Per migliaia di docenti e personale che lavora nella scuola sta per iniziare un nuovo anno scolastico, tra proclami e promesse di riforme e assunzioni, ma anche tra ataviche diatribe legate ad organici, contrattazione, integrazione e problematiche di settore.
A sentir parlare il nostro capo del Governo, col suo spremuto ottimismo di facciata, sembra che ad attenderci ci sia un periodo fatto di rose e fiori, niente più precariato, niente più graduatorie, ma il via ad assunzioni ed aumenti stipendiali legati al merito, milioni di soldi stanziati per l’edilizia scolastica e chi più ne ha più ne metta! Sembra quasi di assistere alle ultime battute di una campagna elettorale, quasi alla stregua di quelle che promettevano cancellazioni di tasse e tributi.
Ma come stanno veramente le cose?
Partiamo dalle assunzioni: è vero che il Governo ha dato il via a 33.380 assunzioni a T.I. tra docenti e ATA, ma è pur vero che tali numeri sono legati al piano assunzioni previsto dal D.L.104/2013 dal ministro Carrozza (e dunque non legati all’attuale esecutivo), il quale prevedeva 69 mila nuovi posti di lavoro spalmati in 3 anni. Fin qui dunque nessun merito da attribuire all’attuale esecutivo se non la sola promessa di ulteriori 150 mila assunzioni nei prossimi 2 anni, per le quali però non sono stati forniti dati sulle coperture finanziarie, con conseguente incertezza sulle effettive risorse disponibili.
Altro problema spinoso è il rinnovo contrattuale, bloccato, per la parte economica, all’ormai lontano 2007 e di cui non c’è alcun cenno di modifica nelle linee guida sulla riforma della scuola annunciate personalmente dal nostro premier. Inoltre, a rimarcare la distanza tra dicastero e docenti, nelle stesse ore in cui è stato proposto il piano scuola la Ministra Madia ha annunciato che non ci sono le risorse per il rinnovo dei contratti pubblici. La beffa e l’inganno.
Proseguendo nelle critiche non si può non denunciare l’altalena che c’è stata a proposito della c.d. quota ’96, 4000 docenti che, avendo raggiunto l’età pensionabile nel 2012, hanno visto sfumare la possibilità di smettere di lavorare per via di un decreto del ministro Fornero che, tra lacrime e ipocrisie, allontanava l’età pensionabile di 4, 5 o addirittura 6 anni. Durante l’estate vari e ripetuti erano stati i proclami di Matteo Renzi circa la soluzione di questo spinoso problema, solo che, a fronte di una legge che autorizzava l’effettivo pensionamento di professori e personale scolastico, è intervenuto il parere sfavorevole della corte dei conti che di fatto bloccava il tutto. Ulteriore esempio di proclama seguito da mancanza di fondi.
Altra beffa eclatante è quella degli scatti stipendiali legati al merito e non più all’anzianità. Gli scatti stipendiali saranno sostituiti dall’introduzione di crediti (per meriti didattici, titoli e incarichi) Il governo assicura che i 2/3 dei lavoratori della scuola vedranno aumentare il proprio stipendio e che alla fine della carriera lo stipendio netto annuo potrebbe aumentare per essi di ben 9 mila euro. In realtà con tale sistema si taglia a tutti per permettere solo ad alcuni (al 66% dei docenti) di percepire gli aumenti a danno di professori “meno meritevoli”. Si tratta inoltre di tagli mascherati dal merito poiché è stato stimato che il sistema delle percentuali di aumento produrrebbe al “docente meritevole” un aumento di 26 euro mensili ogni 3 anni e allo Stato un risparmio totale di ben 200 milioni di euro!
Si potrebbe procedere con decine di altri esempi, come lo smembramento del MOF, l’edilizia scolastica e i finanziamenti alla scuola privata, un concorso a dirigenti scolastici bloccato dalla giustizia amministrativa con decine di scuole prive di presidi, ma bastano questi riferimenti per far capire come alla base di tutto ci sia il tentativo di smantellare completamente il sistema della scuola pubblica e appiattire il sistema dell’istruzione in Italia ( si pensi alla riduzione o al tentativo di abolizione di alcune materie d’insegnamento quali il diritto, l’economia, la storia dell’arte, la geografia).
Ecco le mirabili ed entusiasmanti novità che ci attendono per i prossimi mesi. E’ ora di riprendere la lotta per una scuola pubblica e popolare, per adeguati stanziamenti per l’edilizia scolastica e la formazione del corpo docente, per l’abolizione vera del precariato nel rapporto di lavoro, per la gratuità della scuola pubblica ed il contrasto alla selezione di classe.
QUESTA È LA RIFORMA PER CUI VALE LA PENA LOTTARE!
COMINCIAMO SUBITO!