Lo sciopero generale non è l’atto finale, è un passo fondamentale
Dichiarazione del CE del PCPE sullo sciopero generale del 29 marzo
11/03/2012
29 marzo contro la Riforma del Lavoro e il Patto Sociale, Sciopero Generale!
Partito Comunista dei Popoli di Spagna – Comitato Esecutivo
“Lavoratori, non ci si può sbagliare, è ora della grande lotta. Il parassitismo e il lavoro, lo sfruttamento e la produzione sono in lotta. Se siete stanchi di vegetare nell’ignoranza e nella miseria… se volete insomma il regno della Giustizia, siate intelligenti, in piedi!” Comitato Centrale della Comune di Parigi, 3 Aprile 1871
La convocazione da parte delle centrali sindacali maggioritarie dello sciopero generale del 29 marzo, unendosi a quelli già convocati in Galizia, nei Paesi Baschi e Navarra, pone un primo elemento di forza di cui gli e le comuniste si congratulano dando al raggiungimento del maggior grado di unità sindacale mai ottenuto nello Stato Spagnolo l’importanza che merita. Questo fatto dovrebbe indicare il cammino di lotta ad una classe operaia unita nella battaglia contro il nemico comune del blocco oligarchico-borghese rappresentato dalla CEOE [confindustria spagnola], il governo di Spagna ed i 17 governi autonomi. Tutti questi, in una santa alleanza contro la classe operaia ed i settori popolari e nel dettato dell’UE e della FMI, sono i responsabili dell’offensiva globale contro tutti i nostri diritti sociali, lavorativi e civili.
Lo Stato, come strumento al servizio esclusivo degli interessi della classe dominante, traccia con chiarezza l’unica strategia che gli rimane per tentare di cercare un’uscita favorevole agli interessi dell’oligarchia, (BBVA, Santander, Endesa, Mercadona, Corte Inglés, Inditex, Acciona…). Sono consapevoli che solo mediante l’aumento dello sfruttamento della manodopera, il saccheggio del pubblico (privatizzazioni) e la partecipazione attiva alla spoliazione delle risorse naturali (guerra imperialista) può aprirsi qualche possibilità di risalire la crisi strutturale globale del capitalismo. Compito impossibile che si scontra con le contraddizioni inevitabili di un sistema decadente e in decomposizione, ma per il quale sono disposti ad usare un alto livello di violenza e di manipolazioni ideologiche e mediatiche.
L’applicazione simultanea di misure sull’aumento dello sfruttamento, su tagli e privatizzazioni, stanno generando situazioni gravissime che perdurando il modo di produzione capitalista diventeranno croniche. È da sottolineare la situazione della gioventù lavoratrice, metà della quale è disoccupata, con livelli di precarietà superiori a quelli della classe operaia adulta ed alla quale la Riforma del Lavoro impone nuove modalità di contrattazione vicine alla schiavitù. Insieme a questa mercificazione dei servizi, la questione dell’educazione col suo deterioramento e privatizzazione (Strategia Universitaria 2015) darà vita ad una generazione con gravi difficoltà nel proprio sviluppo sociale.
In Spagna siamo in uno scenario di dura lotta di classe, nel quale il nostro nemico sa molto bene quello che cerca mentre noi nonostante tutto stiamo risvegliandoci dal sonno di un supposto capitalismo popolare che, mediante l’accesso illimitato al credito ed al consumismo, ci ha seppellito nel baratro del declassamento e della stupidità morale ed intellettuale. La maggioranza delle organizzazioni politiche e sindacali della classe operaia rinunciando alla propria ragion d’essere e abbracciando l’istituzione borghese come propria, ci hanno trascinato nel pantano nel quale siamo affossati come classe e del quale, senza dubbio, non siamo capaci di uscirne per diverse ragioni.
Per questo motivo è fondamentale che, in un momento tanto importante per la lotta di classe quale è la convocazione di uno sciopero generale, il Partito Comunista – svolgendo il suo ruolo di avanguardia politica – realizzi mediante l’agitazione politica un lavoro istruttivo e pedagogico di massa che permetta alla maggioranza sociale colpita direttamente dalla crisi (classe lavoratrice, gioventù operaia, studenti popolari, autonomi, piccoli imprenditori, contadini, donne doppiamente oppresse) di comprendere che dentro il sistema capitalista non c’è in nessun modo un futuro favorevole ai propri interessi.
Gli e le comuniste vanno incontro alla propria classe sui luoghi di lavoro, nelle zone industriali, nei centri di studio e nei quartieri popolari per spiegare le parole d’ordine di questo sciopero generale, nel processo di accumulazione di forze incominciato lo scorso 29 settembre 2010 e che, in poco tempo, è stato frustrato dalla mancanza di continuità nella lotta e dalla resa sindacale nel patto per le pensioni. Lo sciopero generale non è un atto finale, è un passo fondamentale, ma in fin dei conti solo un passo in più nel percorso del superamento definitivo di questa società basata sullo sfruttamento delle persone.
L’obiettivo non è solo abrogare questa Riforma, né sconfiggere il governo del PP. La nostra lotta deve andare più in là e discutere e confrontarsi in forma radicale con tutte le istituzioni che sono protagoniste di questo grande attacco che, come lavoratori e lavoratrici, abbiamo sofferto dal golpe militare fascista del 1936. Pertanto, quello che deve avere continuità in questo Sciopero generale è il processo di accumulazione di forze e mobilitazione sostenuta e crescente delle masse, confrontandosi radicalmente con la dinamica del patto sociale.
La piattaforma di lotta per unire la classe lavoratrice in questo Sciopero generale deve contenere almeno questi tre aspetti fondamentali:
– Completa abrogazione della Riforma del Lavoro. Nessun tipo di patto per tentare di ammorbidire alcune delle misure; lotta fino alla sua totale cancellazione.
– Indennità di disoccupazione incondizionata ed indefinita.
– Difesa della contrattazione: perché mediante questa, la Confindustria riconosce le ed i lavoratori come una classe e contratta da classe a classe il prezzo della vendita collettiva della forza-lavoro. Il contrario sarebbe trasportare la lotta di classe nella disuguale ed ingiusta “contrattazione individuale” tra padrone e lavoratore/trice.
L’Euro, l’UE e la NATO, insieme a BCE, FMI e tutta l’impalcatura di istituzioni pubbliche e private che conformano il potere globale dell’oligarchia europea e mondiale, riservano agli anelli più deboli della catena imperialista un ruolo di comparsa, inconciliabile con concetti come la sovranità nazionale e monetaria. Nell’imperialismo, la borghesia dei paesi sussidiari come la Spagna può solo obbedire ed applicare tale e quali i mandati di chi realmente ostenta il potere. Ma siccome non c’è sovranità nel capitalismo globale, non è nemmeno possibile uno sviluppo sociale dell’UE. Mente ed inganna chi ci parla di uscite sociali dalla crisi dentro il sistema e della necessità di sviluppare un’Europa sociale, dentro l’UE. Ha ragione Rajoy quando nel parlamento dice a Cayo Lara che non è possibile aumentare l’investimento pubblico. Effettivamente, nel capitalismo questo non è possibile! Perché questa società e la sua economia non esistono per soddisfare le necessità della maggioranza, ma solo per riprodurre gli interessi di un’esigua minoranza (nello Stato spagnolo 1.400 persone possiedono una ricchezza equivalente all’80% del PIL) che la domina e la determina in tutti i suoi aspetti.
Questo sciopero generale deve essere una pietra miliare favorevole per le prossime esperienze di confronto di massa col sistema, che continui a determinare la coscienza di chi ne è protagonista. Nei picchetti e nelle manifestazioni si sta già tessendo l’esperienza vitale, individuale e collettiva che romperà definitivamente il disfattismo ed aprirà orizzonti di fiducia nella possibilità di un cambiamento sociale radicale. La classe operaia ed il popolo devono sapere che se lottano possono essere sconfitti, ma se non lottano la sconfitta è sicura.
La verità è rivoluzionaria e per questo motivo siamo molto chiari definendo la nostra tattica di lotta orientata ad accumulare forze in un processo di lotta di massa e non siamo da meno nello spiegare la nostra strategia.
Se partiamo del fatto che non è più possibile né maggiore democrazia, né alcun progresso sociale nel capitalismo, ci rimane solo da concludere che viviamo nel periodo storico di transizione tra capitalismo e socialismo e, conseguentemente dentro questa logica, non c’è altra soluzione che adeguare la nostra strategia alla conquista del potere per la classe operaia. Questa è la battaglia che stiamo giocando quando parliamo di futuro! Socialismo o Barbarie è l’alternativa che affrontiamo e della quale dobbiamo parlare con assoluta tranquillità alla classe operaia ed al popolo per non ingannarli, come fanno tutti questi giorni il PSOE ed il resto delle forze opportuniste, con IU in testa, promettendo al popolo in mobilitazione cambiamenti quando sono loro a gestire il capitalismo.
E per portare la classe operaia al potere politico è necessario una ricomposizione organizzativa e politica delle forze combattive della classe operaia e dei settori popolari, per l’intensificazione della lotta operaia e, in chiave di controffensiva, per avanzare verso la crisi rivoluzionaria. È quello che abbiamo convenuto chiamare Fronte Operaio e Popolare per il Socialismo. Unità strategica intorno alla classe operaia combattente organizzata nei Comitati per l’Unità Operaia (CUO) dei settori più avanzati ed organizzati di tutti i settori popolari condannati alla miseria e allo sfruttamento dal capitalismo.
Come c’insegna la classe operaia greca col PAME (fronte classista combattente) e il suo Partito Comunista, la strada sta nella lotta e se lottiamo è per vincere
Davanti al nostro nemico di classe nessun patto, né resa
Per il socialismo e il comunismo
Tutto per la classe operaia
da PCPE – http://www.pcpe.es/comunicados/item/1265-la-hg-no-es-un-hecho-finalista-es-un-paso-fundamenta.html
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org