Schiattamm’e palle ‘e Marchionne.
Quando a settembre i compagni di Pomigliano alla festa nazionale del nostro Partito dicevano “facciamo scoppiare le balle che racconta Marchionne” avevano più che ragione. Ne troviamo una conferma su Il Sole 24 ore (un giornale dove i padroni scrivono quello che pensano e non quello che vogliono farci pensare, a questo servono tutti gli altri mezzi di informazione)
In un articolo di sabato 12 ottobre Ecco come nasce la liquidità di Fiat di Antonella Olivieri, si scopre che:
«A fine 2001 Fiat aveva in cassa 2,1 miliardi di liquidità , una cifra pari al 6,5% del suo debito di allora. Dieci anni dopo, a fine 2011, la cassa è lievitata a 17,5 miliardi, pari al 65,5% dei debiti finanziari. »
«Una storia il cui inizio è riconducibile all’approdo nel gruppo del manager italo-canadese (giugno 2004) e che evidenzia una netta accelerazione a partire dall’avvio dell’operazione Chrysler. È infatti da inizio 2005 che il profilo della liquidità della casa torinese comincia a distaccarsi da quello dei concorrenti europei…»
«… Marchionne ha spiegato la politica di mettere fieno in cascina con diverse argomentazioni, tra cui quella di essere pronti a cogliere eventuali opportunità , ma soprattutto con l’esigenza di poter far fronte alle turbolenze dei mercati finanziari e alla debolezza del mercato dell’auto. C’è poi comunque una parte del tesoretto che è da considerare “immobilizzato” in vista del completamento dell’acquisizione di Chrysler. …».
Quindi:
Non è vero che FIAT non ha soldi per fare investimenti, anzi. Preferisce chiudere gli stabilimenti in Italia o ridurne la produzione.
FIAT non fa investimenti oggi, in periodo di crisi del mercato, perché si sta trasformando sempre più da industria manifatturiera a cassaforte finanziaria
In realtà le aziende che veramente vogliono produrre, fanno investimenti e innovazione (quanto si riempiono la bocca con questa parola i soloni nostrani!) proprio nei momenti di crisi, se c’è la possibilità , per creare le premesse per uscire dalla crisi prima e meglio degli altri.
I 20 miliardi di investimenti promessi sono solo sulla carta e, a questo punto lo dicono anche coloro che colpevolmente avevano abboccato alle promesse di Marchionne, mai si vedranno.
Marchionne da solo guadagna quanto 1.037 dei suoi dipendenti.
Non aspettiamo che si portino via ancora un altro pezzo di industria italiana. L’unica soluzione è eseguire il dettato costituzionale e espropriare la FIAT e consegnarla ai lavoratori. Già il popolo italiano questa azienda l’ha già pagata. L’ha pagata quando l’ha salvata dai tedeschi nel 1945. L’ha pagata in questi anni almeno tre volte il suo valore con contributi statali. L’ha pagata ogni giorno col lavoro massacrante dei suoi operai.