articolo di Franco Specchio, responsabile lavoro del PC.
Il Partito Comunista è da sempre convinto che contro il Job Act e tutte le manovre della UE e del governo padronale di Renzi servisse la più grande mobilitazione e quindi non uno, ma una serie di scioperi generali tesi a bloccare quel progetto antipopolare. Già però oggi il Senato ha approvato definitivamente il Job Act, mentre la Cgil sciopera tra nove giorni. “A…babbo morto”. E’ Fatto tanto per far vedere che esistono.
Per i comunisti lo sciopero, tanto più quello generale, è uno strumento forte che costa ai lavoratori. In questo lo rispettiamo come sempre ma non parteciperemo alle manifestazioni, per altro frastagliate e disperse nelle varie regioni, che si realizzeranno per quell’occasione, diffonderemo però comunque in modo capillare un nostro volantino tra i lavoratori per spiegare queste nostre valutazioni.
Il Partito Comunista, esercitando la capacità critica di distinguere ed individuare al tempo stesso, ha invece sostenuto in modo convinto seppur critico, con i suoi militanti, le sue bandiere e le sue parole d’ordine, lo sciopero generale indetto tempestivamente dalla Unione Sindacale di Base il 24 ottobre scorso, sciopero indetto contro le politiche antipopolari del governo Renzi e del padronato nazionale ed internazionale, contro l’ Unione Europea. Stiamo cogliendo ed apprezziamo nell’ USB un più puntuale richiamo a quella concezione di sindacato di classe che è il cemento teorico ed organizzativo che compatta le organizzazioni sindacali aderenti alla Federazione Sindacale Mondiale ( W. F. T. U. ), cui aderiva quella che una volta era la gloriosa CGIL, oggi ridotta, invece, a sedere internazionalmente con la CISL.
Non con la stessa convinzione, ma volendo in primo luogo condividere le piazze della classe operaia, i comunisti hanno partecipato agli Scioperi generali che la F.I.O.M. ha indetto per il 14 ed il 21 novembre, con le rispettive manifestazioni di Milano e Napoli. Quegli Scioperi sono arrivati già in grave ritardo, nell’eterna preoccuzione di non disturbare il manovratore confederale (questa volta la CGIL dell’impresentabile craxiana Camusso), ma soprattutto erano segnati da una piattaforma difensiva se non rinunciataria, dentro cui la difesa di quello che rimaneva dell’ ART. 18 dello Statuto dei Lavoratori è apparsa in tutta evidenza come una sponda sindacale alla cosiddetta, screditata sinistra pd , nello scontro interno, tutto di potere, col rampante Renzi, in cui gli interessi dei lavoratori erano e sono un puro pretesto, la foglia di fico dietro cui nascondere gli indicibili interessi della borghesia monopolistica.
Questo scontro, molto vero e concreto, ma assolutamente estraneo agli interessi immediati ed a quelli strategici della classe operaia, sta oggi assumendo i caratteri decadenti di una classe in disfacimento. Quando gli uni e gli altri si rinfacciano scandali, ruberie, privilegi inaccettabili, in nome di una improbabile morale, la loro: quella borghese, vuol dire che si sta realizzando l’ennesima previsione scientifica di K. Marx, secondo la quale la borghesia avrebbe contraddetto, appunto, essa stessa quei principi ideali su cui aveva fondato la sua egemonia. Dentro questo crogiulo di conflitti interni si muove il gruppo dirigente centrale ed intermedio della CGIL.
Ed è proprio per nascondere tutto ciò agli occhi delle vaste masse popolari che questa CGIL indice uno sciopero ormai inutile, come si dice “ a babbo morto ”, messo lì giusto per far vedere… di esistere.
Le circostanze, le modalità, la tempistica, tutto giocherebbe per una rappresentazione del ridicolo, se non fossero in gioco questioni e strumenti di fondamentale e drammatica importanza, quali il diritto efficace di sciopero e la difesa della residua rigidità della forza lavoro.
Con l’annuncio dell’ultimo assalto all’ Art. 18 la FIOM avrebbe dovuto non minacciare, ma fare subito appello all’occupazione delle fabbriche, e la CGIL avrebbe subito dovuto proclamare lo Sciopero Generale.
MA, TUTTO SOMMATO, SAREBBE STATO COME SPREMERE SANGUE DALLE RAPE:
NON POTEVANO FARLO, NON VOLEVANO FARLO.
IL LORO SGUARDO, LE LORO PRATICHE, LE LORO STESSE IDEE SONO ALTROVE, SONO CONCERTATIVE CON I NEMICI DI CLASSE.
Per noi, per i comunisti, vale invece la fondamentale parola d’ordine: TUTTO PER LA CLASSE OPERAIA