In ogni fabbrica, in ogni conflitto…Fronte Unitario dei Lavoratori.

In ogni fabbrica, in ogni conflitto…Fronte Unitario dei Lavoratori.

E’ trascorso solo un mese dal nostro Congresso nazionale, eppure i suoi effetti politici hanno di gran lunga superato le nostre aspettative, oltre naturalmente agli interessati e malevoli previsioni dei commentatori politici, soprattutto quelli che ci dovrebbero essere più vicini.

Ciò è particolarmente vero per quanto riguarda il nostro impegno soggettivo sulle questioni del lavoro, e segnatamente sulla nostra presenza sulle e nelle vertenze operaie.  Non passa giorno che i nostri compagni non producano un volantino su una vertenza, che non lo distribuiscano ai cancelli di una fabbrica, che non diffondano una corrispondenza sui cosiddetti social network , che se possono avere un riscontro positivo lo devono avere appunto in quanto diffusori e moltiplicatori delle esperienze concrete del conflitto sul campo capitale-lavoro.  E ci giungono pure informazioni sulla formazione di nuclei operai di adesione al nostro Partito, nuclei che operano a partire dall’analisi concreta delle situazioni concrete, ma che si pongono da subito l’obiettivo di costituire  la  cellula  di  fabbrica,  la  base  organizzativa  di  ogni  Partito  Comunista.

Il fenomeno cui assistiamo, e che ci vede protagonisti, non è episodico, né addensato in alcune aree geografiche o in particolari settori: fabbriche, trasporti, pubblico impiego, sanità, enti locali, sono tutti teatro di un nuovo protagonismo dei lavoratori, questa volta tutto politico. Questo protagonismo sembra finalmente non essere ostacolato, e neppure rallentato da particolari scenari o da appartenenze sindacali, e ciò rafforza  la nostra analisi, che descrive un passaggio di fase che vede il totale svelamento della funzione antioperaia del cosiddetto sindacalismo confederale, ma anche il superamento dell’esperienza storica del sindacalismo di base.

Risulta evidente che i compiti che ci siamo voluti liberamente, ma responsabilmente assegnare sono di gran lunga più impegnativi delle nostre attuali forze soggettive, ma possiamo incominciare a intravedere come le potenzialità della nostra analisi e del nostro lavoro politico siano enormi.  Come ci hanno insegnato i nostri maestri, i maestri del marxismo-leninismo, diventa a questo punto fondamentale la correttezza della nostra condotta organizzativa, a partire dalla sua strutturazione organica e dalla sua cadenza temporale: come si diceva e scriveva una volta, E come dobbiamo riaffermare oggi sinteticamente, segnare i nostri compiti di fase.

Sulla base delle nostre scelte congressuali alcune coordinate di lavoro, dunque sulla nostra opzione fondamentale, il conflitto di classe, sono già disegnate: costruzione del radicamento sociale fondamentale attraverso le cellule di Partito, avvio di processi di aggregazione sul terreno più propriamente sindacale, che portino alla formazione di Fronti Unitari dei Lavoratori in tutti i luoghi di lavoro, determinazione di una struttura tecnico-legale, che chiamiamo provvisoriamente contro-forum, proprio perché dovrà essere l’esatto opposto di quei forum su quella pretesa legalità, soprattutto sulla rappresentanza sindacale, che hanno rappresentato il vero cavallo di troia dentro il movimento  lavoratori. Quindi non fumose proposte di legge (ricordiamo che la soglia al 5% se la sono inventata proprio questi signori) che aprano la strada a sonore sconfitte, stante l’attuale rapporto di forze politico-istituzionali, bensì una struttura agile ma competente che supporti centralmente, sul piano giuridico e giurisprudenziale, le varie vertenze che si potranno e dovranno aprire, sfruttando le contraddizioni dell’attuale assetto normativo, ma di più le sue lacune, a partire da quelle aperte dall’annullamento dell’art.19 dello Statuto dei Lavoratori.

Da queste scelte discendono però, e non in modo tattico o congiunturale, altre determinazioni, prendendo le mosse principalmente dalla strutturazione di un dipartimento lavoro nazionale, che sia di riferimento, non burocratico ma certo, per tutte le organizzazioni di Partito, le quali organizzazioni dovranno scegliere, a tutti i livelli e senza eccezione alcuna, un proprio responsabile lavoro. Questo vuol dire territorialmente, quando sia impossibile organizzare cellule di lavoro, avere un responsabile lavoro anche nel più piccolo paese della più sperduta località italiana.

Quando affermiamo il carattere non burocratico di una tale strutturazione non vogliamo affatto misurarne una sua leggerezza, o peggio teorizzare una sua permeabilità agli opportunismi o alle mode, vogliamo solo affermarne la sua estrema concretezza, e perciò la sua efficacia.

Questo lavoro si sta realizzando, quasi dappertutto, con qualche isolata area di ritardo, e si sta sviluppando facendo capo alle più significative vertenze in atto, scegliendo anche tra i quadri che hanno o che stiano animando i relativi movimenti di lotta per il lavoro e contro la precarietà, volendo però scegliere tra quei quadri coloro che più si  prestano  a  diventare  quadri complessivi.

Va perciò recuperato a pieno il concetto leninista di quadro complessivo, concetto travisato se non tradito da una sua coniugazione tutta istituzionale e separata dal compito fondamentale della militanza comunista, che è quello di dirigere politicamente il conflitto di classe. Un quadro complessivo  sarà il compagno in grado di generalizzare il significato di ogni singola vertenza al complesso delle contraddizioni in atto, e di esercitare inoltre un’utile azione tesa a costruire vere alleanze sociali, con classi e ceti potenzialmente alleati della classe operaia, disoccupati, contadini, piccolo borghesi, piccoli commercianti ed artigiani, alleanze sociali che sono le uniche che possiamo  invocare e favorire in questa fase storica.  Questa è pure l’unica risposta da offrire a chi, forse  in  buona  fede, invoca  invece  illusorie  alleanze politiche, tutte spurie, ingiuste, ed oggi anche impossibili.

Ci attende quindi un lavoro di inchiesta attenta, non di semplice censimento, delle vertenze in atto, ma anche di costruzione non velleitaria ma coraggiosa di nuove e significative vertenze di lavoro, recuperando per intero le esperienze di lotta contro le nocività e per la sicurezza sul lavoro, lotte che resero grande il movimento operaio del ’69 e che purtroppo Medicina Democratica ha banalizzato, rendendole infertili e difensive, se non peggio di pura declamatoria ipocrita e demagogica (gli insopportabili richiami dal colle più alto ne fanno fede).

Andrebbe infine ricordato un incitamento formidabile, purtroppo fatto proprio da quell’Amendola, nemico di classe infiltrato nelle nostra fila, ma che viene direttamente dalla classe operaia e dai suoi quadri migliori:  COMPAGNI,  AL  LAVORO  E  ALLA  LOTTA  !

Il primo appuntamento nazionale per la costruzione del Fronte Unitario dei Lavoratori sarà l’Assemblea Nazionale a Torino Sabato 14 Giugno  2014.

Franco Specchio, responsabile lavoro Partito Comunista

 

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