LUCI E OMBRE NEL LIBRO DI PAPA FRANCESCO Nell’anticipazione del libro …


da Partito Comunista https://ift.tt/JmnfMav

LUCI E OMBRE NEL LIBRO DI PAPA FRANCESCO
Nell’anticipazione del libro che Papa Francesco pubblica per il Giubileo 2025 “La speranza non delude mai. Pellegrini verso un mondo migliore” (Edizioni Piemme), rileviamo tanti spunti interessanti, ma anche qualche elemento sul quale desideriamo esprimere il nostro dissenso.
Ciò che ha fatto discutere molto e ha suscitato le ire sioniste è l’affermazione per cui si sia a «…Gaza nel pieno della carestia che ha colpito i fratelli palestinesi a fronte della difficoltà di far arrivare cibo e aiuti nel loro territorio. A detta di alcuni esperti, ciò che sta accadendo a Gaza ha le caratteristiche di un genocidio. Bisognerebbe indagare con attenzione per determinare se s’inquadra nella definizione tecnica formulata da giuristi e organismi internazionali.» Ora ci sembra davvero un eufemismo parlare di “carestia” e di “difficoltà” di fronte all’affamamento programmato di un intero popolo e un eccesso di prudenza, fino quasi alla pedanteria, appellarsi alla “definizione tecnica” di genocidio dopo le incalcolabili vittime civili a Gaza, in Libano, in Siria.
Ma nell’anticipazione c’è molto di più.
Benissimo l’invito a «affrontare nei Paesi d’origine le cause che provocano le migrazioni» allo scopo di favorire uno «sviluppo autentico che promuova il bene di tutte le popolazioni», sottolineando l’importanza de «l’integrazione dei Paesi di origine, di transito, di destinazione e di ritorno dei migranti». È interessante notare che è viene autorevolmente affermata proprio la transitorietà della migrazione e il fine ultimo di un ritorno nei propri paesi. «Affinché la migrazione sia una decisione veramente libera – si dice, in riferimento soprattutto ai giovani – che emigrando provocano spesso una doppia frattura nelle comunità di origine: una perché esse perdono gli elementi più prosperi e propositivi e un’altra perché le famiglie si disgregano.» Altro accenno notevole è «porre fine alle ineguali condizioni di scambio tra i diversi Paesi del mondo», parlando di «…filiali che saccheggiano i territori dei Paesi poveri e inviano i loro prodotti e i loro ricavi alle società madri nei Paesi sviluppati.» Nel libro si fa uso del termine “neocolonialismo” «Dopo quello politico, si è scatenato infatti un “colonialismo economico”, altrettanto schiavizzante». Gli “economisti liberisti” dovrebbero riflettere sulla critica espressa sulla «teoria della ricaduta favorevole» che «non funziona né all’interno dell’economia di un singolo Paese né nel concerto delle nazioni».
Purtroppo però, dopo queste premesse promettenti, non si esce dal paradigma economicista di propugnare «l’inserimento socio-lavorativo dei migranti e dei rifugiati, alle possibilità di lavoro che bisogna garantire anche ai richiedenti delle diverse tipologie di asilo», perpetuando la confusione tra accoglienza e diritto al lavoro. Infatti si dice: «D’altro canto, una migrazione ben gestita potrebbe aiutare ad affrontare la grave crisi causata dalla denatalità in molti Paesi, soprattutto europei.» Ora questo è manifestamente falso. Già abbiamo commentato le lucide argomentazioni del Governatore della Banca d’Italia [1] che – contrariamente a quanto sbandierato dai giornali di regime – faceva giustizia di questa falsa teoria economica. Il Papa dimentica che in Italia ci sono due milioni di disoccupati e cinque milioni di lavoratori poveri? Non pretendiamo che usi la categoria marxiana dell’”esercito industriale di riserva” ma che non ci si lasci trascinare dalla propaganda main stream. Inoltre i lavoratori stranieri nella stragrande maggioranza vengono impiegati in lavori a bassa remunerazione e quindi basso accumulo pensionistico e mai potranno reggere il crescente peso dei pensionati italiani. Inoltre la denatalità è provocata dai bassi salari e cattive condizioni di lavoro. L’introduzione dei lavoratori meno retribuiti e più ricattabili potrà solo aggravare la situazione della denatalità. Non crediamo che sia questo il desiderio di Francesco. Se non si scollega il dovere dell’accoglienza al problema del lavoro, che solo una miope visione liberista assimila inscindibilmente, da questa trappola non si potrà uscire.
Positivo l’approccio sulla crisi ecologica, sull’attenzione al «patrimonio di conoscenze e i valori della produzione alimentare locale», la critica al «mondo sempre più frenetico e “usa e getta”».
Sebbene indicata sotto la categoria fuorviante di “emergenza climatica”, è apprezzabile la critica «al nostro stile di vita che forza il pianeta oltre i suoi limiti e provoca l’erosione del suolo, la scomparsa dei campi, l’espansione dei deserti, l’acidificazione dei mari e l’intensificazione delle tempeste e di altri intensi fenomeni climatici.»
Aderiamo all’appello a «evitare che continui a regnare il paradigma tecnocratico. La dignità di ogni uomo e di ogni donna sia la nostra preoccupazione centrale al momento di costruire un futuro da cui nessuno resti escluso.» Non possiamo pretendere che si arrivi a una critica del capitalismo, ma certamente è un punto di vista umanista condivisibile.
[1] https://ift.tt/TNgIuVh

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