Referendum Autonomia. Il PC invita all’astensione

Referendum Autonomia. Il PC invita all’astensione

La posizione del Partito Comunista per il Referendum Regionale lombardo del 22 Ottobre sull’autonomia è netta: astensione.

Astensione perché tutte le rivendicazioni a sostegno del referendum portate dalle forze politiche che lo promuovono, oltre a fondarsi su una retorica sterile e di bassissima caratura, non avrebbero le gambe per camminare da sole.

Astensione perché la partecipazione, anche solo per votare no, a questo tipo di referendum, legittimerebbe di fatto un dibattito e uno stato delle cose che non hanno ragione di esistere.

Per noi Comunisti, l’autonomia di governo locale e la riorganizzazione dello Stato centrale non sono feticci da preservare. Al contrario, le strutture amministrative, specie nel nostro paese, denunciano quotidianamente un bisogno estremo di rimodulazione, che tuttavia, entro i canoni del sistema economico sul quale sono state calibrate, sarebbe inutile oltreché impossibile. Lo stesso dibattito, seppur in un contesto differente, si sviluppò all’interno del PCI negli anni della Costituente: riguardo alle autonomie locali, la preoccupazione principale era quella di non replicare le strutture amministrative del fascismo, sebbene esistesse una preferenza di fondo per una certa de-centralizzazione. Tuttavia, la considerazione strategica fece prevalere la preferenza per una forma accentrata di potere amministrativo, nella convinzione (giusta) che un PCI forte avrebbe costituito un bastione contro le derive fascistoidi (prima) e capitaliste (poi) che inevitabilmente si sarebbero presentate, per compiere il traghettamento verso una società di unità di classe (lavoratrice), e non di capitali.

Proviamo a ragionare. Se la Lombardia, o il Veneto, chiedessero e ottenessero dallo Stato Centrale maggiori autonomie per quanto riguarda le materie elencate al comma 3 dell’art 117 Cost. ad esse sarebbero automaticamente trasferiti anche i vincoli che restringono la capacità di manovra dell’autorità centrale per quel che riguarda la capacità e la possibilità di spesa e ripartizione delle risorse. Il cavallo di battaglia degli ‘autonomisti’, incredibilmente non tiene in conto le limitazioni che già oggi vengono imposte dal Patto di Stabilità e Crescita. O, più probabilmente, lo tengono in conto ma stanno giocando in cattiva, cattivissima fede. E’ fortemente dubbio che le risorse addizionali che la Lombardia otterrebbe verrebbero impiegate per l’edilizia scolastica fatiscente, per il miglioramento delle condizioni lavorative e dei livelli di servizio nella sanità pubblica, per il lancio di un grande piano di edilizia residenziale pubblica, per la ristrutturazione profonda del tessuto industriale lombardo e per la bonifica ambientale di una regione, come la Lombardia, massacrata da decenni di speculazioni economiche condotte a danno del suolo e dell’acqua.

Pur essendo la regione più ricca d’Italia, la Lombardia è la regione con uno dei più alti tassi di sperequazione sociale del paese. Il 6,4% della popolazione lombarda, secondo una stima prudenziale, vive in stato di severa deprivazione materiale. Tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni, il 18,6% non studia e non lavora, e il tasso di occupazione tra i giovani 15-24 è in calo lento ma costante (vuol dire che aumenta la disoccupazione, anche quella nascosta dalle statistiche ufficiali).

Dal punto di vista finanziario, in Lombardia si concentra il 29,7% della ricchezza finanziaria italiana, per un ammontare di 267 miliardi di € (su quasi 900 miliardi di €, dati 2013). Nella sola Città Metropolitana di Milano, circa 71.000 famiglie detengono 148 miliardi di €. Se dovesse vincere il SI al referendum consultivo, si adotterebbero programmi politici finalizzati a redistribuire questa ricchezza la cui fonte principale sono le rendite finanziarie e immobiliari? O, al contrario, con questa nuova disponibilità finanziaria, i governi regionali avrebbero l’opportunità per esacerbare ancora di più il divario socio-economico adottando politiche collocate nel solco del liberismo capitalista e secondo i dettami del Patto di Stabilità e Crescita?

Il potere e, in questo caso, i soldi, vengono gestiti nell’interesse di chi è sufficientemente organizzato e coeso per poterlo fare. La favola della politica come gestore del bene collettivo, che agisce nell’interesse comune è, appunto, una bella favoletta, quando viene raccontata nelle nostre democrazie liberali rappresentative. La cruda realtà è che, oggi, ad essere organizzati sono i padroni, non i lavoratori, che riescono a coordinarsi non solo per mandare al potere i loro lacchè (e la Lega Nord, così come i neo-fascisti, sono oggi la classe politica che si sta accreditando sempre più verso questi poteri) ma anche per convincere i lavoratori di essere dalla stessa parte della barricata.

Ecco qual è il senso della nostra astensione: andare a votare, per esprimere un NO, legittimerebbe di fatto una struttura politica concepita per soddisfare e asservita agli interessi della classe padronale.

 

 

 

Condividi !

Shares
L’alternanza scuola-lavoro è sfruttamento, sostegno alle mobilitazioni studentesche

L’alternanza scuola-lavoro è sfruttamento, sostegno alle mobilitazioni studentesche

Il Partito Comunista sostiene le mobilitazioni studentesche che oggi, con la parola d’ordine dello sciopero dell’alternanza hanno portato in piazza migliaia di studenti. In particolare il PC appoggia la piattaforma rivendicativa promossa dal Fronte della Gioventù Comunista, che ha avuto il merito di coinvolgere decine di migliaia di studenti delle classi popolari, degli istituti tecnici e professionali e delle scuole di periferia delle grandi città.
Il progetto dell’alternanza scuola-lavoro promossa dai governi Renzi-Gentiloni non rappresenta un percorso formativo per gli studenti, ma uno strumento per lo sfruttamento di manodopera gratuita. Si insegna agli studenti ad essere futuri lavoratori sfruttati e privi di diritti, perché ciò risponde alle esigenze della società capitalistica oggi. Non è un caso che Confindustria abbia applaudito a un tale scempio, né che le principali aziende italiane e internazionali siano corse ad accaparrarsi con protocolli migliaia di lavoratori gratuiti nelle scuole per i prossimi anni.
Bene hanno fatto gli studenti a scendere in piazza oggi per richiedere salario e diritti in alternanza. Una richiesta che mira a spezzare ogni ricorso all’alternanza come strumento di competizione con i lavoratori e come forma per abbattere il costo del lavoro a vantaggio delle imprese.
Il PC si associa alle loro richieste e invita a proseguire nella lotta per una scuola realmente formativa, in cui le scelte di indirizzo siano determinate dalle capacità e dalle attitudini degli studenti e non dalla condizione economica delle famiglie di provenienza. Una scuola del genere potrà esserci solo in una società in cui il potere sia nelle mani dei lavoratori e non dei grandi monopoli; in cui l’istruzione sia concepita come fattore di inclusione e progresso sociale, e non come strumento di divisione di classe e oppressione; in cui il rapporto tra scuola e lavoro sia visto nell’interesse generale della società e specialmente nell’interesse dello studente, futuro lavoratore e non come strumento per garantire ulteriori margini di profitto al capitale. Per questo invitiamo gli studenti – conclude la nota – a legare le proprie giuste rivendicazioni con quelle dei lavoratori, a lottare fianco a fianco, a partire dal prossimo sciopero generale del 27 ottobre.

Uff. Politico
Partito Comunista

Condividi !

Shares
RIZZO (PC): «ILVA. I COMUNISTI APPOGGIANO LO SCIOPERO AD OLTRANZA».

RIZZO (PC): «ILVA. I COMUNISTI APPOGGIANO LO SCIOPERO AD OLTRANZA».

«Serve il blocco degli stabilimenti» Così Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista in appoggio alla lotta dei lavoratori. «Purtroppo era facile prevedere l’esito del piano industriale “lacrime e sangue” dei nuovi padroni di Arcellor Mittal tanto quanto del piano ambientale promulgato dal Governo. Siamo di fronte a licenziamenti veri e propri per migliaia di lavoratori nonché ad un disastro ambientale e sanitario di un’intera popolazione a partire da Taranto. Di fronte a tale arroganza, che arriva fino a rimandare l’incontro con le parti sociali, il Partito Comunista appoggia la lotta dei lavoratori e le indicazioni dell’unico sindacato di classe, la FLMUniti CUB, che a Taranto sin dall’inizio aveva respinto qualunque licenziamento, richiesto il fermo degli impianti inquinanti, la bonifica immediata dei siti a fronte di nessuna diminuzione del salario. L’unica modalità per avere un risultato è quello di unire le istanze dei lavoratori con quelle della popolazione. Il Governo ed i sindacati concertativi cercheranno invece di lavorare al ribasso nella difesa di solo qualche posto di lavoro e di qualche mancia da barattare per la resa totale al padronato. L’appoggio dei comunisti   – conclude la nota – va alla lotta che blocca lo stabilimento e istituisce presidi permanenti fino al raggiungimento dell’obiettivo di lavoro e salute per tutti.

Condividi !

Shares
Manifestazione a Soragna (PR). L’anticomunismo non passerà.

Manifestazione a Soragna (PR). L’anticomunismo non passerà.

Si è svolta oggi a Soragna (PR) la manifestazione promossa dal Partito Comunista per chiedere il ritiro dell’ordine del giorno per “la messa al bando dell’ideologia comunista” approvato dal consiglio comunale. Alcune centinaia di persone con bandiere rosse si sono radunate in piazza. Presente anche una folta rappresentanza giovanile del FGC e il segretario generale del PC Marco Rizzo, dietro lo striscione con lo slogan della manifestazione. Durante la manifestazione Rizzo ha dichiarato: «L’anticomunismo non passerà a Soragna come nel resto d’Italia. Chi vuole equiparare il comunismo con il nazifascismo compie un’operazione antistorica, che ha l’obiettivo di screditare l’unica alternativa al capitalismo che sia stata in grado di vincere. Contrapporre alla dittatura delle banche e dei padroni, un modello fondato sul potere ai lavoratori, un modello socialista è più attuale che mai. Di fronte alla crisi e all’aumento della disparità sociale, alle guerre, ad un sistema che non è sostenibile, che genera disoccupazione, assenza di diritti, immigrazione, il socialismo è l’unica soluzione. I fascisti ancora oggi soffiano sulla guerra tra poveri per dividere gli sfruttati e salvare questo sistema di sfruttamento. L’operazione del ddl Fiano, con un PD sempre più reazionario che gioca alla lotta al fascismo per riconquistare consensi a sinistra, porta purtroppo a queste forme di equiparazione che vedono corresponsabile l’intero sistema politico, compresi i cinque stelle, con il sostegno esplicito della UE, da sempre favorevole a forme di equiparazione, e corresponsabile della messa al bando di partiti comunisti nei paesi membri. Non cadremo nel gioco degli opposti estremismi, non accetteremo un’equiparazione antistorica, ma soprattutto – conclude la nota – a cento anni dalla Rivoluzione sovietica, continueremo a lottare per quegli obiettivi, che sono la giustizia sociale, la pace, il progresso dei popoli in un sistema che rifiuti lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo».

Condividi !

Shares
GRAVE DECISIONE DEL GOVERNO DI NON ACCREDITARE NUOVO AMBASCIATORE COREA NORD

GRAVE DECISIONE DEL GOVERNO DI NON ACCREDITARE NUOVO AMBASCIATORE COREA NORD

Il Partito Comunista giudica negativamente la decisione di interrompere le pratiche di accreditamento dell’ambasciatore della Corea del Nord in Italia annunciata dal ministro Alfano. Non si tratta di una misura dettata dalla ricerca della pace, come sostenuto dal governo, ma della prova di una piena accondiscendenza del governo italiano alla politica degli Stati Uniti e della Nato e di quanti soffiano venti di guerra sulla penisola coreana e sul mondo intero. Interrompere i rapporti con la Corea del Nord è un segnale preoccupante di un’escalation che da diplomatica rischia di divenire armata. La RDPK non è una minaccia per la pace, il suo programma nucleare è la risposta al dislocamento di armi nucleari e convenzionali nel sud della penisola. La soluzione verso il disarmo nucleare – che tutti auspichiamo, e che da sempre è la posizione dei comunisti – non può che avvenire a piene condizioni di reciprocità, le stesse condizioni che sono negate dai paesi che chiedono alla Corea di interrompere il programma nucleare. Se la posizione del governo fosse realmente finalizzata al mantenimento della pace mondiale, ci aspetteremmo che venissero interrotti contestualmente i rapporti con tutti i paesi possessori della bomba nucleare, Stati Uniti, Israele, Francia in testa, che continuano imperterriti ad eseguire nuovi test e a creare armamenti più letali; il ritiro immediato di tutte le truppe italiane in missioni di guerra all’estero; il richiamo degli ambasciatori italiani presso le monarchie saudite che sostengono il terrorismo. Ovviamente il governo e tutte le forze politiche presenti nel parlamento, non sono intenzionate a fare questo, ma giocano a creare una copertura ideologica e mediatica al contributo che anche l’Italia sta dando all’accerchiamento imperialista della Corea. Chiediamo l’immediato ritiro del provvedimento, e l’accreditamento del nuovo ambasciatore.

 

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/asia/2017/10/01/alfano-espulso-ambasciatore-corea-nord_765e5ebd-4385-4fa1-9365-9bc8e71f0d47.html

Condividi !

Shares
VIA LA MOZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE DI SORAGNA. L’ANTICOMUNISMO NON PASSERÀ!

VIA LA MOZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE DI SORAGNA. L’ANTICOMUNISMO NON PASSERÀ!

Il Partito Comunista condanna duramente la mozione approvata dal Consiglio Comunale di Soragna, nella quale si richiede al governo di procedere alla “messa al bando del comunismo”, e si impegna a promuovere mobilitazioni popolari per ottenerne il ritiro, valutando anche possibili azioni legali.

La mozione, proposta dal gruppo consiliare della Lega, chiede una misura speculare alla legge Fiano che colpisca i comunisti, perché “il Partito Comunista ha cagionato oltre cento milioni di morti” ed “è sinonimo di feroci dittature”.

Il Partito Comunista ribadisce:

• la totale opposizione alla provocazione inaccettabile dell’equiparazione tra fascismo e comunismo, sottesa alla richiesta di un provvedimento “speculare” alla legge Fiano. Questa equiparazione è il totale sovvertimento della storia. La propaganda sugli “opposti estremismi” non fa altro che gettare fango sul comunismo mentre di fatto separa il fascismo dalla sua natura di dittatura aperta e sciovinista dei settori più reazionari del grande capitale. Cercare di imporre questa equazione significa riscrivere la storia, mettere sullo stesso piano chi ha lottato per la conquista del potere da parte dei lavoratori con chi ha difeso più conseguentemente il potere delle banche dei grandi gruppi industriali e agrari. Significa porre sullo stesso piano chi ha cercato di imporre l’oscurità su tutta l’Europa e chi invece ha distrutto storicamente quel tentativo, pagando il prezzo altissimo degli oltre 20 milioni di morti causati dall’aggressione nazista all’URSS e del sacrificio di centinaia di migliaia di militanti dei movimenti di liberazione in cui i comunisti hanno giocato un ruolo fondamentale, come sicuramente fatto dal Partito Comunista durante la Resistenza in Italia.
• l’ipocrisia del DDL Fiano e del PD. Ci troviamo davanti ad una legge spot che viene usata dal PD nell’ambito di una strategia complessiva per cercare di mantenere una presa sul suo elettorato. Mentre il PD e il suo governo portano avanti sempre nuove misure antipopolari e regalano miliardi alle banche,spostano a destra la posizione sull’immigrazione e vedono alcuni loro esponenti sostenere la necessità di una legge contro il diritto di sciopero, cercano di presentarsi comeuna forza antifascista per mantenere una qualche maschera di sinistra. Nella realtà però questa mossa da parte di un governo che viene avvertito sempre di più come antipopolare apre solamente alla possibilità che ci possa essere un’identificazione sempre maggiore da parte di settori popolari con quelli che il DP presenta come “nemici”, ed in questo caso quindi con i fascisti, anche grazie alla potente opera di revisionismo storico portata avanti in Italia anche con il contributo di settori del centrosinistra. Il fascismo non si sconfigge per decreto, in questo modo anzi lo si rinforza e si apre solamente ad operazioni di equiparazione e richiesta quindi di misure “speculari” orientate a colpire invece i comunisti e la lotta dei lavoratori.
• il profondo legame tra anticomunismo e imposizione di misure e leggi antipopolari. Non è un caso che proposte di questo tipo arrivino sempre di pari passo all’imposizione di misure di massacro sociale e volte ad imporre restrizioni alle possibilità di lotta dei lavoratori. È esattamente quello che sta succedendo con il pieno supporto dell’Unione Europea, sia dentro che fuori i suoi confini, in vari paesi dell’Est e del Baltico (Ucraina, Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia, Estonia). In questa operazione PD e Lega mostrano strutturalmente di stare al servizio del grande capitale: esponenti di un partito impongono misure antipopolari e propongono di attaccare il diritto di sciopero, esponenti dell’altro propongono di mettere fuori legge le organizzazioni che si pongono l’obbiettivo di lottare contro le misure antipopolari e per il potere ai lavoratori e contro le idee che danno forza, coscienza ed organizzazione alle lotte dei lavoratori. La criminalizzazione delle esperienze socialiste del XX secolo è la criminalizzazione dell’idea che ci possa essere un’alternativa al capitalismo e serve ad imporre l’idea che l’unico orizzonte possibile per la grande maggioranza dell’umanità  siano fame, misera, sfruttamento, precarietà e guerra.

Inoltre invita il Consiglio Comunale di Soragna ad esprimersi con la stessa animosità contro le misure antipopolari che vengono approvate dal governo, e che sono stati approvate in passato da governi tanto di centrosinistra quanto di centrodestra. Chissà chela giunta sia pronta a dare battaglia contro il Patto di Stabilità imposto ai comuni su direttiva dell’Unione Europea, che è la causa di molti problemi e mancanze di servizi per i cittadini della loro cittadina ed essere conseguente nei confronti dei partiti di appartenenza.

Il Partito Comunista invita i lavoratori, la gioventù e tutti quanti si vogliano battere contro questa provocazione inaccettabile a mobilitarsi.

Non ci faremo piegare, l’anticomunismo non passerà!

 

Condividi !

Shares
Le sanzioni ONU alla Corea del Nord sono un atto criminale di guerra economica

Le sanzioni ONU alla Corea del Nord sono un atto criminale di guerra economica

Le sanzioni ONU alla Corea del Nord hanno come unico obiettivo quello di colpire la popolazione coreana e lo sviluppo del paese. Sono un atto criminale, un vero e proprio atto di guerra economica, che vuole piegare la Corea socialista, privandola di qualsiasi rifornimento petrolifero e del commercio del settore tessile. Gli imperialisti sanno bene di non poter sconfiggere la Corea con una guerra aperta e attuano questa strategia che si ripercuoterà solamente sulla popolazione coreana. Si vuole vedere la Corea, paese che sta conoscendo in questi anni un forte avanzamento economico, e un miglioramento reale della vita dei propri cittadini, ridotta alla fame, prima di elettricità e impossibilitata a qualsiasi forma di commercio internazionale. Di fatto con le sanzioni di oggi si crea il blocco economico più forte e multilaterale che sia mai stato imposto ad un paese nel mondo.
Russia e Cina piegandosi alle pressioni americane hanno dimostrato ancora una volta di non svolgere alcuna funzione antimperialista, di volare insieme agli avvoltoi nordamericani sulla penisola coreana. Consentire un voto unanime del consiglio di sicurezza dell’ONU è un atto di una gravità inaudita, che non ha precedenti nella storia. L’URSS non avrebbe mai consentito un tale atto criminale.
Le sanzioni non c’entrano nulla con la ricerca della pace. I paesi responsabili di decine di conflitti negli ultimi anni, che hanno disseminato morte e distruzione per Africa, Medio Oriente e Sud America, non possono dare lezioni di pace a nessuno. Gli Stati Uniti, unica potenza ad aver utilizzato in conflitto l’arma nucleare non possono dettare condizioni di disarmo unilaterale.
La Corea del Nord ha più volte dichiarato di essere pronta a rinunciare al programma nucleare in cambio di una politica di disarmo a condizione di reciprocità. La Corea del Nord ha sottoscritto un trattato che la impegna a non utilizzare per prima le armi nucleari, ma solo in caso di attacco con armi atomiche, trattato mai sottoscritto dagli USA. Non sono i coreani ad aver introdotto per primi le armi nucleari nella penisola, ma l’esercito statunitense che da anni usa la Corea del Sud come piattaforma per i propri missili. L’unica via perseguibile per la pace resta il disarmo reciproco, opzione che è stata sempre e costantemente rifiutata dagli Stati Uniti, che rifiutano da anni persino di sottoscrivere un formale accordo di pace lasciando la situazione sulla penisola regolata da un semplice cessate il fuoco.

Ufficio Politico  Partito Comunista

Condividi !

Shares
Massima mobilitazione per lo sciopero generale del 27 ottobre.

Massima mobilitazione per lo sciopero generale del 27 ottobre.

Il 27 ottobre le sigle sindacali di base CUB, SGB, SI-COBAS, USI, SLAI COBAS hanno proclamato lo sciopero generale di tutti i lavoratori per l’intera giornata. Il Partito Comunista sostiene questa scelta e le ragioni dello sciopero; invita i lavoratori ad una massiccia partecipazione all’astensione dal lavoro e alle manifestazioni di piazza; guarda positivamente alla formazione di un fronte unitario sindacale di classe che, a partire dall’unità dei sindacati promotori dello sciopero, sta intercettando l’adesione di lavoratori, rappresentanti sindacali e dei settori più combattivi di altre forze sindacali in rotta con la linea delle proprie dirigenze.

Lo sciopero generale del 27 ottobre rappresenta l’occasione di rilancio e rafforzamento del conflitto di classe nei luoghi di lavoro, proprio nel momento in cui i primi barlumi di ripresa di settori dell’economia italiana, garantiscono un incremento dei profitti per il capitale realizzato tutto sulla pelle dei lavoratori, sull’incremento del loro sfruttamento, sulla cancellazione dei diritti e la diminuzione generalizzata dei salariali, con il ricordo a maggiore precarietà, e con l’aumento dell’età pensionabile. E’ necessaria una forte risposta da parte dei lavoratori, che va di pari passo con il rafforzamento del sindacalismo di classe.

Lo scorso 16 giugno lo sciopero unitario dei trasporti, promosso dalle stesse sigle sindacali, ha dimostrato tutta la forza di una proposta di mobilitazione basata sulla rottura delle politiche compromissorie adottate dalle dirigenze dei sindacati confederali, bloccando il trasporto di merci e persone in tutto il Paese. La prova dell’importanza della mobilitazione dei lavoratori è stata la risposta della classe padronale e dei partiti che ne difendono gli interessi. Finanza, Confindustria, partiti di governo e opposizione hanno tuonato contro l’iniziativa, chiedendo a gran voce provvedimenti che limitassero ulteriormente il diritto di sciopero, scatenando una campagna denigratoria contro i lavoratori, con l’appoggio degli apparati mediatici e la complicità esplicita delle dirigenze dei sindacati confederali. Ciò che il fronte padronale ha temuto è stata la capacità del sindacalismo di classe di rompere il monopolio confederale, ritagliarsi una posizione di primo piano conquistando ampi settori di lavoratori non iscritti che però hanno trovato condivisibili le parola d’ordine di chi non ha chinato la testa.

Il 27 ottobre è anche una risposta a quanti, in un momento di possibile ripresa del conflitto di classe, intendono emanare provvedimenti reazionari con l’intenzione di dare una stretta ulteriore ad un diritto di sciopero, già largamente ridotto in questi anni. I piani più reazionari delle forze politiche borghesi possono essere sconfitti solo con la lotta aperta dei lavoratori: scioperare contro chi vuole ridurre il diritto di sciopero è l’unico modo per mostrare la forza dei lavoratori.

Il Partito Comunista sostiene le giuste rivendicazioni dei promotori dello sciopero del 27 ottobre. In particolare rappresenta un punto centrale la lotta contro le disparità salariali e di diritti tra lavoratori, per differenze di genere, e per porre fine alla competizione tra poveri che avviene nei luoghi di lavoro tra lavoratori italiani e immigrati, foraggiata e sostenuta dal capitale per dividere la classe lavoratrice e ottenere condizioni di maggiore sfruttamento. Il PC sostiene le richieste su abbassamento dell’età pensionabile, incremento di salari e riduzione degli orari di lavoro; ritiene importante legare queste rivendicazioni all’opposizione alle politiche imperialiste, alla lotta per la sanità e l’istruzione pubblica, alla condanna dei processi di privatizzazione in atto, ad una netta presa di posizione sui provvedimenti legislativi e gli accordi, come quello del 10 gennaio, che riducono i margini d’azione e di lotta del sindacato e di tutti i lavoratori.

Non è più tempo di battaglie di retroguardia, o di vani tentativi di concertazione, o illusioni su riforme. La crisi economica, i provvedimenti dei governi che in questi anni hanno cancellato sistematicamente ogni diritto conquistato dalle lotte del movimento operaio nel dopoguerra, dimostrano chiaramente che i lavoratori potranno conquistare definitivamente i loro diritti solo con l’abbattimento del sistema di dominio del capitale, con la conquista del potere diretto nelle mani dei lavoratori, con una società socialista.

Per tutte queste ragioni il PC sarà in piazza, invitando alla più larga mobilitazione nella data del 27 ottobre, e lavorando affinché i lavoratori delle altre organizzazioni sindacali conducano una lotta per l’adesione di tutti i sindacati di base e dei settori, di categoria o singoli posti di lavoro, per estendere e rafforzare la mobilitazione.

Ufficio Politico del Partito Comunista

Roma 12/09/2017

Condividi !

Shares
L’unità dei comunisti è una strategia che perseguiremo con coerenza e determinazione.

L’unità dei comunisti è una strategia che perseguiremo con coerenza e determinazione.

Il Partito Comunista registra con soddisfazione l’interesse sviluppato nel dibattito sulla questione dell’unità comunista. Valutiamo positivamente gli incontri, le discussioni che a vario livello si sono avute in queste settimane. Il PC ribadisce la propria linea affermata nel documento congressuale e nella posizione espressa dall’Ufficio Politico lo scorso 22 febbraio. E’ nostra intenzione che i passi avanti fatti in queste settimane non si arrestino alle semplici dichiarazioni, ma si concretizzino in una giusta direzione.
Il presupposto politico per predisporre immediatamente un tavolo di discussione che faccia avanzare concretamente l’unità comunista, è la dichiarazione inequivocabile degli interlocutori interessati a questo processo, che escluda da qui in avanti e a ogni livello, locale e nazionale, la ricerca di alleanze unitarie con forze di sinistra e centrosinistra. Non si tratta di una semplice questione elettorale, ma di un preciso punto strategico.
I fatti delle ultime settimane anche in Sicilia hanno dimostrato ancora una volta, perfino ai più restii a comprenderlo, che la ricerca di unità a sinistra finisce per essere presupposto di cedimenti opportunistici e accordi con forze di centrosinistra.
Ogni apertura verso forze borghesi, anche di sinistra, si sa dove inizia, non si da dove finisce: accettare questo piano significa solamente porre i comunisti alla coda degli interessi di settori della borghesia. Al contrario noi concepiamo la proposta dell’unità comunista come punto per rafforzare l’indipendenza dei comunisti dai partiti borghesi, e di conseguenza incrementare la loro forza nelle lotte per il rovesciamento del sistema capitalistico. Si tratta di un criterio universalmente valido, che non può essere applicato in modo variabile nelle diverse regioni o a livello nazionale. Nè è possibile guardare all’unità comunista solo come ripiego quando le altre strade non sono più praticabili per scelta altrui.
Ribadiamo che questo punto è per noi dirimente. Da qui si parte. L’unità dei comunisti è una strategia che perseguiremo con coerenza e determinazione.

Ufficio Politico, Partito Comunista

 

Condividi !

Shares
Viaggio in Russia per il centenario della Rivoluzione Sovietica

Viaggio in Russia per il centenario della Rivoluzione Sovietica

Il Partito Comunista organizza un viaggio commemorativo in Russia nel centenario della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre. L’iniziativa aperta a militanti e simpatizzanti avrà come obiettivo la partecipazione alle iniziative promosse dai Partiti Comunisti per l’anniversario e una visita nei luoghi storici della Rivoluzione a Leningrado (San Pietroburgo) e a Mosca la visita al Mausoleo di Lenin, al Cimitero del Cremlino, e al monumento ai Caduti della guerra. Il viaggio si svolgerà dall’1 all’8 novembre 2017, con arrivo a Leningrado e trasferimento successivo a Mosca.  Sono previste due possibilità di soggiorno a seconda delle preferenze: in hotel al costo di 377 € e in ostello al costo di 287 € con sistemazione in camere multiple.

per maggiori informazioni e istruzioni su come procedere per la prenotazione: info e istruzioni viaggio Russia 2017

la richiesta di prenotazione deve essere inviata entro il 10 settembre a: [email protected]

Condividi !

Shares
FIUMICINO. MUSTILLO (PC): «DAL GOVERNO NESSUNA GARANZIA PER I LAVORATORI».

FIUMICINO. MUSTILLO (PC): «DAL GOVERNO NESSUNA GARANZIA PER I LAVORATORI».

«La gestione commissariale di Alitalia non sta fornendo alcuna garanzia sul futuro dei lavoratori, in particolare del personale di terra della compagnia. A rischio sono ancora una volta migliaia di posti di lavoro, condizioni salariali e diritti che andranno perduti in nome del mercato» Così Alessandro Mustillo, segretario romano del Partito Comunista, esprimendo solidarietà ai lavoratori dell’aeroporto di Fiumicino, oggi in assemblea. «La vittoria del no al referendum è stato un passo importante e non scontato. La risposta del governo è ovviamente quella di punire i lavoratori, perché questo è ciò che chiedono i grandi gruppi finanziari e industriali del Paese. La liquidazione della compagnia e il suo smembramento sembrano oggi l’unico scenario che viene preso in considerazione dal governo. Si tratta di una soluzione inaccettabile per i lavoratori e per tutto il Paese. Una situazione del genere comporterebbe la cessione di interi rami d’azienda, con i lavoratori lasciati ad appalti, cooperative, società esterne. Conosciamo già i risultati di questa ricetta e li rifiutiamo. Mentre si garantiscono prestiti milionari e si evita il fallimento di intere banche regalandole a banche più grandi, il governo ostinatamente rifiuta di prendere in considerazione l’unica ipotesi praticabile e risolutiva: la nazionalizzazione di Alitalia. C’è un’alternativa alle svendite ai privati e ai prestiti a fondo perduto: il controllo statale. Questa è l’unica soluzione. Il Partito Comunista – conclude la nota – sarà a fianco dei lavoratori, come fatto in tutti questi mesi di lotta. Invita i lavoratori e le forze sindacali conflittuali a non cedere, a mantenere la consapevolezza che questo governo farà di tutto per assecondare gli interessi dei privati e dare un ulteriore colpo alle condizioni dei lavoratori. La stretta sul diritto di sciopero che si prospetta, serve anche a colpire i lavoratori di Alitalia e tutto il settore dei trasporti e della logistica che in questi mesi è stato l’avanguardia delle lotte operaie. Saremo con i lavoratori negli scioperi e nelle prossime iniziative di lotta, a partire dallo sciopero generale di ottobre».

Condividi !

Shares