LA MANO DELL’IMPERIALISMO MORENTE SUL SUDAMERICA Le cocenti sconfitte in Brasile e in Colombia, considerate da sempre come il giardino di casa da parte degli Stati Uniti, hanno scatenato la reazione dell’imperialismo USA contro il Perù guidato dal professore marxista Pedro Castillo. Dopo la vittoria alle presidenziali, la destra filo yeankee guidata da Keiko Fujimori, figlia dell’ex dittatore attualmente in carcere, con la maggioranza nel congresso peruviano ha di fatto reso ingovernabile il Paese, tentando per ben tre volte di rovesciare il governo con accuse infondate di corruzione e tradimento. Da ieri sera (ora italiana) il destituito presidente Castillo è detenuto in un carcere di Lima, mentre la vice presidente, Dina Boluarte, assumeva le cariche come capo dello stato con i complimenti di José Almagro, presidente dell’Organizzazione degli Stati Americani (OEA), passacarte di Washington e appoggio principale di tutti i golpisti e terroristi che negli ultimi anni hanno cercato di rovesciare governi popolari, di Bolivia, Venezuela, Nicaragua e Cuba. Da segnalare quanto dichiarato in modo equilibrato dal Presidente del Messico, Lopez Obrador. «Il non intervento e l’autodeterminazione dei popoli è un principio fondamentale della nostra politica estera. Questo è ciò a cui ci atteniamo nel caso di quanto accaduto in Perù. Tuttavia, consideriamo deprecabile che, a causa degli interessi delle élite economiche e politiche dall’inizio della presidenza legittima di Pedro Castillo, nei suoi confronti si è mantenuto un clima di confronto e ostilità fino a portarlo a prendere decisioni che sono servite ai suoi avversari per consumare la sua destituzione con l’accusa sui generis di “incapacità morale”. Si spera che i diritti umani siano rispettati e che ci sia stabilità democratica a beneficio del popolo.» Nel frattempo nubi “giudiziarie” anche in Argentina. La Presidente Cristina Fernandez de Kirchner è stata condannata a sei anni di carcere ed all’interdizione a vita dalle cariche pubbliche nell’ambito del processo Vialidad. Il Tribunale Federale ha ritenuto la vicepresidente argentina ed altre 12 persone colpevoli di corruzione sui lavori pubblici a Santa Cruz, tra il 2003 e il 2015. Tanti gli attestati di solidarietà alla vicepresidente, a partire dall’attuale presidente argentino Alberto Fernandez, che ha parlato di giudici asserviti ai circoli del potere. Gli fanno eco il presidente cubano Miguel Diaz-Canel Bermudez, il presidente messicano Andrés Manuel Lopez Obrador, l’ex presidente boliviano Evo Morales Ayma ed altri leader latinoamericani, che hanno ribadito il rifiuto di “processi giudiziari motivati da ragioni politiche” e hanno espresso il proprio sostegno alla vicepresidente argentina. Ricordiamo che nel settembre di quest’anno la Fernandez era scampata ad un attentato nei pressi della sua casa a Buenos Aires.


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LA MANO DELL’IMPERIALISMO MORENTE
SUL SUDAMERICA

Le cocenti sconfitte in Brasile e in Colombia, considerate da sempre come il giardino di casa da parte degli Stati Uniti, hanno scatenato la reazione dell’imperialismo USA contro il Perù guidato dal professore marxista Pedro Castillo.
Dopo la vittoria alle presidenziali, la destra filo yeankee guidata da Keiko Fujimori, figlia dell’ex dittatore attualmente in carcere, con la maggioranza nel congresso peruviano ha di fatto reso ingovernabile il Paese, tentando per ben tre volte di rovesciare il governo con accuse infondate di corruzione e tradimento.
Da ieri sera (ora italiana) il destituito presidente Castillo è detenuto in un carcere di Lima, mentre la vice presidente, Dina Boluarte, assumeva le cariche come capo dello stato con i complimenti di José Almagro, presidente dell’Organizzazione degli Stati Americani (OEA), passacarte di Washington e appoggio principale di tutti i golpisti e terroristi che negli ultimi anni hanno cercato di rovesciare governi popolari, di Bolivia, Venezuela, Nicaragua e Cuba.
Da segnalare quanto dichiarato in modo equilibrato dal Presidente del Messico, Lopez Obrador.
«Il non intervento e l’autodeterminazione dei popoli è un principio fondamentale della nostra politica estera. Questo è ciò a cui ci atteniamo nel caso di quanto accaduto in Perù. Tuttavia, consideriamo deprecabile che, a causa degli interessi delle élite economiche e politiche dall’inizio della presidenza legittima di Pedro Castillo, nei suoi confronti si è mantenuto un clima di confronto e ostilità fino a portarlo a prendere decisioni che sono servite ai suoi avversari per consumare la sua destituzione con l’accusa sui generis di “incapacità morale”. Si spera che i diritti umani siano rispettati e che ci sia stabilità democratica a beneficio del popolo.»

Nel frattempo nubi “giudiziarie” anche in Argentina.
La Presidente Cristina Fernandez de Kirchner è stata condannata a sei anni di carcere ed all’interdizione a vita dalle cariche pubbliche nell’ambito del processo Vialidad. Il Tribunale Federale ha ritenuto la vicepresidente argentina ed altre 12 persone colpevoli di corruzione sui lavori pubblici a Santa Cruz, tra il 2003 e il 2015.
Tanti gli attestati di solidarietà alla vicepresidente, a partire dall’attuale presidente argentino Alberto Fernandez, che ha parlato di giudici asserviti ai circoli del potere. Gli fanno eco il presidente cubano Miguel Diaz-Canel Bermudez, il presidente messicano Andrés Manuel Lopez Obrador, l’ex presidente boliviano Evo Morales Ayma ed altri leader latinoamericani, che hanno ribadito il rifiuto di “processi giudiziari motivati da ragioni politiche” e hanno espresso il proprio sostegno alla vicepresidente argentina.
Ricordiamo che nel settembre di quest’anno la Fernandez era scampata ad un attentato nei pressi della sua casa a Buenos Aires.

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