Paolo Casole, operaio della Piaggio di Pontedera, Cristian Avino, del direttivo provinciale FIOM, RSA della DEMA (indotto Alenia) di Somma Vesuviana, Massimo dell’Orfano, dello SLAI-COBAS di Milano (esecutivo nazionale), Orazio Calì, dello SLAI-COBAS della Sicilia (esecutivo nazionale) hanno descritto, a partire dagli specifici e concreti scenari di debolezza del movimento operaio, le condizioni dell’attuale fase della lotta di classe, per la quale si aprono però prospettive di notevole potenzialità , sia in termini organizzativi, sia nel realizzarsi di un nuovo e grande ciclo di lotte operaie. Da loro è venuto un rafforzamento dei ragionamenti già espressi nelle relazioni introduttive di Vittorio Granillo, a nome dello SLAI-COBAS, e di Mara Malavenda, a nome del Comitato delle Mogli degli Operai di Pomigliano. In forme diverse hanno invitato a prendere atto della chiusura di una lunga fase politico-sindacale, contrassegnata dalla presenza concertativa, ma pervasiva, delle organizzazioni cosiddette confederali, con al loro interno organizzazioni come quella della Fiom per le quali ad un iniziale slancio durante la fase dei consigli di fabbrica, dal ’69 a metà anni ’70, hanno poi fatto seguire un progressiva omologazione alle politiche dell’ EUR e dai suoi esiti di completa subalternità , fino all’eclatante, anche se clandestina accettazione dell’accordo CGIL-UIL-CISL-Confindustria sulla produttività . Si è pure valutato come esaurita l’esperienza  del sindacalismo cosiddetto di base, che pure continua ad esprime un protagonismo operaio spesso efficace, ma privo di slancio strategico. Da quest’ultimo si sta però sedimentando un tessuto di esperienze e relative elaborazioni teoriche, in larga parte organizzato dallo Slai-Cobas  che può e deve preludere alla costruzione sul campo di un nuovo, autentico soggetto sindacale di classe. Anche questo, però, riconoscono i compagni, non appare sufficiente se non viene accompagnato da un intreccio con il contemporaneo e dialettico sviluppo dell’organizzazione del soggetto politico della classe operaia, e cioè di un altrettanto autentico partito comunista. Tutto ciò, per affermarsi, ha bisogno della ricostruzione di forme reali e non virtuali di mobilitazione operaia (e dei lavoratori in generale) e non certo del fenomeno, cui sempre più spesso assistiamo, della “sostituzione mediatica” di lotte che non si è in grado, o non lo si vuole realizzare.
Questo il senso della manifestazione degli operai Fiat il prossimo 8 maggio alla Regione Campania indetta dallo Slai cobas e fatta propria dall’assemblea.
Bianca del Vecchio, Rsa-USB del servizio 118-ASL Benevento, ha relazionato in modo emblematico sulla simmetria tra le condizioni di lavoro nella sanità , come in tutto lo Stato sociale, e la qualità e l’estensione dei servizi da esso erogato. L’attacco alle conquiste dei lavoratori non essendo avvenuto solo in termini quantitativi (risorse economiche, logistica, mobilità ), ma avendo fortemente inciso sulla qualità dei servizi e quindi anche sulla carica motivazionale dei lavoratori.
Luigi Aprea, SLAI-COBAS della FIAT di Pomigliano, e Tommaso Pirozzi, operaio Fiat del reparto-confino di Nola, hanno dettagliano le condizioni generali dell’attacco condotto dal padronato Fiat, storicamente dalle conduzioni Valletta-Agnelli-Romiti fino alla moderna gestione monopolistica e multinazionale di Marchionne. Non hanno mancato di descrivere le condizioni specifiche dei singoli impianti, in relazione alle dinamiche incalzanti ed offensive messe in atto dalla direzione aziendale, con il pieno asservimento dei sindacati gialli (CISL-UIL-Fismic ed altri), e con la totale subalternità strategica della FIOM.
Proprio in relazione a ciò l’avvocato lavorista Giuseppe Marziale ha voluto, in modo necessariamente sommario ma comunque efficace, spiegare i termini delle trasformazioni normative, non solo strettamente contrattuali e legali, che hanno connotato la gestione ultrareazionaria di Marchionne. Ha pure segnalato la debolezza, se non il ruolo apertamente controproducente, delle impostazioni della linea legale della Fiom, troppo attenta alla difesa delle prerogative sindacali della propria organizzazione e poco vigile sul contrasto agli attacchi ai diritti collettivi e soggettivi dei lavoratori.
Petros Kipouropoulos, in un appassionato ed applauditissimo intervento, ha portato il pieno appoggio del KKE, Partito Comunista Greco, e si è fatto latore di un messaggio di solidarietà militante dei compagni impegnati nelle lotte sindacali del P.A.M.E. (Sindacato del Fronte Militante di Tutti i Lavoratori). Nel riassumere efficacemente gli obiettivi della lotta anticapitalistica in Grecia e nel resto dell’ Europa, a partire da quello dell’uscita dall’Unione europea, Petros ha ripercorso il tragitto e le tappe di ricostruzione di un Partito Comunista e di un sindacato di classe, entrambi fortemente radicati in Grecia ed animatori di grandi lotte di massa, anche internazionaliste. Ha pure significatamente ricordato le esperienze delle lotte delle donne proletarie in Grecia, esperienze simili a quella realizzata oggi dalle donne di Pomigliano.
Marco Rizzo, Segretario nazionale del CSP – Partito Comunista, nel sottolineare il significativo seppure embrionale ruolo che vanno assumendo rispettivamente lo SLAI-COBAS sul terreno della lotta sindacale di classe ed il CSP-PC sul terreno della costruzione di una prospettiva rivoluzionaria in Italia, ha voluto segnalare la fine ormai conclamata di una fase storica più che ventennale. Una fase storica segnata da sconfitte campali e da nessuna vittoria, caratterizzata dal prevalere di categorie astratte, quali quelle dei giovani, delle donne, degli intellettuali, delle differenze di gusto sessuale, degli ecologisti, degli animalisti, categorie fuorvianti in sé quando e se non collocate ben dentro la contraddizione fondamentale, che per i comunisti rimane quella tra capitale e lavoro. Sull’esempio del lavoro svolto soprattutto dai compagni del KKE e del PAME in Grecia, occorre concentrarsi di nuovo, anche in Italia, sull’organizzazione dei soggetti della lotta di classe, anche in relazione ad una rinnovata ma rigorosa battaglia ideologica.
Molto applaudito e partecipato il saluto del compagno Gennaro di Paola, Partigiano delle Quattro Giornate di Napoli, che ha voluto salutare le giovani compagne di Pomigliano, ricordando i numeri e l’esperienza eroica di tante compagne, di tante partigiane, di tante operaie e mogli di operai, di tante avanguardie proletarie, a partire dalle lotte contadine. Contentissimo di partecipare ad un’ assemblea in cui ci si appella come “compagni” e si augura di poter ritrovare, insieme, la giusta strada verso il socialismo.
Gli interventi di Monica Perugini e di Alessandro Zingone, rispettivamente a nome delle Donne comuniste e del Fronte della Gioventù Comunista, sono stati centrati di nuovo sul segno di classe che devono assumere le lotte di massa delle donne e dei giovani, che non possono perciò assumere connotati generalisti ed interclassisti. Per altro un arretramento nei rapporti di forza capitale-lavoro ha sempre, storicamente, determinato un peggioramento nelle condizioni specifiche di intervento, per esempio sul piano delle battaglie civili e del protagonismo sociale. Particolare rilievo assumono poi la questione della battaglia culturale ed ideale, soprattutto se collegata alla formazione di nuove e combattive leve di militanti comunisti, a partire dalle fabbriche . Anche a questo scopo vanno valutate in tutta la loro negatività le esperienze concrete realizzate da una finta sinistra in politica e nell’associazionismo, e dai finti sindacati confederali nel mondo del lavoro.
Maria Molinari e  Anna Solimeno,  animatrici del Comitato delle Mogli degli Operai di Pomigliano, la prima nata ad Hochenheim, Germania, da famiglia di emigrati Italiani e moglie di un operaio Fiat del reparto-confino di Nola,  la seconda operaia ella stessa della Fiat,  che  nel giugno  2010  con  la sua “lettera  di  una  mamma  operaia”  (a sua figlia Mayra di 4 anni) fece ritirare dalla circolazione l’offensivo  film-spot  della  Fiat  su  Fabbrica  Italia  ( regista Luca Lucini) trasmesso ossessivamente dalle maggiori TV. Le due compagne hanno ricordato l’opera di costante smascheramento operata dal Comitato delle Mogli di Pomigliano verso tutte le menzogne recitate e verso tutte le operazioni truffa  perpetrate dal tanto osannato Marchionne, un tempo addirittura beatificato dal Bertinotti, oltre cha dal solito Fassino. Dal polo di alta tecnologia di Nola, che nascondeva e ripeteva l’esperienza Valletta degli anni ’50, quella dei reparti-confino, alle operazioni finanziarie sulla borsa USA, che decretarono la cessione di fatto della Fiat alle multinazionali americane dell’auto, dall’invenzione furbesca di Fabbrica Italia, per drenare altre regalie statali e per imporre un inedito contratto capestro, peraltro respinto dall’eroica classe operaia di Pomigliano, ma che diventerà il modello per le nuove relazioni/sottomissioni tra padroni ed operai in Italia, ma addirittura per le stesse relazioni istituzionali con l’esperienza Monti. Tuttociò fino all’ultima puntata, con il dichiarato fallimento dell’esperienza Fabbrica Italia, il ritorno indecoroso a Fiat Auto, il tutto per chiedere ed ottenere altre gentili donazioni dallo stato italiano e quindi per imporre gli accordi capestro (formalizzati per gli operai già arresi e perciò accettati in produzione), anche agli operai oggi in cassa integrazione. L’opera del Comitato delle donne serve invece proprio a sostenere gli operai resistenti contro l’arroganza di Marchionne, aprendo sul territorio ampio di Pomigliano, ma anche oltre, fino alla dimensione della solidarietà internazionale di classe, un esteso clima di simpatia, sintonia ed infine di concreta solidarietà da parte di tutti i settori popolari. Ne fa fede il saluto, drammatico ma caloroso, recato all’Assemblea da Ciro Esposito, Presidente dell’associazione commercianti territoriali C.A.I.P. che, con l’altro sindacato di categoria, l’A.I.C.A.S.T., ha organizzato la significativa chiusura degli esercizi a Pomigliano, in solidarietà con la lotta operaia perché “quando chiudono le fabbriche muore anche il territorio”. Un evento mai verificatosi con queste dimensioni e senza operazioni “finte”, organizzate in combutta e nell’ interesse dei padroni (come per esempio è avvenuto recentemente a Taranto).
Le compagne hanno pure informato l’Assemblea delle innumerevoli testimonianze di solidarietà ricevute da organizzazioni politiche, sindali associative nazionali ed internazionali, a partire dalle donne cubane, spagnole, ucraine, dai partiti e sindacati operai e comunisti di Grecia, Russia, Francia, Spagna, Turchia, segnalando pure come l’Assemblea abbia voluto rispondere all’ appello lanciato dal W.F.T.U. (  Federazione mondiale del Sindacati dei Lavoratori ), quella cui una volta aderiva la vecchia, gloriosa C.G.I.L., per un 1° Maggio internazionale di lotta e di conflitto, che non sia commemorativo, ma riparta invece sulla strada aperta dal glorioso esempio degli operai di Boston. Una giornata che fa propria la parola d’ordine “WE WILL NOT BECOME THE SLAVES OF THE 21ST CENTURY”
( “NOI NON DIVENTEREMO GLI SCHIAVI DEL 21° SECOLO ).