«Ho l’ultima immagine di Bertinotti con un crocefisso ad un tavolo di conferenze di comunione e liberazione. Oggi in una trasmissione dice che nessuno deve parlare per vent’anni di comunismo. Bene. Se solo lo avesse detto nel 1994 non lo avremmo fatto segretario e oggi le cose per l’Italia e i comunisti andrebbero molto meglio». Così Marco Rizzo, segretario generale del Partito Comunista.
Risultati del II congresso nazionale
Si è concluso il 2° Congresso Nazionale del Partito Comunista dopo due giorni di discussione tra i delegati con l’approvazione a larghissima maggioranza del documento politico nazionale, delle modifiche allo statuto e del nuovo regolamento finanziario. Il congresso ha inoltre eletto il nuovo Comitato Centrale, la commissione di garanzia e controllo che sarà presieduta dal compagno Tulli. La prima riunione del Comitato Centrale ha eletto a voto segreto e all’unanimità, il compagno Marco Rizzo a Segretario Generale ed il compagno Canzio Visentin a Tesoriere Centrale e responsabile legale del Partito.
Saranno presto disponibili sul sito del partito i documenti, gli ordini del giorno ed il materiale approvato al congresso. Il riassunto delle iniziative dei due giorni, gli interventi saranno pubblicati sul sito di Riscossa.
ATTENTATO A BERLINO (Dichiarazione di Marco Rizzo, Segretario del PARTITO COMUNISTA).
Oltre al dovuto cordoglio per le famiglie delle vittime, non possiamo per l’ennesima volta limitarci alle solite raffazzonate e ripetitive analisi. (Abbiamo usato le stesse parole dopo le stragi del Bataklan e a Nizza). Stupiti e nauseati dall’abitudine con cui cominciamo a vedere il sangue ovunque, crediamo sia necessario a questo punto ribadire subito alcuni punti fermi.
1. Le origini del terrorismo islamico (a partire dai mujaidin afghani contro l’Armata Rossa per finire alle cosiddette “primavere arabe) sono frutto di azioni sconsiderate dell’Occidente, come ha recentemente “confessato” Hillary Clinton. Non riconoscerlo e rinnegarlo diventa un suicidio.
2. L’imperialismo USA e UE continua imperterrito a saccheggiare risorse prime dai paesi poveri del mondo, esportando guerra e finanziando (tramite paesi suoi alleati come l’Arabia Saudita) il terrorismo dell’Isis. Altro che “esportazione della democrazia”.
3. Gli ultimi bastioni di Stati laici (ieri la Libia di Gheddafi oggi la Siria di Assad) sono stati sottoposti a devastanti golpe i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti.
4. Le possenti migrazioni , dovute a guerra ma anche molto alla fame e alle condizioni di vita, sono funzionali, per l’Unione Europea e la globalizzazione capitalistica alla costituzione di un “esercito industriale di riserva” teso a cancellare i residui diritti dei lavoratori nel continente europeo (è’ di poche ore fa la proposta di elargire 10mila euro per l’allocazione di ogni migrante). In conclusione le uniche cose sensate che si possono auspicare sono: A) Fine di ogni intervento militare e di ogni finanziamento diretto o indiretto dell’Occidente alle formazioni estremiste islamiche. Rottura immediata di ogni relazione politica ed economica con i paesi che aiutano il terrorismo come Arabia Saudita e altri Paesi del Golfo. C) Istituzione di una legge italiana ed europea sul “salario minimo”, cioè nessun lavoratore (autoctono o straniero) può scendere al di sotto di un livello di salario prestabilito per legge, evitando così razzismo e guerre tra poveri. D) Fine dello sfruttamento e commercio diseguale delle materie prime tra Occidente e Terzo Mondo. Tutto il resto è “fuffa” politica, in attesa della prossima strage oppure della terza guerra mondiale ( l’attentato dell’ambasciatore russo in Turchia potrebbe esser il nuovo causus bellis alla Sarajevo 1914) verso cui ‘galoppiamo’ velocemente.
ROMA. MUSTILLO (PC): «GIUNTA RAGGI NON E’ ALTERNATIVA»
«L’arresto di Marra conferma l’esistenza di un sistema di potere ben radicato a Roma. Non deve passare in secondo piano la circostanza che ad essere arrestato con Marra è un noto costruttore romano. Qui sta il punto: i cinque stelle non sono stati in grado di essere una vera rottura col sistema di potere che domina Roma da anni.» Così Alessandro Mustillo, segretario del Partito Comunista di Roma. «Assumere una persona legata alle vecchie amministrazioni, con un ruolo così importante, è una responsabilità politica precisa. La magistratura faccia il suo corso, a noi spetta un giudizio politico: chi sceglie la Muraro sceglie la continuità con Cerroni, chi attribuisce incarichi a Marra sceglie la continuità con il sistema di potere dei palazzinari e mafia capitale. Il resto sono slogan da campagna elettorale. Il PD fa schifo, la destra pure, i cinque stelle non sono l’alternativa».
Ancora morti sul lavoro. Un operaio muore alla FCA di Termoli.
Ad una settimana dalla morte sul lavoro del giovane operaio di una fabbrica torinese, ancora una morte, e ancora durante il turno di notte: questa volta alla F.C.A (ex FIAT) di Termoli. Si trattava di un operaio con problemi di salute che aveva chiesto e non ottenuto l’esonero dal turno di notte di otto ore. Il Partito Comunista esprime il proprio cordoglio alla famiglia e la propria solidarietà ai colleghi dell’operaio rimasto ucciso dall’estenuante ed inumana continua ricerca del massimo profitto che il capitalismo esercita sulle spalle della classe lavoratrice.Il Partito Comunista condanna i padroni, i sindacati collaborazionisti e i partiti di governo corresponsabili di questa ennesima tragedia e chiama alla lotta e alla organizzazione i lavoratori.
GENTILONI E’ LA REINCARNAZIONE DI RENZI.
La scelta di Gentiloni come Presidente del Consiglio rappresenta la completa prosecuzione del governo Renzi e delle sue politiche, della fedeltà del governo italiano alla UE, alla Nato e agli interessi della Confindustria e della finanza. Una vera e propria reincarnazione di Renzi nel nuovo Presidente del Consiglio, la cui figura è un evidente segnale per “rassicurare” la finanza e le istituzioni internazionali. Si cambia il presidente del consiglio per mascherare l’assoluta continuità delle politiche e degli interessi che sono alla base di esse. Il referendum costituzionale ha evidenziato la volontà dei settori popolari di questo paese di un cambio di passo, di una rottura con le politiche che oggi vengono poste in totale continuità. La risposta è un cambiamento fittizio che servirà solamente a mettere al riparo i risultati delle politiche antipopolari di questi anni.
Le opposizioni presenti in Parlamento non sono realmente alternative agli interessi del grande capitale. Rappresentano solo diversi settori di esso in contrasto tra loro per determinare le rispettive quote di profitto, ma uniti nell’attacco ai diritti dei lavoratori, ai salari, nel peggioramento delle condizioni di vita delle classi popolari.
Nel motivare il nostro No convinto alla riforma costituzionale, avevamo ricordato fin da subito che tale battaglia non era una lotta contro Renzi, come in precedenza non lo è stata contro Monti, Berlusconi ecc. Abbiamo affermato che un semplice cambio alla guida del governo non avrebbe determinato automaticamente alcuna differenza negli indirizzi generali delle politiche dell’esecutivo. Allo stesso tempo ricordiamo che nelle forze attuali, espressioni di interessi che sono altri rispetto a quelli della classe operaia e dei ceti popolari, non esiste alcuna reale soluzione in favore del popolo, ma solo nuove forme di prosecuzione delle politiche in favore dei monopoli.
Il Partito Comunista chiama i lavoratori, i giovani, i pensionati, i disoccupati ad unirsi e rafforzare le strutture del partito, ad aiutarci ad organizzare a partire dalle lotte, le condizioni per la resistenza popolare ed il contrattacco. A non cedere alle illusioni dei partiti di governo e delle opposizioni che non mettono in discussione l’assetto capitalistico della nostra società, la permanenza dell’Italia nella Nato e nella UE che rappresentano un’alternativa tutta interna alle stesse logiche di questo sistema. Solo il rafforzamento del Partito Comunista, delle organizzazioni sindacali di classe, del Fronte della Gioventù Comunista, solo l’organizzazione delle lotte può far avanzare i rapporti di forza per il rovesciamento di questo sistema di sfruttamento.
RIZZO (PC): “SINISTRA CHE CERCA ACCORDI E’ DA RICERCA ANTROPOLOGICA”.
“Vedendo la reazione delle forze di sinistra alla crisi del governo Renzi, penso che non si impari mai dai propri errori. Ancora una volta si tornano a proporre improbabili alleanze e contenitori. A vederli sembrano più interessanti per una ricerca antropologica che per un’analisi politica.” Così Marco Rizzo, segretario generale del Partito Comunista intervenendo all’apertura del congresso del Fronte della Gioventù Comunista. “Noi comunisti – conclude la nota – non siamo interessati a nessuna forma di alleanza con chi sostiene la UE, la permanenza dell’Italia nella Nato, che sono le premesse delle politiche antipopolari.”
Sull’esito del referendum costituzionale e le dimissioni di Renzi.
L’esito del referendum ha segnato una pesante sconfitta per il governo Renzi, per il sistema di potere che in questi anni ha interpretato in modo più conseguente e risoluto gli interessi del grande capitale e applicato le politiche antipopolari richieste dalla UE. E’ un segnale importante che il popolo italiano abbia rifiutato il ricatto messo in atto dai media, dalle istituzioni europee, dalle cancellerie internazionali, dagli industriali che hanno ammonito su possibili esiti disastrosi di questa consultazione in caso di vittoria del no. Con una elevata partecipazione popolare, anche in considerazione di una questione tanto tecnica, complessa, e certamente mal spiegata in questi mesi di campagna referendaria, la classe operaia e le masse popolari hanno respinto il tentativo di riforma della Costituzione e la politica del governo.
Dai dati delle sezioni appare evidente una netta vittoria del No, con le sole eccezioni della provincia autonoma di Bolzano da una parte, dove pesa l’indicazione delle forze locali, e dall’altra di Emilia Romagna e Toscana, dove permane un’adesione fideistica nella continuità in cui il vecchio tessuto di radicamento del PCI è stato inglobato nel sistema di potere clientelare del Partito Democratico. Ma anche in questo caso, come era stato nelle recenti amministrative è il voto di classe a pesare contro il PD e il suo sistema di potere. Dove maggiore è l’impatto della crisi, più elevata la disoccupazione, maggiore il peso delle politiche antipopolari, dei tagli sociali, come nel Sud Italia e nelle periferie delle grandi metropoli, più ampia e consistente risulta la vittoria del No. Una presa di posizione che non si limita certamente al quesito referendario, ma che manifesta tutta l’insofferenza contro un sistema di potere asservito agli interessi del capitale, verso le politiche antipopolari volute dalla UE che hanno consentito il salvataggio dei profitti della finanza e delle grandi imprese sulle spalle dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani.
Il Partito Comunista saluta il risultato del referendum come un segnale largamente positivo. Ringrazia le migliaia di militanti e simpatizzanti del Partito impegnati in queste settimane nella propaganda referendaria per il no. Tuttavia siamo ben coscienti che la strada che abbiamo davanti è tutta in salita. L’esito del referendum di per sé non cambia l’assetto politico istituzionale del Paese. Vige oggi in Italia una Costituzione che ha in sé le modifiche peggiorative del pareggio di bilancio e del titolo V introdotto con la modifica costituzionale del 2001, che questo referendum non ha cancellato. Siamo in una condizione in cui i rapporti di forza continuano ad essere assolutamente sfavorevoli per la classe operaia e le masse popolari. Anche le norme più progressive inserite nella costituzione del ’48 ed oggi ancora in vigore non hanno impedito negli anni lo schiacciamento dei diritti dei lavoratori, una diffusa ineguaglianza economica e sociale, la partecipazione dell’Italia a guerre, e così via. Tutto ciò chiama i comunisti ad un lavoro più serrato ed incisivo.
Abbiamo imparato dalla storia recente che la caduta di un governo non determina automaticamente l’inversione delle politiche antipopolari. Non prepara, in queste condizioni di arretratezza, l’arrivo di un governo legato agli interessi della classe lavoratrice. Lo abbiamo visto con Berlusconi, poi con Monti, Letta e poi con Renzi: quale sia la forma, attraverso elezioni o mediante nomina di un governo tecnico, non muta l’insieme dei rapporti di forza, non muta l’indirizzo antipopolare delle politiche dei governi, non cambia la subalternità delle scelte degli esecutivi agli interessi di Confindustria, della finanza, della permanenza nel sistema di alleanze imperialiste dalla UE alla Nato. Ogni governo ha segnato inasprimento delle politiche di attacco ai diritti dei lavoratori, compressioni salariali, riduzione dei diritti, privatizzazioni e tagli dei fondi alla sanità, all’istruzione al settore sociale.
Gli scenari del referendum determinano un rafforzamento immediato di forze politiche che non rappresentano alcun cambiamento reale per i lavoratori. Né il Movimento Cinque Stelle, né le forze populistiche e reazionarie che si addensano intorno alla Lega e a Fdi rappresentano un’opzione favorevole agli interessi popolari. Mai come in questo momento per i comunisti è necessario serrare le fila, incrementare il lavoro politico, il radicamento di classe, rafforzando le lotte e l’organizzazione. Il Partito Democratico guidato da Renzi, resta in ogni caso il partito di maggioranza relativa. Una posizione che non si è indebolita, ma che è risultata irrigidita da questo referendum. La borsa in calo, il valore dell’Euro, lo spred in salita sono pronti a continuare quella condizione di terrorismo sociale già vista in queste settimane, per spingere il consenso nuovamente sul vecchio asse di governo. Il voto di protesta individua al contrario forze che non rappresentano alcuna rottura reale con il sistema capitalistico. La condizione attuale dei rapporti di forza in Italia ci dice chiaramente, senza coltivare alcuna illusione, che i lavoratori, i pensionati, i disoccupati saranno chiamati ancora una volta a scegliere tra opzioni che non rappresentano i loro interessi.
Compito di noi comunisti è aprire in questo scenario spazi di manovra per un’azione di rottura con il sistema di potere del capitale e le sue alleanze internazionali, unica opzione in grado di rappresentare effettivamente gli interessi delle grandi masse popolari. E’ un processo che non si realizza in un giorno, che parte da una condizione di assoluta arretratezza, ma è l’unico percorso in grado di garantire alla rabbia popolare la giusta direzione e guida nel processo di liberazione dall’oppressione capitalistica. Serriamo le fila, prepariamoci agli scenari del futuro, rafforziamo le lotte sociali ed il ruolo del Partito, lottiamo per invertire i rapporti di forza oggi sfavorevoli, per dare all’Italia la possibilità di un’uscita da questa crisi che rifiuti la falsa alternativa tra vecchie e nuove forze reazionarie legate agli interessi del capitale.
REFERENDUM. RIZZO (PC):«RENZI PERDE. TERRORISMO DI UE E FINANZA NON PASSA»
Dichiarazione di Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista. «Nonostante il terrorismo delle istituzioni europee e della grande finanza il popolo italiano ha detto no ad una riforma voluta da UE e padroni. Un buon segnale, ora serve una lotta vera contro l’Unione Europea, la NATO e la globalizzazione politica per cambiare davvero. Meno conta questa politica asservita piu’ diventa rissosa. I poteri veri temono solo il ribaltamento dei rapporti di forza tra proletariato e élite capitalistiche.».
PC a Cuba per i funerali di Fidel Castro.
Una delegazione del Partito Comunista è a Cuba in questi giorni per le esequie e le cerimonie di commemorazione di Fidel Castro, per partecipare insieme a tutto il popolo cubano al dolore per la scomparsa del compagno Fidel Castro e per riaffermare la nostra fedeltà agli ideali della rivoluzione socialista cubana e la solidarietà internazionalista dell’Italia con Cuba socialista.
A Roma sabato 3 dicembre dalle ore 17.30 si terrà una fiaccolata che da Piazza Albania raggiungerà l’Ambasciata di Cuba in Via Licinia. Il Partito Comunista e il Fronte della Gioventù Comunista invitano tutti i compagni, gli amici di Cuba, a partecipare. Sarà presente il SG Marco Rizzo.
PC Messina: cordoglio per le vittime dell’ennesima strage sul lavoro
La classe lavoratrice del nostro paese si trova ancora una volta costretta a piangere i suoi morti sul lavoro e ancora una volta sono marittimi nello Stretto. L’ennesima strage di lavoratori – che arriva poco dopo la morte di un marmista a Carrara e di un altro operaio al Porto di Salerno – è avvenuta nel primo pomeriggio del 29 novembre, con la morte di 3 lavoratori e 6 feriti, di cui 1 gravissimo, al Molo Norimberga del porto di Messina sulla Nave Sansovino – Siremar, che dopo 27 anni di vita, appartiene adesso al gruppo monopolistico privato “Società di Navigazione Siciliana”, holding posseduta al 50% rispettivamente dalle società armatrici Liberty Lines (ex Ustica Lines) e Caronte&Tourist, delle famiglie Morace, Franza, Matacena e Francantonio Genovese.
Il Partito Comunista di Messina, nell’attesa di apprendere ulteriori informazioni sulla dinamica dei fatti, esprime il proprio profondo dolore e cordoglio ai familiari, amici e colleghi dei marittimi che hanno perso la vita nel corso delle loro funzioni in una delicata operazione d’intervento in una cisterna di gas che richiede misure di sicurezza e di prevenzione di alto livello. E’ evidente che così non è stato, come è altrettanto chiaro che la dinamica è simile ad altri “incidenti” avvenuti durante la manutenzione di serbatoi in cui i lavoratori operano in ambienti pericolosi senza essere spesso messi nelle condizioni per farlo in sicurezza. Invitiamo pertanto alla più alta vigilanza i lavoratori e le organizzazioni sindacali affinché venga appurata la verità e, a tal proposito, denunciamo la propensione che si intravede nelle prime dichiarazioni rilasciate da esponenti del gruppo Caronte&Tourist che tende a scaricare, come spesso accade, le responsabilità sui lavoratori stessi.
Troviamo ipocrite le lacrime dell’armatore privato, di Renzi, del Ministro Poletti e del Presidente Mattarella. Le tante morti sul lavoro a livello nazionale rendono ormai sempre più evidente come non possono esser derubricate ad “incidenti” e al “destino”. All’elevato sviluppato tecnologico e scientifico dovrebbe corrispondere un sempre maggiore livello di sicurezza nei posti di lavoro ma così non è a causa della logica del profitto che è più importante della sicurezza e prevenzione della salute e vita dei lavoratori, considerati dei costi improduttivi per il padronato supportato dal governo che depenalizza e deregolamenta costantemente le norme sulla sicurezza con la complicità in alcuni casi anche dei sindacati collaborazionisti e dell’inesistente controllo degli apparati statali preposti, che si associa a sempre più insistenti pressioni, ricatti e ritmi-turni di lavoro elevati con l’applicazione del Jobs Act.
Per questo società armatrice e governo sono responsabili di queste morti al di là degli aspetti penali del caso, essendo fautori delle politiche di cancellazione delle protezioni, taglio delle risorse e dei diritti che i lavoratori pagano con le loro vite. Nelle stesse ore in cui morivano i marittimi a Messina arrivava la notizia del ridimensionamento dell’accusa nei confronti del padrone di Eternit e la prescrizione di molte morti di cittadini e lavoratori per amianto. La realtà è quindi che si continua a morire sul lavoro nell’indifferenza e complicità di padroni, istituzioni e mass-media. Non è sufficiente reclamare adeguamenti legislativi delle norme sulla sicurezza nelle navi e porti come stanno facendo i sindacati dei trasporti di CGIL-CISL-UIL ma è una necessità urgente la mobilitazione dei marittimi e l’unità e la lotta dell’intera classe lavoratrice per rompere la gabbia padronale e conquistare persino il diritto a vivere e non morire sul posto di lavoro, per condizioni di sicurezza e salute sul lavoro adeguate con il controllo operaio e la cancellazione del Jobs Act.
Partito Comunista, Messina, 29/11/2016