratori e delle loro famiglie, in prima linea nella lotta per i problemi popolari, fedeli all’impegno storico del partito rivoluzionario, incrollabili nella lotta per il rovesciamento della barbarie capitalista, per il socialismo-comunismo.

 

Note:

[1] Un accordo di misure antipopolari siglate dal governo greco con l’UE, il FMI e la BCE per ricevere nuovi prestiti

 

[2] V.I. Lenin “Lotta per il potere e lotta per le elemosine”, Edizione italiana in Lenin, 1906, Opere Complete, Editori Riuniti, Vol. 11, pgg. 21-24

Condividi !

Shares

One Reply to “TRA DUE ARDUE BATTAGLIE. VIVA IL KKE-PARTITO COMUNISTA DI GRECIA!”

Comments are closed.