Perché se la prendono con taxisti e benzinai? (considerazioni di Marco Rizzo)
Questa settimana, l’organo ufficiale del “capitalismo di sinistra” -L’Espresso- ha indicato nella sua copertina i taxisti come il nemico da battere. In realtà dovremmo anche aggiungere i benzinai che da tempo sono nel mirino dei prezzolati pennivendoli della stampa “progressista” come le cause dei mali del nostro Paese. Non esistendo più, nell’immaginario collettivo (sic!), la classe operaia , in quanto azzerata come soggetto capace di esprimere un blocco sociale resistente e alternativo, il capitalismo globalizzato ha bisogno come il pane di indicare nuovi “nemici” al popolo per evitare che alla fine di questo generalizzato processo di impoverimento si possa indicare appunto nei banchieri, nei grandi capitalisti e nei loro manutengoli tecnico-istituzionali il vero cancro della società attuale. Mentre si cancellano di fatto le pensioni, si azzera lo stato sociale, si aumentano a dismisura tariffe di ogni tipo dalle autostrade alla benzina, il processo di dissimulazione delle colpe del capitalismo gira al massimo. Grazie ai media, principalmente quelli della finta-sinistra, una vera e propria macchina del fango colpisce questi lavoratori (parliamo dei taxisti e dei benzinai) che, a differenza di un passato in parte garantito che da tempo non c’è più, vivono sulla propria pelle il processo di proletarizzazione del ceto medio,. L’accanimento è spesso condito da vero e proprio odio di classe da parte dei moltiplicatori della classe dei “rampanti” (professionisti, giornalisti, vip c varia umanità) che pretenderebbero di trovare il taxi libero sotto casa a qualunque ora anche quando piove ( come se ci fosse un numero di taxi pari a quello di ogni possibile utente, salvo poi chiedere dove manderemmo a magiare tutta sta gente nelle giornate di normale afflusso) . Il governo vampiro dei tecnici di Eurolandia li ha messi nel mirino e lavorerà per regalare a breve alle nostre città un esercito di immigrati che, supersfruttati, guideranno un parco macchine adeguato ad una multinazionale del settore. Questo è l’obbiettivo delle cosidette “liberalizzazioni”. La linea è la stessa da tempo: chiudi cento piccole attività e apri un ipermercato nelle mani della grande distribuzione. A questa linea è connaturata anche il tipo di società capitalistica: nasci, produci, consuma e crepa. Questo è il percorso dedicato alla stragrande maggioranza del popolo.
A questo punto qualcuno può cominciare a capire perché un comunista si può (si deve) “occupare” anche dei taxisti, dei benzinai e di tutta quella parte del popolo costituita da piccoli artigiani, commercianti e quant’altro oggi possono costituire una vera alleanza sociale per la risollevazione della classe operaia in vista di una vera rivoluzione della società in senso socialista. Stiamo parlando di allanze sociali e non elettorali a cui i finto-comunisti ci avevano tanto abituato in questì anni. Ai veri comunisti interessa molto poco questa politica e ancor meno questo quadro politico. Volendone parlare possiamo dire oggi, con esattezza, che siamo contro Monti tanto quanto e forse di più che contro Berlusconi e che mai ci si potrà alleare con il PD ed un centro sinistra totalmente asservito ai poteri forti e ai tecnocrati filoeuropei. In tal senso molto meglio allearsi con un taxista maleducato che con un fighetto della sinistra radical-chic, ma su questo tema, quello della costruzione del più ampio fronte del lavoro come passaggio strategico per la costruzione del vero Partito Comunista torneremo presto a discutere.
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