Il 9 dicembre del 1895 nasceva Dolores Ibarruri. La figura della ‘pasionaria’ viene giustamente ricordata e celebrata per il fondamentale contributo che ella diede nella guerra civile spagnola e nel movimento comunista internazionale. Oltre a questo dovuto ricordo vorremmo pero’ aggiungere una riflessione che allarga il ‘cono’ di luce dalle eroine rivoluzionarie a quello di una fondamentale trasformazione del ruolo e del protagonismo delle donne grazie alla Rivoluzione Sovietica e alla cultura e prassi politica che ne segui’ in ogni angolo del mondo. Basterebbe indagare sulla radicale trasformazione che ebbe la donna sovietica. Dal 1917 in poi essa divenne operaia, medico, tecnico, intellettuale, dirigente dello stato. Tutti ruoli che in quella fase storica erano, nel mondo intero, esclusivo appannaggio degli uomini divennero la normalità nello Stato di Lenin e Stalin. L’impatto sull’intero pianeta fu fortissimo: l’angelo del focolare, la generatrice di prole assumeva la volontà e la spinta per arrivare alla parità effettiva. La capacità indubbia del capitalismo globale di adattarsi ai cambiamenti societari assieme all’imporsi del revisionismo nei paesi socialisti e nel movimento operaio internazionale ha prodotto successivamente il deteriorarsi di questa spinta di parità e protagonismo delle donne. Teorie eclettiche hanno cominciato a sostituire la centralità dello scontro tra capitale e lavoro esaltando bislacche riedizioni dei diritti borghesi individuali. Il ruolo e la condizione di una donna povera,oggi tanto quanto ieri, è’ legato principalmente alla condizione sociale e certo meno alla condizione di genere (che, solitamente nella condizione proletaria è’ aggravato dal lavoro di cura e sostegno alla famiglia). Diciamo la verità : incentrare l’impegno da parte delle donne nel rifiuto della questione di classe per esaltare tematiche, relativamente importanti, come l’orientamento sessuale, le differenze etc. hanno praticamente esaurito e svuotato il grande impulso rivoluzionario della questione femminile oggi derubricato ad un impegno sovrastrutturale e, peggio, interclassista. Serve un grande coraggio ed una grande determinazione nel dire che la liberazione e l’emancipazione della donna (così come delle nuove generazioni, dei gay, degli extracomunitari, ad esempio) passa necessariamente attraverso la questione sociale e di classe. La ricostruzione di un nuovo ed efficace pensiero/pratica dei comunisti non può che passare attraverso la spinta rivoluzionaria delle donne proletarie (che oggi costituiscono la maggioranza dell’universo femminile) che rivendicando il cambiamento della loro condizione sociale contribuiranno al cambiamento del mondo intero.
(articolo di Marco Rizzo)