6 Maggio elezioni in Grecia.”Nel capitalismo non c’è alternativa”: Intervista a Kostas Papadakis (KKE- Partito Comunista di Grecia)

6 Maggio elezioni in Grecia.”Nel capitalismo non c’è alternativa”: Intervista a Kostas Papadakis (KKE- Partito Comunista di Grecia)

“Nel capitalismo non c’è alternativa”: Intervista a  Kostas Papadakis (KKE- Partito Comunista di Grecia)
Antonio Cuesta – GARA
28/04/2012
L’aggravarsi della crisi, la brutale caduta del tenore di vita e il grave peggioramento dei servizi e della copertura sociale, hanno contribuito alla crescita dei partiti “antimemorandum” e tra questi il ​​Partito Comunista di Grecia (KKE).
Kostas Papadakis, membro del Partito Comunista di Grecia (KKE) e Responsabile delle Relazioni Internazionali del partito che è in prima linea nella protesta contro i tagli sociali, auspica alleanze sociali a livello di base per lottare per un cambio di sistema.
Dalla firma del primo protocollo di misure economiche per poter accedere al prestito del Fondo monetario internazionale (FMI) e dell’Unione europea (UE), nel maggio 2010, si sono susseguiti continui e sempre più profondi tagli alla spesa pubblica, la società greca ha progressivamente così abbandonato il suo tradizionale sostegno alle politiche europee imposte da Bruxelles, rafforzando un movimento di chiara rottura con il neoliberismo.
Tra i partiti che hanno visto crescere il loro peso nella società greca c’è il Partito Comunista di Grecia (KKE). Il KKE è la terza forza politica nell’attuale Parlamento greco, e i sondaggi sulle intenzioni di voto per le prossime elezioni legislative prevedono il doppio del sostegno raggiunto nelle elezioni del 2009.
Denigrato sia dalla destra che dai grandi mezzi di comunicazione, come dal movimento libertario, il Partito comunista greco usa un linguaggio duro nei confronti di chi promuove o legittima l’attuale sistema economico. Si è tenuto saldo e si è schierato all’avanguardia dei suoi numerosi militanti in ognuno degli scioperi e delle manifestazioni organizzate contro le politiche anti-sociali.
Nella situazione attuale quali azioni individua il Partito Comunista di Grecia come priorità per la sinistra?
Da anni, il KKE non identifica le forze politiche del paese con i concetti di “sinistra”, “destra” o “centro”. Questi concetti non corrispondono alle attuali condizioni politiche. Se nel passato il concetto di “sinistra” significava una rottura con i partiti della classe dominante, oggi coloro che si autodefiniscono di “sinistra” sono pacificamente coinvolti nell’amministrazione del capitalismo, nelle guerre imperialiste e nel sostegno dell’Unione europea imperialista. Da questo punto di vista, il KKE preferisce fare riferimento alla classe e non utilizzare concetti il ​​cui significato è obsoleto. Detto questo, la nostra priorità è ora di organizzare la lotta per impedire le misure anti-operaie, per far si che non si applichino in pratica i tagli degli stipendi, delle pensioni, l’eliminazione dei diritti dei lavoratori, per rovesciare la politica antipopolare del governo. In questa lotta stiamo dando la priorità alla ricomposizione delle forze sociali della classe operaia, dei contadini, degli strati medi nelle città, in una grande alleanza sociale che non solo si scontra con i monopoli e l’imperialismo, ma che anche apra la strada al potere e all’economia popolare.
Che cosa significa per la Grecia il secondo memorandum di misure economiche concordate con il FMI e i suoi creditori?
Il nuovo memorandum, come il precedente, non ha nulla a che fare con l’enorme debito pubblico. Fa parte della politica coordinata della borghesia greca, in collaborazione con l’Unione europea e il FMI, con l’obiettivo di ridurre ulteriormente il prezzo del lavoro. L’obiettivo di questa politica è di garantire la redditività per le grandi imprese in Grecia, scaricando il peso della crisi sulle spalle della classe operaia e in altri settori. Lottiamo per far si che i lavoratori, che non hanno alcuna responsabilità per la crisi del capitalismo, capiscano che devono organizzarsi meglio e scontrarsi in modo ancora più intenso con il capitale e con le politiche che implementano i tagli, come previsto nel memorandum, per garantire gli interessi dell’oligarchia.
Quali alternative politiche proponete per far uscire la Grecia dalla situazione attuale?
Si è dimostrato nella pratica, attraverso la lunga esperienza dei lavoratori e dei disoccupati, che nel quadro del capitalismo non c’è alternativa per il popolo. Chiamiamo il popolo a lottare per conquistare il potere, per far si che i mezzi di produzione dell’industria si trasformino in proprietà popolare, per far si che la terra, le grandi imprese nel settore agricolo e del commercio monopolista vengano socializzate. Sulla base di queste relazioni – la socializzazione dei mezzi di produzione e la pianificazione economica – si aprirebbero grandi possibilità sottoutilizzate, assicurando la priorità e soddisfazione delle necessità sociali fondamentali sotto il controllo operaio. Questo potere è quello che garantirebbe la sovranità e il ritiro da tutte le alleanze imperialiste come l’UE e la NATO.
Sarà possibile qualche tipo di accordo con le altre forze di sinistra?
La nostra proposta politica promuove specifici obiettivi di lotta: il raggruppamento e la lotta dei lavoratori attraverso i “Comitati Popolari” nei quartieri e nei sindacati di classe, per impedire le misure impopolari. La preoccupazione principale del KKE risiede nello sviluppo della lotta di classe attraverso alleanze sociali a livello di base, non in una politica d’unione artificiale di partiti con diverse strategie politiche.
E in vista delle prossime elezioni?
La speranza per i lavoratori non è in una confusa “unità a sinistra”, ma in un partito forte e nella formazione di un’alleanza sociale che lotti per un’economia e un potere popolare. L’accordo con partiti che alcuni chiamano di “sinistra” implica l’avvicinamento di politiche diametralmente opposte, senza alcun “vantaggio”. Questo non interessa al KKE. Un tale accordo diffonderebbe inizialmente la speranza che possa esserci una soluzione senza entrare in conflitto con il sistema capitalista, senza il ritiro dalla NATO e dall’UE: ma in conseguenza si arriverebbe alla dissoluzione del “progetto” con il disinganno dei lavoratori.
www.resistenze.org – popoli resistenti – grecia – 01-05-12 – n. 407 

Traduzione dallo spagnolo perwww.resistenze.orga cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

 

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