Il percorso del Governo Letta di “ larghe intese “, è apparso in questi mesi, ad uno sguardo superficiale, come instabile e sottoposto alle fibrillazioni derivanti dalla alleanza con un partner particolare come Berlusconi che gioca la sua partita di sopravvivenza politica.
Ma, se si va oltre le schermaglie interpartitiche che caratterizzano la cronaca quotidiana e si guarda la sostanza programmatica vediamo che:
1) Dopo aver recentemente fatto approvare dal Parlamento, col decreto del “Fare“, la costituzione di un fondo di 2,5 miliardi, incrementabile a 5, a disposizione delle banche che, fino a tutto il 2016, vogliano finanziare le imprese per il rinnovamento tecnologico, con la nuova legge di stabilità, nuovi sgravi fiscali si aggiungono per le imprese, col pretesto del cuneo fiscale, determinando, peraltro, aumenti salariali irrisori di 14 euro mensili.
2) Sul piano degli assetti proprietari, si annunciano nuove privatizzazioni delle residue quote di partecipazione dello Stato agli enti economici pubblici ( Eni, Enel ecc.).
3) La questione dell’Imu e dell’Iva che tiene banco, da mesi, nella cronaca quotidiana, viene risolta con accorpamenti e creazione di nuove imposte, che contribuiranno ad aumentare il prelievo fiscale sui redditi popolari.
4) I recenti fatti che riguardano Telecom ed Aeritalia dimostrano che, nella competizione intercapitalistica, l’Italia rischia di rimanere senza compagnia telefonica e di trasporto aereo di passeggeri.
5) Il settore del Pubblico Impiego è di nuovo sotto tiro con tagli, sospensione della contrattazione sindacale e proroga del blocco del turn-over.
DICIAMO BASTA A TUTTO CIO’!!!!
Dalla crisi economica e sociale che colpisce lavoratori, giovani, donne, pensionati ed impoverisce quelli che un tempo venivano chiamati “ ceti medi “ ( commercianti, artigiani, piccoli imprenditori )
si esce con un governo in grado di stracciare i Trattati europei e di attuare una diversa politica economica e sociale:
1) Esproprio e nazionalizzazione dei principali gruppi industriali e del sistema bancario.
2) Pianificazione di un nuovo sviluppo economico attraverso massicci investimenti di capitali pubblici sulla base delle priorità del Paese.
3) Ruolo di controllo e partecipazione dei lavoratori e del popolo nella determinazione delle scelte fondamentali.
LA CRISI LA PAGHINO I PADRONI ED I BANCHIERI
CAMBIARE SI PUO’, CON I COMUNISTI!!!!
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