IL MANIFESTO DEI SOGNI Leggiamo il “Manifesto economico per contrastare il …


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IL MANIFESTO DEI SOGNI

Leggiamo il “Manifesto economico per contrastare il neoliberismo di guerra: economia sociale e lavoro nella Costituente del M5S”, a cura di Pasquale Tridico e Mario Turco, rispettivamente Capogruppo M5S al Parlamento Europeo e vicepresidente del M5S
Premessa. Se critichiamo questo manifesto, è perché lo merita, mentre gli altri partiti semplicemente obbediscono agli ordini degli USA e quindi non meritano neanche di essere presi in considerazione.
Le aspirazioni sono lodevoli:
«Negli ultimi decenni, la “post-democrazia” ha compresso le ragioni dei molti a favore dei privilegi di pochi… il bisogno di riscatto dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati e delle classi popolari, … un’alternativa alle politiche neoliberiste e di austerità. La fine del rigorismo, il contrasto all’economia di guerra e ai dogmi neoliberisti … anche il ceto medio impoverito e le piccole imprese, vittime dello “Stato minimo” in economia.»
Analisi condivisibile:
«Negli ultimi tre anni, i salari reali sono scesi e il potere d’acquisto delle famiglie è stato eroso del 15% a causa dell’inflazione. La cancellazione del Reddito di cittadinanza ha peggiorato ulteriormente la situazione delle famiglie più vulnerabili. La moderazione salariale e la flessibilità del lavoro, insieme alla tolleranza verso livelli “accettabili” di disoccupazione, hanno frenato l’innovazione e aggravato la povertà.»
I problemi cominciano quando si delineano le soluzioni.
«Le imprese con più di 15 dipendenti devono fissare obiettivi annuali di produttività e sostenibilità … In caso di mancato rispetto di tali impegni, dovranno essere previste penalità fiscali.» Irrealizzabile a meno di una collettivizzazione forzata che farebbe impallidire i bolscevichi.
«Uno Stato innovatore per lo sviluppo industriale e ambientale. L’Italia ha bisogno di un “Piano pubblico per la rinascita industriale”, basato su innovazione, digitalizzazione, sostenibilità e autonomia strategica.». Ottimo, ma col piano Letta/Draghi in favore dei monopoli o con una dirigenza politica che abbia nuove idee?
«… lo Stato deve giocare un ruolo di guida in questo cambiamento.» Perfetto, ma chi deve guidare lo Stato? I servi degli USA?
«… creare una Banca pubblica d’investimento che dovrà utilizzare nuovi strumenti finanziari …». Quali?
«Lavorare meno, meglio e per tutti.» L’abbiamo detto prima noi, e prima di noi molti altri.
Poi, parole. «Un nuovo paradigma economico, “crescita inclusiva”, “piena occupazione”, “sostenibilità”, sgravi contributivi, congedo parentale, il riscatto gratuito della laurea, la riduzione dell’orario di lavoro, incentivi fiscali, salario minimo, il reddito universale, sicurezza sul lavoro. un fisco più equo in una Europa più giusta, un welfare europeo, riformare il fisco».
Andiamo al concreto:
«… una tassazione del 2% sui super-ricchi… fino al 5% sui multimilionari.» Tutto qui? Già l’hanno detto in tanti e fatto nessuno. Perché coi mercati internazionali liberi è come voler raccogliere l’acqua del mare col colino.
Problemi veri fuori dal radar:
1) Interessi sul debito pubblico che si mangiano il prodotto degli italiani. Lo blocchiamo, lo monetizziamo, lo rinneghiamo? Stampiamo euro e li distribuiamo ai creditori?
2) Sicurezza sul lavoro e diritti dei lavoratori. Controllo “militare” (con un esercito di ispettori non coi carri armati, ben inteso!) sul territorio e liquidazione della concorrenza al ribasso del lavoro nero, oppure chiacchiere?
3) Settori strategici. Nazionalizzazione senza indennizzo. O continuiamo a farci colonizzare?
4) Libertà di commerciare con chi ci conviene. O continuiamo con le autosanzioni, ieri alla Russia e oggi alla Cina?
Si aspettano risposte sui temi veri

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