da la lamanchaobrera.es
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
04/07/2013
Il 3 Luglio si è consumato un nuovo colpo di stato in Egitto, con l’intervento dell’esercito nelle strade, proseguendo così il periodo di instabilità politica che ha avuto inizio nel 2011 con il rovesciamento di Hosni Mubarak. In questa occasione è un nuovo colpo di stato dell’esercito, in sostegno all’opposizione, per rovesciare il presidente eletto Mohamed Morsi. Un colpo di Stato, nonostante l’UE e gli USA non lo vogliano qualificare così per mantenere un’immagine neutra per tutelare i loro interessi in Egitto. Si possono utilizzare tutti gli eufemismi che si vogliono.(1)
Nel febbraio del 2011, Hosni Mubarak fu rovesciato da ampi settori popolari come conseguenza della situazione economica che viveva l’Egitto, così come all’opposizione a che il figlio di Mubarak fosse il suo successore. Negli eventi storici di Piazza Tahrir hanno partecipato molti settori della popolazione rappresentati dai loro partiti politici; in quella occasione, i Fratelli Musulmani hanno acquisito una grande forza e grande referenzialità, che li ha portati, in seguito, a vincere le elezioni.
Era il candidato favorito dell’imperialismo USA e dell’UE?
A quel tempo si potrebbe dire che i Fratelli Musulmani e Mohamed Morsi erano i più adatti per guidare e gestire il paese. Erano coloro che in quel momento potevano controllare in generale le masse egiziane. Erano coloro che contavano sul maggiore appoggio. Era la migliore alternativa pur essendo un partito per nulla stabile per gli interessi degli Stati Uniti e l’UE che hanno determinato che potesse soddisfare gli obiettivi che avevano (e hanno) in Egitto. Ovvero, sostenere l’Egitto sotto il regime di dipendenza dagli Stati Uniti e l’UE e mantenere il libero mercato o economia di mercato (il regime capitalista). Così, il governo degli Stati Uniti salutò come una “pietra miliare” la vittoria elettorale dei Fratelli Musulmani per uno stretto margine contro il preferito dall’esercito, Ahmed Shafiq. Obama telefonò a Morsi, per mostrare il suo sostegno “ad un partner di fiducia e che Stati Uniti continueranno ad offrire l’aiuto che è necessario per assicurare la transizione verso la democrazia”. (2)
Bisogna ricordare che un Egitto stabile e controllato, con un governo fedele, suppone stabilizzare l’area per lo sviluppo degli interessi di Israele, Stati Uniti d’America e l’Unione Europea nel mondo arabo e Medio Oriente. Come a suo tempo era Mubarak. E per questo, i Fratelli Musulmani compievano bene il loro ruolo, come si è visto in riferimento alla Palestina e alla Siria (3), essendo qualificati dagli Stati Uniti come islamisti “moderati” e “docili”. E’ noto lo scontro storico dei Fratelli Musulmani con Al Qaeda, dato che i primi rifiutano le pratiche sanguinarie dei secondi.
Ma che tipo di aiuto hanno apportato gli Stati Uniti d’America in Egitto?
Questo sostegno economico è continuato dall’epoca di el- Sabat passando per Mubarak fino ai giorni nostri, dopo la vittoria di Morsi, ed è prevedibile che continuerà dopo la sua caduta in disgrazia. Attualmente si quantifica l’aiuto e le garanzie finanziarie degli Stati Uniti in 1.400 milioni di dollari ai quali è necessario aggiungere i 1.300 milioni di dollari che ogni anno versano all’esercito egiziano. L’UE fornisce inoltre aiuti con un potenziale che può raggiungere i 5.000 milioni di dollari di esborso totale. Inoltre, il FMI (tentacolo dell’UE) ha concesso un prestito di 4.800 milioni di dollari (altri media indicano che si tratta di 3.200 milioni). E la Banca Mondiale (tentacolo degli USA) ha donato 6.000 milioni di dollari. Sono molteplici gli aiuti economici ricevuti da luoghi diversi e in differenti momenti. (4)
L’utilità di alcuni dei soggetti politici del conflitto esteso dal 2011 è dimostrato dal mantenimento e incremento degli aiuti forniti in diversi modi. Analogamente, la considerazione è sul tavolo. È il mantenimento dell’Egitto come un paese dipendente per gli interessi economici e geostrategici dei menzionati e delle loro grandi multinazionali.
I legami degli Stati Uniti con l’esercito egiziano.
Come dimostrato in questo conflitto e storicamente, ci sono molti collegamenti tra l’esercito e il popolo. Storicamente, i militari hanno difeso il carattere più laico dello Stato e la sua immagine tra le masse ricorda il Movimento degli Ufficiali Liberi che nel 1952 rovesciò la monarchia corrotta e filo-occidentale di Farouk I e instaurò la Repubblica Araba d’Egitto, alla cui testa si situò il prestigioso militare egiziano Gamal Abdel Nasser. Nasser avviò una politica di governo nazionalista e anti-imperialista, fu l’impulso del chiamato “panarabismo”, corrente politica che definì l’unità di tutti i popoli arabi contro le potenze colonialiste e imperialiste dell’Occidente, in politica estera fu un deciso avversario dello Stato d’Israele e un sostenitore del popolo palestinese. In politica interna il suo governo si caratterizzò per diverse riforme sociali (riforma agraria, nazionalizzazioni, maggiore laicità dello Stato …). L’Esercito Egiziano, rimane legato nella memoria collettiva del popolo a queste riforme, così come a episodi più o meno eroici come la difesa del canale di Suez dagli attacchi degli imperialisti francesi e britannici nel 1956 e la guerra dello Yom Kippur contro lo Stato d’Israele.
Nonostante ciò, l’Esercito Egiziano ha completamente cambiato il suo carattere dalla svolta che il presidente Anwar el-Sadat diede verso l’Occidente e soprattutto verso gli Stati Uniti. Sia il governo di el-Sadat che il suo successore Hosni Mubarak eliminarono gli ufficiali nasseriani e nazionalisti dall’Esercito, e legarono la formazione, l’armamento e l’addestramento militare alla macchina militare degli Stati Uniti. Si tratta di un fattore chiave in Egitto, che è politicamente significativo in quanto per 60 anni ha dominato in maggior o minor misura la vita politica dell’Egitto. L’Esercito Egiziano non solo svolge un importante ruolo politico, ma sono anche influenti nel mondo degli affari, con la partecipazione alla costruzione di strade e abitazioni, beni di consumo, gestione delle risorse, e delle vaste proprietà immobiliari (5). Secondo il giornalista Joshua Hammer , “fino al 40% dell’economia egiziana” è controllata dall’esercito egiziano (6). Gli Stati Uniti vedono nell’Esercito Egiziano uno strumento fondamentale per mantenere “sotto controllo” la situazione in Egitto, in quanto da un lato conta su un certo prestigio tra le masse che hanno legittimato e celebrato il loro intervento per rovesciare Mubarak e Morsi ed è inoltre un attore politico con esperienza a cui non trema la mano per stabilizzare la situazione con metodi “robusti” se fosse il caso. Gli Stati Uniti sono stati attenti a mettere alla testa dei “disordini” militari un uomo di loro stretta fiducia.
Così, il prestigioso ufficiale militare ed ex ministro della Difesa, Mohamed Hussein Tantawi, è un vecchio amico del repubblicano statunitense Robert Gates (che è stato direttore della CIA con Bush e il Segretario della Difesa con Obama) (7). Tantawi ha assunto il comando del Consiglio Superiore Militare in sostituzione di Mubarak nel 2011. Si tratta di un chiaro caso di vincolo diretto di alcuni attori politici e militari con gli Stati Uniti, insieme agli aiuti economici. Oggi vediamo come il principale artefice e nuovo uomo forte del Cairo è il generale Abdul Fattah Al Sisi, un militare addestrato negli Stati Uniti e che ha partecipato a piani di cooperazione militare con le Forze Armate degli Stati Uniti d’America. (8)
L’esercito ha sempre compiuto il suo ruolo quanto è stato richiesto, ma non solo socialmente ma anche per quanto riguarda gli interessi geostrategici di Israele e degli Stati Uniti. Così è stato negli ultimi 4 decenni dopo la fine delle ostilità israeliane-egiziane dopo la guerra dello Yom Kippur. Attualmente l’esercito egiziano è stato il braccio esecutivo del blocco della Striscia di Gaza per impedire il contrabbando di armi destinate ai miliziani di Hamas nella loro resistenza contro l’invasione israeliana.
Da qui l’interesse degli Stati Uniti che qualsiasi processo di stabilizzazione di un governo affine avvenga per mezzo dell’esercito. Grazie al supporto, formazione e finanziamento degli Stati Uniti le Forze Armate d’Egitto sono le più grandi e efficaci dei paesi arabi, tenendo circa 500.000 soldati attivi e circa altri 500.000 di riserva. Solo nel 2009 gli Stati Uniti hanno dato alla Repubblica Araba d’Egitto 1.300 milioni di dollari in materia di assistenza militare (9). Questo implica che le forze armate egiziane non solo sono utilizzate da parte delle potenze occidentali come un fattore di controllo interno, ma anche come una forza che garantisce la stabilità del dominio degli Stati Uniti in Medio Oriente, unendosi ad altri Stati gendarmi della zona come Israele e l’alleanza militare delle monarchie feudali del Golfo del Consiglio di Difesa del Golfo.
Il fallimento economico del governo Morsi e l’ascesa delle proteste sociali e politiche.
Una delle ragioni per cui gli USA e le potenze europee hanno smesso di confidare in Morsi e nei Fratelli Musulmani è stata quella relativa alla loro incapacità di risolvere e incanalare la crisi sociale esistente in Egitto. Agli imperialisti e alle grandi multinazionali non gli interessa continuare a sostenere un governo incapace di mantenere un minimo di stabilità nella zona e come risultato di una abilità machiavellica giocano due carte con la possibilità di sostituire un fantoccio con un altro, che sia sempre sotto i loro dettami. Uno dei più grandi fallimenti dei Fratelli Musulmani è stato il non sapere raddrizzare la crisi economica e sociale brutale che sta vivendo l’Egitto in questi ultimi anni.
Dai tempi di Sadat, l’Egitto ha abbandonato la politica economica e socialisteggiante dell’epoca di Nasser, iniziando una politica di liberalizzazione seguendo i diktat degli organismi economici imperialisti come il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale e l’Organizzazione Mondiale del Commercio, ricevendo “aiuti” e “generosi” prestiti di altri paesi in cambio del seguimento cieco dei loro “suggerimenti” in materia economica: privatizzazioni, favorendo l’installazione e il dominio delle multinazionali straniere in questi Paesi, liberalizzazioni favorendo i prodotti di fuori sovvenzionati… Tutte queste misure hanno portato, da un lato al fiorire di uno strato oligarchico della società legato al potere politico corrotto che realizzava ogni tipo di affari con i monopoli stranieri, e dall’altro l’aumento delle disuguaglianze, la rovina dei piccoli contadini e commercianti e il peggioramento delle condizioni di vita di ampie fasce della popolazione. L’economia si basò principalmente su settori che non creano una fonte di posti di lavoro fissi, come il turismo e il settore finanziario, mentre le società che si stabilirono in Egitto, hanno sottoposto i lavoratori a condizioni di lavoro draconiane. La situazione delle masse è peggiorata notevolmente con lo scoppio nel 2008 della crisi capitalistica mondiale e infine, la crisi economica si è convertita in crisi politica e sociale che ha portato alla caduta del regime di Mubarak.
In un primo momento i Fratelli Musulmani si sono presentati alle masse come una forza politica con un approccio socio-economico basato sull’assistenzialismo religioso e un economia tradizionale di mercato -bazar, basato sul piccolo commercio e sulla piccola produzione. Con questo discorso l’islamismo politico ha attratto i voto e la simpatia di una parte consistente delle classi popolari. Ma i risultati ottenuti, con il governo dei Fratelli Musulmani, non sono stati niente di nuovo sotto il sole. Il governo di Morsi ha continuato la politica liberista esistente sotto Mubarak e la situazione economica non è migliorata.
La disoccupazione è salita dal 9,7% nel 2009 al 13% nel 2013, nel frattempo il rallentamento economico dell’economia egiziana ha raggiunto il 2,2% nell’ultimo anno, smentendo i proclami trionfalistici di Morsi che prevedeva una crescita economica fino a 6 punti nel 2013. Allo stesso modo, gli investimenti stranieri sono diminuiti del 13% rispetto allo scorso anno. Il governo Morsi, contrariamente alle aspettative di molti, non ha contribuito alle riforme sociali promesse né a rompere con la dipendenza economica del capitalismo egiziano. Al contrario ha attuato politiche anti-popolari e di “austerità” per cercare di ridurre il deficit pubblico. La disuguaglianza nei salari è continuata a crescere e le condizioni di vita dei settori popolari è peggiorata. Il numero della popolazione egiziana che vive con meno di due dollari al giorno è passata dal 20% del 2005 al 40% nel 2012. La disoccupazione colpisce soprattutto la popolazione giovanile, con un giovane su tre persone che si trova senza lavoro. (10)
La delusione delle aspettative che un settore degli strati popolari egiziani ripose nel governo islamista, il peggioramento delle condizioni di vita, l’aumento dei prezzi dei beni essenziali hanno spinto una rinascita delle proteste sociali in Egitto. Una parte importante, anche se non ancora determinante, delle mobilitazioni si è verificato nei centri di lavoro con un incessante movimento di sciopero e sindacale, che ha avuto la sua rinascita dopo la caduta di Mubarak. Nel 2012, anno in cui ha assunto l’incarico Mursi, si sono svolti in Egitto circa 3400 proteste di carattere socio-economico. Intanto i Fratelli Musulmani, nonostante sbandierassero l’ideale della democratizzazione non hanno esitato a reprimere con maggiore durezza di Mubarak e dei militari i movimenti operai e sindacali. Nel giugno del 2012, cinque dirigenti sindacali sono stati condannati ad Alessandria a tre anni di carcere ciascuno per aver guidato lo sciopero di 600 lavoratori portuali (11). I Fratelli Musulmani hanno continuato il loro lavoro emettendo leggi sempre più repressive in materia sindacali e conflitti economici. Per fare un esempio, il Collegio degli Avvocati d’Egitto ha denunciato che la legge anti-sciopero redatta dal Consiglio della Shuria si basa sulla legge del 1923 attuata dai colonialisti britannici per sopprimere la rivolta del 1919.
Un settore coinvolto nelle mobilitazioni e scioperi economici è stato quello dei lavoratori del settore pubblico, che cercano di abbattere i piani di privatizzazione sviluppati dal governo Morsi e imposti dal FMI. I medici egiziani sono scesi in sciopero dal 1 ° ottobre al 21 dicembre 2012, chiedendo salari più alti e maggiori investimenti in infrastrutture mediche. All’inizio dell’anno accademico si sono svolte numerose proteste e scioperi degli insegnanti egiziani, e nonostante lo sciopero sia stato boicottato dal principale sindacato dell’istruzione che è nelle mani dei Fratelli Musulmani, il seguito di questo è stato certamente di massa. (12)
Presto gli scioperi parziali e settoriali sono passati ad avere un carattere economico più generale, per cui gran parte della lotta dei lavoratori egiziani si è diretta contro il “Piano di Adeguamento” imposto dal FMI a Morsi come condizione per continuare a ricevere i prestiti. Questo “Piano di Adeguamento”, contemplava tra l’altro un notevole aumento dei prezzi dei beni di consumo, nuove imposte indirette e aumento delle esistenti, licenziamento dei lavoratori pubblici e privatizzazione dei servizi pubblici. Questo programma ha portato l’Egitto ad una situazione d’impasse ancora più profonda , con l’inflazione che è aumentata del 10% e il tasso di disoccupazione salito a tassi non conosciuti.
Quando Morsi ha risposto alle proteste sociali con una svolta autoritaria alla sua politica, la lotta dei lavoratori ha preso una svolta politica convertendo le richieste economiche in rivendicazioni democratiche e contro la Costituzione. Ma i lavoratori non sono stati un fattore importante nelle proteste che hanno portato alla caduta di Morsi, gli operai diffidano dalla “intellighenzia liberal-laica” che guida l’opposizione a Morsi all’interno del Fronte di Salvezza Nazionale e diffidano delle dichiarazioni dei loro dirigenti el-Baradei e Musa contro gli scioperi. I lavoratori tuttavia non si sono collegati né hanno creato una forza politica indipendente per difendere coerentemente i loro interessi, nonostante alcuni settori operai hanno cominciato a unirsi ai partiti di sinistra, è il caso della Coalizione Democratica Rivoluzionaria.
La riforma Costituzionale è stato un altro degli elementi che ha generato forte agitazione sociale d’opposizione e gli scontri tra i sostenitori dell’opposizione e i sostenitori dei Fratelli Musulmani all’inizio di quest’anno. Questa riforma ha generato grandi controversie allo stabilimento della Sharia, la legge islamica come fonte principale della legislazione (13). Una fonte che è oggetto di interpretazione e chi stabilisce chi debba interpretarla è l’istituzione Al Azhar, dove i Fratelli Musulmani e i salafiti stanno raggiungendo la maggioranza, il che può portare ad un indurimento della legge, implicando l’ottenimento di un maggiore controllo sociale. Questa interpretazione può anche influenzare la stabilità della zona che esigono gli USA. Uno dei membri del consiglio di Al Azhar, Qaradawi ha dichiarato che “Lo diciamo a Israele: i loro giorni sono contati” e che “Dio può lasciare impunito l’oppressore per un po’, ma quando giunge il momento del giudizio, non c’è scampo”. Queste dichiarazioni hanno generato timore negli Stati Uniti e Israele, venendo ad essere un nuovo fattore nel ritiro del sostegno ai Fratelli Musulmani.
In definitiva la crisi e gli eventi che hanno portato alla caduta di Morsi sono stati il risultato della delusione di una parte dei settori popolari (piccoli contadini e commercianti), che avevano riposto certe aspettative nel suo governo che sono state tradite, della ribellione della classe media urbana che ha visto con terrore la deriva autoritaria e islamizzatrice del nuovo governo e il malcontento generale delle classi popolari ha portato all’isolamento sociale dei Fratelli Musulmani e il ritiro della fiducia da parte dell’Occidente per il loro governo.
Il governo islamico-liberale di Morsi
Le misure economiche e politiche che hanno generato i vari problemi descritti sopra, come base della rivolta popolare, hanno la loro naturale origine in chi le impulsa. Chi le impulsa è il governo Morsi e la sua composizione è coerente con le misure liberiste attuate in modo fedele alle richieste del FMI per sbloccare il prestito. I Fratelli Musulmani hanno accolto il liberalismo come propria politica economica dagli anni ’90 fino ad oggi, estremamente coerente con i suoi sostenitori nordamericani ed europei. Questo, combinato con l’Islamismo. Morsi ha legami con gli Stati Uniti, ma ha anche importanti legami con le potenze imperialiste regionali del Qatar (14) e Arabia Saudita, quest’ultima più sospettosa nei confronti dei Fratelli Musulmani e più incline al sostegno ai salafiti, con interessi a legare l’Egitto per continuare nel dominio dell’area.
E’ stato un governo – con 35 ministri – di composizione per lo più proveniente dai Fratelli Musulmani (islamici moderati e liberali) e con un certo peso di tecnocrati che provengono dagli strati superiori della società. Incorporava anche membri salafiti. Inoltre, c’era anche una certa continuità liberale del Governo Mubarak con alcuni membri salvati (15).
Così, 6 membri del governo Morsi già lo erano sotto il governo liberale di Mubarak, tra cui importanti personaggi come il Ministro degli Affari Esteri e il Ministro delle Finanze.
Altri 4 membri del governo appartenenti ai Fratelli Musulmani, tra cui il Ministero dell’Abitazione e il Ministro della Pubblica Istruzione, oltre lo stesso Morsi come Presidente della Repubblica Araba d’Egitto.
I militari, con i vincoli già visti con gli Stati Uniti, avevano un certo peso con il Maresciallo di Campo Tantawi responsabile del Ministero della Difesa e con il generale Ahmed Gamal come Ministro degli Interni. Un peso significativo nei ministeri che gli ha consentito il controllo interno della società egiziana e il controllo della regione del Medio Oriente per gli interessi statunitensi, europei e israeliani. Così è stato fino a quando sono stati sostituiti.
Gli strati superiori della società non sono rimasti fuori dal luogo dal quale dirigere direttamente i loro progetti della società per i loro interessi come classe, al di là dei Fratelli Musulmani e degli altri partiti liberali. Così, i ministeri degli Affari Sociali e dell’Energia Elettrica sono stati guidati da due imprenditori, uno dei quali Mahmoud Balbaa, capo della Egypcian Electric Holding Company.
Il rimpasto di governo è servito solo ad approfondire il potere dei Fratelli Musulmani, per controllare e stabilizzare il governo e, in questo modo, affrontare la crisi economica e sociale. Con l’incorporazione di altri 3 membri, in sostituzione degli indipendenti, per un totale di 10 nel governo, il maggior peso dei Fratelli Musulmani ha suscitato critiche e accuse da partiti di opposizione e dai salafiti.
E, senza che nessuno l’abbia denunciato, ha dato più peso agli imprenditori che partecipavano come indipendenti nel governo, con l’aggiunta di tre nuovi imprenditori, nonostante la sostituzione di uno degli iniziali, per dirigere vari ministeri: l’Aviazione civile, Comunicazioni e Tecnologia dell’Informazione e Questioni legali e Parlamentari.(16)
Il taglio liberale – che ha generato maggiori disuguaglianze sociali e povertà in tutto il mondo – del governo è la sua caratteristica fondamentale nella sua breve vita. Basta osservare la sua composizione e si constatata che il marchio dello stesso è la continuità della difesa dell’economia di mercato, già instaurata fin dai tempi di Anwar el-Sadat.
La composizione dell’opposizione a Morsi.
Di fronte a tutte le problematiche economiche, sociali e politiche, si erige una opposizione altamente eterogenea. Essa copre diversi strati della società, sia per gli interessi difesi e sia come supporto sociale che riceve. Ciò che li accomuna è la loro opposizione a Morsi, al Partito Libertà e Giustizia (Fratelli Musulmani) e ai salafiti del Partito Al Nour, che collaborano con loro, nonostante le critiche (17). Ma nelle rivendicazioni dell’opposizione ci sono differenze sostanziali in funzione dei loro interessi di classe.
Così quella che si conosce come opposizione si articola nel Fronte di Salvezza Nazionale, dentro del quale si trova la minoritaria Coalizione Democratica Rivoluzionaria (formata dai partiti di sinistra, socialisti, comunisti e progressisti).
In particolare all’interno del fronte si trovano:
Il principale liberale che dirige l’opposizione è Mohamed el-Baradei: è scelto come rappresentante e leader del fronte, il che dimostra la forza che hanno i liberali all’interno del fronte. E’ l’uomo fondamentale degli Stati Uniti, è noto il suo discorso davanti l’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica (AIEA) a difesa degli interessi del gendarme internazionale statunitense (l’intento della denuclearizzazione di tutti i paesi non alleati degli Stati Uniti e della UE). Attualmente si trova nel Partito della Costituzione, il quale sta studiando di unirsi al Partito Socialdemocratico Egiziano, anch’esso di taglio liberale. Nel 2011 era un perfetto sconosciuto in Egitto, senza alcun radicamento sociale. Ora sembra voler assumere il protagonismo, stimolato dagli Stati Uniti, per ottenere l’appoggio nella sua carriera politica. Con il suo discorso ripetitivo per l’ “unità nazionale” e la “riconciliazione nazionale” (18) vuole nascondere i problemi sociali ed economici; così vuole nascondere le differenze tra le classi sociali egiziane e favorire gli alti strati.
L’altro grande partito liberale, dentro il fronte, è il Nuovo Partito Wafdm, però di tendenza nazionalista. Propugna l’investimento produttivo privato nazionale ed un maggiore equilibrio nell’economia tra il settore pubblico e privato; politicamente cerca lo sviluppo completo della democrazia nello stile conosciuto in Occidente (“indipendenza” del sistema giudiziario, sistema “multipartitico”, “protezione” delle libertà politiche, …), così come el-Baradei. In termini pratici è per la gestione del paese da parte dei grandi imprenditori e banchieri. Il suo presidente è il magnate farmaceutico El-Sayyid el-Badawi, che dà un’idea della base sociale del partito. Ha raggiunto il 9,2% nelle elezioni presidenziali. (19)
I contadini si sono uniti al movimento di opposizione attraverso il Sindacato Generale degli Agricoltori in risposta al taglio dei diritti democratici e sociali, che li colpisce come strato sociale, contenuti nella Costituzione del dicembre 2012. (20)
I nasseriani del Partito Unito Nasserista sono un altro dei partiti importanti all’interno del fronte, il terzo per numeri di voti raggiunti. Ha un radicamento tra i lavoratori, soprattutto tra quelli del settore pubblico come ricordo dell’epoca di Nasser. Il presidente della centrale sindacale FESI, Abu Eita, è un membro del partito.
La Coalizione Democratica Rivoluzionaria del Fronte di Salvezza Nazionale: (21)
Il Partito dell’Alleanza Socialista Popolare è quello che ha il maggiore radicamento sociale tra tutti i lavoratori appartenenti alla coalizione. Conta sul sostegno degli operai di Jalid ‘Ali, Wa’il Gamal, Abu al-‘Izz al-Hariri e Abd al-Ghaffar Shukr, così come sul vice presidente della centrale sindacale FESI, Fatima Ramadan. (22)
Presenti anche, tra gli altri, il Partito Comunista d’Egitto, il quale conta su uno scarso radicamento, anche se in crescita, tra le masse, in quanto è stato illegale fino al 2011. Nonostante ciò è stato in prima linea nelle lotte operaie, come quelle nell’industria tessile di Mahalla al Kubra. Ciò che rivendica è una maggiore democratizzazione antimperialista per consentire la partecipazione delle masse popolari e la realizzazione delle esigenze economiche. Di fatto, fa una chiamata a restare in Piazza Tahrir fino a quando le richieste saranno soddisfatte. (23)
Contraddizioni all’interno dell’opposizione:
I lavoratori e i contadini hanno iniziato ad aderire a questo movimento di opposizione e all’attività politica di opposizione, come conseguenza delle condizioni di vita a cui sono stati gettati dalle politiche di Morsi. Questo, inevitabilmente si riflette nell’incremento della forza della coalizione e dei nasseriani contro i liberali, che si basano, principalmente sulle classi medie e alte della società e in parte sul intellighenzia e i giovani professionisti urbani , anche se possono attrarre sostegno di settori di lavoratori.
La maggioranza dei partiti di sinistra, della Coalizione, e i nasseristi sono per la ri-nazionalizzazione delle imprese privatizzate durante il governo di Mubarak e per l’imposizione di una tassa sulla ricchezza dei più ricchi, sui beni immobili e le transizioni finanziarie, misure che favoriscano gli interessi immediati dei lavoratori e la ricostruzione di parte dei servizi pubblici. Alleviare parzialmente il debito pubblico e le condizioni di vita dei lavoratori.
Invece i settori legati all’imperialismo sostengono una politica economica più orientata all’economia di mercato. Più dello stesso Morsi. Sono per un maggiore trasferimento dei diritti democratici, nello stile occidentale. El-Baradei non ha alcuna conoscenza in materia economica, di fatto non ha proposte concrete in questo ambito, il che dà un’idea di chi guiderà la politica economica nel caso sarà eletto Presidente, ovvero i mecenati già descritti. Queste politiche liberali si scontrano completamente con le proposte dei partiti di sinistra, anche se fanno alcune concessioni.
Gli eventi dell’anno presidenziale fino al finale rovesciamento di Morsi.
Tutto lo sviluppo dell’anno di governo di Morsi è stato caratterizzato da un accumulazione quantitativa di tensioni sociali. Conflitti basati sulle diverse lotte operaie e sui diversi strati sociali per la consecuzione dei miglioramenti nelle loro condizioni di vita, come già abbiamo visto nelle precedenti sezioni di questo articolo.
A questo, si sono aggiunti una serie di eventi politici che hanno portato una somma quantitativa all’insieme delle tensioni sociali, che erano presenti, e che hanno alla fine portato ad un salto di qualità nella situazione. Tutte le tensioni hanno portato all’incorporazione di sempre più persone – numericamente – e strati sociali al movimento che, finalmente e data la sua forza, ha rovesciato il governo di Morsi.
Il giorno dopo la sua vittoria elettorale viene sciolta la camera bassa, con poteri legislativi. Questa è decretata dall’esercito, a causa della denuncia di presunte irregolarità nelle elezioni presidenziali vinte da Morsi. L’esercito tiene nelle sue mani il potere legislativo. Questo porta le prime tensioni politiche tra le parti. Morsi cerca di ristabilirla un mese dopo. Infine, il 12 agosto 2012, Morsi ha approvato una nuova dichiarazione costituzionale nella quale passa nelle sue mani il potere legislativo (24), dato che il parlamento è sciolto, e annuncia la formazione di una Assemblea Costituente – capacità che spetta solo a Morsi – per emanare una nuova Costituzione. La centralizzazione del potere in Morsi porta le prime critiche dell’opposizione – ricordiamo che anch’essa in gran parte è legata agli interessi delle potenze imperialiste internazionali – in questa direzione.
L’assoluzione di 24 alte cariche del governo di Mubarak, nell’ottobre 2012, per la repressione esercitata nel febbraio 2011, rappresenta una nuova pietra miliare che genera scontri a Piazza Tahrir e il crescere delle tensioni sociali.
Alla fine, Morsi convoca l’Assemblea Costituente nel mese di novembre 2012, con una maggioranza di membri dei Fratelli Musulmani e Salafiti, il che scatena le denunce e le critiche di incostituzionalità per “non rappresentare l’insieme della società” – soprattutto gli indipendenti. L’Assemblea Costituente avvantaggia chiaramente l’insediamento del potere dei Fratelli Musulmani; ne hanno bisogno per stabilire un governo stabile che affronta la crisi dal punto di vista e interessi delle potenze internazionali, ma dando un peso considerevole all’Islamismo. Così, è redatta la Costituzione che sarà approvata in un referendum nel dicembre 2012. Sulla convocazione del referendum anche qui ricadono denunce di incostituzionalità da parte dell’opposizione. E, allo stesso tempo, coincide anche il rimpasto del governo Morsi che, ai primi di gennaio 2013, presenta i 10 nuovi ministri che hanno sostituito i precedenti e aumentano il peso dei Fratelli Musulmani. Si produce il ritorno in Piazza Tahrir, questa volta sono gli strati sociali che appoggiano l’opposizione quelle che prendono la piazza e si scontrano con la polizia e con gli strati popolari che sostengono i Fratelli Musulmani. Si verificano vari morti negli scontri (25).
Nel frattempo, avviene la reazione alle manifestazioni di Port Said. La repressione brutale della polizia provoca una quarantina di morti tra i dimostranti che protestavano contro le condanne a morte decretate contro gli ultras che causarono i gravi incidenti, di un anno fa, in una partita di calcio (26). Morsi decreta lo stato di emergenza e il coprifuoco nella zona. Un evento che aggiunge ancora più benzina ad una situazione già incendiata.
Come uscita dalla situazione di tensione sociale e di scontro, l’opposizione, insieme con i salafiti, offrono a Morsi una proposta di formazione di un governo di unità nazionale.
Nel marzo 2013 il Tribunale Superiore Amministrativo ha sospeso il processo delle elezioni legislative, approvato dal governo Morsi dopo l’adozione della Costituzione, per essere incostituzionale la legge elettorale. Resta in aria la decisione giudiziaria sulla formazione dell’Assemblea Costituente, la Costituzione redatta nella stessa e sul referendum. Infine, ai primi di giugno, il Tribunale Costituzionale egiziano dichiara nulla la legge elettorale con la quale si elesse la Camera alta del Parlamento (27), che all’epoca esercitava tutto il potere legislativo, e la composizione dell’Assemblea Costituente. A sua volta, ciò suppone che va contro la Costituzione e il referendum.
La crisi sociale è al suo apice e si produce un salto di qualità nelle tensioni sociali. Alla fine di giugno, l’opposizione torna in Piazza Tahrir. Si accampa lì finché non arrivano le dimissioni di Morsi e la convocazione di nuove elezioni. Obama abbandona l’appoggio a Morsi e gli chiede di convocare le elezioni presidenziali (28). L’esercito protegge la parte delle masse popolari dell’opposizione accampate a Tahrir per evitare che siano attaccate da parte delle masse popolari che sostengono i Fratelli Musulmani. Il 1° luglio l’esercito fissa un ultimatum di 48 ore a Morsi per soddisfare le richieste popolari. Si produce la crisi nel governo di Morsi con cinque dimissioni (29). Esso propone la creazione di un governo di unità nazionale, ma non si dimette. Per ordine del generale Al-Sisi l’esercito esce nelle strade, depone Morsi dalla guida del paese, prende ufficialmente il potere attraverso un colpo di stato e arresta Morsi. Si apre un processo di governo provvisorio con i militari, al capo del quale si trova Adli Mansur – fino ad allora Presidente della Corte Costituzionale – e lo sviluppo di una road map che porti a nuove elezioni presidenziali. Sia gli Stati Uniti come l’Unione Europea avallano l’azione dell’esercito e sperano che lo sviluppo di questo processo sia diretto verso un governo dell’opposizione, con il quale stabilizzare l’Egitto per raggiungere i propri interessi.
Conclusioni: governo Islamico-liberale vs governo Laico-liberale non è l’obiettivo dei lavoratori.
Gli interessi degli Stati Uniti e dell’UE sono coperti sia dal laicismo che dall’islamismo, a patto che difendano l’economia di mercato e consentano lo sviluppo degli interessi economici e geopolitici degli Stati Uniti e dell’UE. Ricorreranno a un formato o all’altro a seconda della situazione all’interno del paese e del loro rapporto politico con coloro che incarnano l’uno o l’altro. Mentre nell’Egitto 2012 promuovevano l’Islamismo-liberale, adesso è più funzionale, date le circostanze, il Laicismo-liberale. E viceversa, in altri paesi. Non pensano al laicismo nazionalista di forte intervento dello Stato e di nazionalizzazione dell’economia. Ugualmente, ha la sua influenza anche l’intervento del Qatar, che ha depositato i suoi interessi economici e politici nel governo islamico-liberale in Egitto; così attualmente si afferma una contraddizione nella zona con i suoi alleati internazionali.
Non c’è dubbio che la classe operaia e i contadini hanno i loro occhi e i loro sforzi rivolti al raggiungimento di migliori condizioni di vita; per questo cominciano ad agire con maggiore intensità, nella lotta politica dell’opposizione. Alla luce dei dati e dei fatti, è chiaro che tatticamente il governo laico-liberale è un passo avanti per poter far avanzare le loro lotte: che non gli siano vietati gli scioperi, che possano militare in partiti politici legali con maggiore ampiezza di movimento contro una ferrea persecuzione politica ecc. Ciò migliorerà la capacità d’organizzare un movimento operaio e rivoluzionario indipendente. Per questa ultima condizione è necessario che prestino attenzione ai loro alleati, per non lasciarsi ingannare da loro che cercano di portarli verso il liberalismo, verso gli interessi dell’imperialismo statunitense ed europeo, verso gli interessi dei grandi industriali e banchieri nazionali e internazionali. In ciò risiede lo slogan della riconciliazione nazionale e dell’unità nazionale al di là delle differenze di classe. Una unità nazionale che in questi momenti difficili vuole paralizzare il movimento operaio, come ha fatto proprio al-Badawi (Partito Wafd) e Amr Musa.
Prima o poi sarà necessario far saltare il fronte unico dell’opposizione per la risoluzione delle contraddizioni interne tra i diversi gruppi politici, tra le classi sociali che la compongono. Ovviamente sarà una volta raggiunto l’obiettivo, una volta stabilito uno stato laico, con ampi diritti democratici per i lavoratori, che sarà possibile questa maggiore capacità di movimenti della classe operaia e dei contadini. In questo processo del 2013 sembra che le forze operaie e popolari conseguano migliori successi economici e politici – che dipenderà in ultima analisi dalla sua forza – ma, come è dimostrato, sono destinati ad essere stretti, falsi e parziali nella pratica -in molti casi- e temporanei, sotto questa (e qualsiasi) forma di governo del regime capitalista.
1) La UE, USA e l’ONU evitano di qualificarlo come Colpo di Stato:
http://www.publico.es/internacional/458369/eeuu-la-ue-y-la-onu-evitan-hablar-de-golpe-de-estado-en-egipto
2) Appoggio di Obama a Morsi:
http://america.infobae.com/notas/53079-Obama-apoyo-a-Mursi-en-la-transicion-egipcia
http://www.ateneadigital.es/RevistaAtenea/REVISTA/articulos/GestionNoticias_3985_ESP.asp
3) La funzionalità di Morsi per la NATO nel conflitto siriano:
http://lamanchaobrera.es/siria-ese-conflicto-inventado-por-la-otan/
4) Aiuti economici:
http://internacional.elpais.com/internacional/2012/02/06/actualidad/1328556338_454142.html
http://es.globedia.com/fmi-viaja-egipto-negociar-ayudas-economicas
http://www.afrol.com/es/articulos/37732
http://www.rebelion.org/noticia.php?id=162613
5) Influenza dell’Esercito nell’economia:
6) http://www.nybooks.com/articles/archives/2011/aug/18/egypt-who-calls-shots/
7) Relazione tra Tantawi y gli USA:
http://movil.hechosdehoy.com/articulo_hh.asp?idarticulo=5927&accion=
8) Alcuni dati su chi è al-Sisi:
http://www.bbc.co.uk/mundo/noticias/2013/07/130702_egipto_jefe_ejercito_perfil_general_al_sisi_men.shtml
9) Aiuti economici degli USA all’esercito egiziano:
www.couriermail.com.au/ipad/nation-locked-in-a-deadly-stalemate/story-fn6ck51p-1225997761161
10) http://www.abc.es/internacional/20130705/abci-crisis-economica-acabo-gobierno-201307041859.html
11) Egypt Independent, 15 Ottobre 2012.
12) Egypt Independent, 21 Dicembre 2012.
13) http://www.20minutos.es/noticia/1663513/0/borrador-constitucion/egipto/articulos/
14) Aiuti economici del Qatar all’Egitto:
http://www.voltairenet.org/article179264.html
15) Composizione del Governo Morsi e la sua ristrutturazione con maggior peso dei FM:
http://www.rtve.es/noticias/20120802/mursi-nombra-nuevo-gabinete-politico-egipcio-miembros-del-antiguo-gobierno/553481.shtml
16) Rimpasto del Governo Morsi:
http://www.granma.cubaweb.cu/2013/01/07/interna/artic03.html
http://www.elmundo.es/elmundo/2013/05/07/internacional/1367929222.html
17) Appoggio dei Salafiti al governo Morsi:
http://www.elperiodicodearagon.com/noticias/internacional/los-salafistas-cierran-filas-con-mursi-y-rechazan-peticion-de-elecciones-presidenciales-anticipadas_827466.html
http://es.noticias.yahoo.com/aliados-salafistas-mursi-piden-seguidores-respetar-paz-142044788.html
18) Discorso ripetitivo di El Baradei in merito all’unità di tutti gli egiziani:
http://www.elconfidencial.com/ultima-hora-en-vivo/2013/04/baradei-reconciliacion-egipcia-lograr-estabilidad-economica-20130408-124864.html
http://www.elperiodico.com/es/noticias/internacional/baradei-dice-que-plan-militar-paso-hacia-reconciliacion-2461069?utm_source=rss-noticias&utm_medium=feed&utm_campaign=portada
19) Risultato elettorale del Partido Wafd:
http://es.wikipedia.org/wiki/Nuevo_Partido_Wafd
20) L’incorporazione dei contadini nel Fronte di Salvezza Nazionale:
http://www.egyptindependent.com/news/head-farmers-syndicate-talks-about-their-continuing-battle
21) Componenti della Coalizione Democratica Rivoluzionaria:
http://en.wikipedia.org/wiki/Revolutionary_Democratic_Coalition
22) Implementazione del Partito dell’Alleanza Socialista Popolare:
http://www.rebelion.org/noticia.php?id=162613
23) Richieste del Partito Comunista d’Egitto:
http://resistencialibia.info/?p=6004
http://www.socialismes.be/Declaration-du-parti-communiste-Egyptien-La-revolution-menacee_a2207.html
http://www.pazysolidaridad.ccoo.es/ficheros/documentos/33_e%2001.02.2011%20Declaraciones%20del%20Partido%20Comunista%20Egipcio.pdf
https://almacenindependenciaysocialismo.wordpress.com/2011/02/14/el-partido-comunista-de-egipto-exige-la-convocatoria-de-una-asamblea-constituyente
24) Decreto di Morsi con il quale assume il potere esecutivo:
http://www.publico.es/internacional/440933/mursi-jubila-al-mariscal-tantawi-y-quita-poder-al-ejercito
25) Conflitto di inizio anno
http://www.excelsior.com.mx/2013/01/30/881888
26) Repressione di Port Said:
http://lamanchaobrera.es/siria-ese-conflicto-inventado-por-la-otan/
27) Dichiarazione di annullamento dell’Assemblea Costituente:
http://internacional.elpais.com/internacional/2013/06/02/actualidad/1370173705_556654.html
28) La perdita del favore di Obama, adesso non è utile per il controllo del paese:
http://www.aurora-israel.co.il/articulos/israel/Titular/52276/
29) Dimissioni di 5 ministri del Governo di Morsi:
http://www.expansion.com/2013/07/02/economia/politica/1372766895.html