E’ MORTO IL COMPAGNO CARLO BENEDETTI.
Carlo Benedetti (1940), militante comunista, giornalista e fine intellettuale è morto improvvisamente.
La Camera Ardente lunedì 30 maggio a Roma presso l’ospedale Sant’Eugenio, piazzale dell’Umanesimo 10 (zona Eur Laurentino) alle ore 10.30. Il Funerale al Cimitero di Fermo, lunedì 30 maggio alle ore 15.
(dal ricordo di Marco Rizzo) Carlo Benedetti era prima di tutto un militante comunista, ironico nella passione e nella ricerca intellettuale, ha esercitato la professione del giornalista ai massimi livelli della storia mondiale. Basterebbe ricordare che è stato prima corrispondente e poi caporedattore dell’Unità in Ungheria ed in Unione Sovietica fin dal 1970. Ha fondato e diretto a Mosca il quotidiano “Tretie soslovie”. Ha collaborato in Italia con “Panorama” e “l’Astrolabio” e , nel 1994 è tornato a Roma per condirigere prima “Liberazione” e poi la “Rinascita della Sinistra”. Sorrideva quando gli si faceva notare che la sua venuta ai giornali del comunismo post-Bolognina serviva a “bilanciare” l’eclettismo teorico e culturale che avrebbero poi dilapidato quel patrimonio. Il suo sorriso celava una grande esperienza prima di tutto umana, ma certamente eccezionale. Non sono molti i fortunati che hanno avuto la possibilità di ascoltare i suoi racconti di vita e storia vissuta: dal Check Point Charlie a Berlino quando il segretario del partito Comunista Cileno Luis Corvalan ,incarcerato da Pinochet, fu “scambiato” col dissidente sionista Anatolij Sharanskij, Carlo era là. Ai primi giorni dell’entrata dell’Armata Rossa a Kabul, Carlo era là. Dalla visita e all’improvviso malore che colpì il Segretario Generale del Pci Luigi Longo a Mosca nel 1972, Carlo era là. Sì, Carlo era un grande testimone della storia contemporanea e del movimento operaio internazionale, modesto fino all’inverosimile per rendere normali pagine di vita straordinaria che ci raccontava solo dopo grande insistenza. Nella parte ultima della sua vita si mise a disposizione per ricostruire l’ipotesi comunista in Italia e probabilmente mantenne la speranza e l’amarezza per quanto fosse una impresa difficile. Ha scritto numerosi libri e ”consumato i tasti” a decine di macchine da scrivere e tastiere nel creativo esercizio dell’esser giornalista. Una rigorosa ricerca andrebbe fatta, magari da una ipotesi di Fondazione intitolata a Carlo Benedetti, vado quasi a memoria nel citare “A colloquio con Lukacs”, “Il meccanismo economico sovietico”, “Lili Brik, con Majakovskij”, “Notizie da Mosca”, “Il voto del non voto”, “Il rischio Cecenia” ed ancora “Chi comanda a Mosca” dalla cui prima pagina ricordo la sua dedica: “a Marco, compagno e amico che sta sempre dalla stessa parte”; Sì Carlo, quella stessa parte, quella del popolo e dei lavoratori, che tu hai servito con grande abnegazione, felice di farlo. La terra ti sia lieve. Compagno Carlo Benedetti. Le tue idee non moriranno mai!