Boccia il vendolissimo Human Factor ancora prima di vederlo all’opera perché “è fuffa rispetto si temi veri che nessuno a sinistra affronta”. Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista a Intelligonewsspiega le ragioni del “no, non ci sto”.
Come valuta l’iniziativa di Vendola?
«Ne do un giudizio negativo perché in realtà, sono sfaccettature della stessa medaglia di Renzi».
Addirittura? E perché?
«Perché sostanzialmente evitano di affrontare il problema principale: da una parte il conflitto tra capitale e lavoro, ovvero tra ricchi e poveri; dall’altra parte, non vanno al nodo della questione che è la proprietà dei mezzi di produzione e cioè chi decide cosa produrre, quando, come e dove produrre. Sono questi i temi fondamentali; tutto il resto è fuffa. Il ‘guanto rivoltato’, il fattore umano e poi? Qui bisogna affrontare il toro per le corna e parlare di nuovo di padroni che stanno avendo un potere enorme, che stanno facendo loro la lotta di classe a livello nazionale e internazionale. C’è un dato che spaventa…».
Quale?
«Nel 2000 le persone che nel mondo avevano un patrimonio di almeno 50 milioni di dollari, oggi nel 2014 sono triplicate: questo vuol dire che la concentrazione dei ricchezza, la ricchezza prodotta dai popoli (il dato è ripartito equamente a livello geografico), questo vuol dire che i pichi ricchi sono aumentati e di fatto, godono della ricchezza del lavoro prodotto dall’intera umanità. Solo una rottura, una cesura con questo modello sistemico è l’alternativa. Per il resto è solo un questione di simpatia o antipatia; a uno può stare più simpatico Renzi o Vendola ma sono tutte fuffe per attingere a un serbatoio elettorale per la verità ormai molto piccolo perché questo tipo di politica non attira più la gente che non va a votare: il numero dei non elettori ha superato ampiamente quelli che vanno a votare».
Sì ma anche Vendola, Casarini, Ferrero battono il tasto dell’uguaglianza sociale e dei diritti. Non state dicendo la stessa cosa magari con parole diverse?
«Il fattore umano… e che vuol dire? Sono tematiche marginali rispetto alla lotta tra classi e il tema dello sfruttamento. Continuano a concentrarsi sui particolari evitando il generale. Leggo nomi di formazioni politiche europee che saranno all’iniziativa di Vendola, ma a sinistra non c’è nessuno che abbia il coraggio di dire che ciò che sta accadendo non è un errore e dunque serve una correzione… no, è voluto. L’impoverimento dei popoli europei è voluto e se a sinistra non c’è nessuno che ha il coraggio di dire questo, beh credo che allora Salvini può fare man bassa. Così come a sinistra nessuno ha il coraggio di dire che gli extracomunitari sono usati come esercito industriale di riserva per abbassare i livelli dei diritti dei lavoratori. Invece, solo l’eguaglianza sociale con gli extracomunitari porterebbe a evitare le guerre tra poveri. La sinistra ormai parla dei diritti individuali anziché di quelli collettivi e sociali».
Casarini sostiene che non è più tempo di concetti identitari, di ideologie e di bandiere rosse da sventolare. Cosa risponde?
«E’ la versione di sinistra ma non cambia nulla: sono sfaccettature di ciò che dicono i padroni da oltre trent’anni. Casarini dice con parole diverse la sostanza di quello che i padroni chiedono da oltre trent’anni e cioè non più identità non più bandiere, la deideologizzazione… e infatti stanno vincendo loro».
Landini può essere la risposta giusta per ricostruire la sinistra-sinistra?
«Qui c’è un problema di proprietà transitiva: non puoi difendere l’articolo 18 e stare di fianco alla Camusso e dunque alla Cgil che in questi anni non ha fatto nulla contro la precarizzazione del lavoro. Tu non puoi dire che è giusto fare lo sciopero generale a babbo morto: il Jobs Act è passato e adesso tra quindici giorni c’è lo sciopero generale, ma a cosa serve? Il provvedimento andava bloccato prima. La Cgil è un sindacato che ha la parvenza del sindacato: Landini parrebbe non essere d’accordo, ma allora perché non rompe con quella pratica?».
Caso M5S: ieri le espulsioni di due deputati, oggi il ‘direttorio’ con Grillo e cinque parlamentari. Che idea si è fatto?
«In linea di principio sono d’accordo con la disciplina interna a un partito ma ci deve essere un partito, un’idea, un progetto. Settant’anni fa per quell’idea gente che si chiamava comunista si è fatta uccidere e torturare da fascisti e nazisti. Quindi è chiaro che il deputato comunista aveva un perché nel suo obbedire alla disciplina di partito. La domanda vera è: qual è la ragione per la quale un parlamentare del M5S dovrebbe obbedire a Grillo? Qual è il progetto, l’idea-forza?».
Che fine farà il Movimento e la rappresentanza parlamentare?
«Il Movimento nasce su esigenze vere ma non avendo avuto un progetto avrà vita medio-breve».
Non le piace Vendola, Casarini e tutti quelli – anche nel Pd – che guardano alla ricostruzione di un’area di sinistra e per questo si stanno muovendo. L’unico a restare fermo è lei?
«Io sono comunista, loro assomigliano ai dispositivi a sei numeri per digitare il codice dell’Home Banking: si cambia la combinazione dei numeri cercando spazio negli spazi vuoti. Noi siamo su un altro pianeta».
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