Giorgio Napolitano, nominato nuovamente Presidente della Repubblica, è l’assicurazione all’Unione Europea, alla BCE e al FMI, alla Nato di un’Italia che applicherà alla lettera i loro dettami. Un commissariamento senza appello, che segue a quello del governo Monti, dove proprio Napolitano aveva dimostrato il suo ruolo fondamentale.
Chi oggi parla di golpe dei partiti presenti in Parlamento (ormai deprivati di qualunque potere) porta a non individuare con la necessaria chiarezza le vere responsabilità dell’attuale sistema del capitalismo gobalizzato.
Questa classe politica, asservita al volere dei mercati, si limita solamente ad eseguire quanto gli viene chiesto. Ma il disegno del capitale è ben più complesso di quanto possa apparire, e in queste ore si dispiega con tutta la sua forza. L’attenzione mediatica è catalizzata su una protesta che non richiede alcuna alternatività reale a questa società. Quanti invocano la presidenza di Rodotà, mostrandolo come ‘altro’ da questo sistema, dimenticano non solo il fatto che è stato tutto ‘interno’ a questo modello (è stato Vicepresidente della Camera, ha presieduto la Commissione Scientifica dell’ Agenzia Europea dei diritti, è stato il remuneratissimo Presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali) ma soprattutto le sue scelte politiche sono il frutto dell’estraneità e del tradimento della “nostra” storia ideale e politica (tanto quanto Napolitano), dalla militanza nel Partito radicale alla scelta di stare con Occhetto alla Bolognina con lo scioglimento del Pci, dalla Presidenza del primo Pds all’europeismo più acceso. Viene così catalizzata una rabbia giusta per la condizione che i lavoratori, i disoccupati, i giovani sentono oggi aggravarsi, ma incanalata in un canale ‘sicuro’, da cui nessuna vera alternativa di sistema può venire. Ancora una volta la sinistra opportunista ha contribuito a questo disegno indicando la candidatura di Rodotà, sostenendo l’impostazione della protesta su questo binario. Contro l’elezione di Napolitano servono oggi LOTTA DI CLASSE E NON BEGA PARLAMENTARE. Questo secondo mandato a Napolitano apre ad un governo di larghe intese che porterà avanti con più forza di prima le politiche di attacco ai diritti dei lavoratori. La crisi di queste ore spingerà per uno sbocco di riforma costituzionale, che può trasformare l’Italia in una Repubblica presidenziale. Il capitale, pur controllando integralmente la politica ed i media, ha comunque bisogno di decisionismo, di uomini forti alla guida del paese, che applichino i dettami della troika senza perdere tempo in compromessi parlamentari e voti di fiducia, segnando un ulteriore passo in avanti nella direzione della perdita di sovranità e diritti democratici.
In questa direzione stanno lavorando da anni gli organi di stampa ed i mass media, ferocemente impegnati a coprire le responsabilità del sistema capitalistico nei confronti del massacro sociale nei confronti dei popoli, a partire da quello italiano. Per certi versi potremmo assistere anche qui da noi alla replica, pur con modalità ed accenti diversi, delle rivoluzioni arabe, guidate dall’Occidente e che certo non hanno portato ad alcune liberazione né di classe , né nazionale di quei popoli. In tal senso sarebbe divertente fare la ‘verifica’ di quanto la televisione di Murdoch- Sky si mettesse a disposizione (come fanno oggi peraltro quasi tutte le emittenti borghesi e di stato di questo Paese) delle lotte popolari e dei lavoratori, convocando in diretta manifestazioni come stanno invece facendo in queste ore.
La situazione di crisi economica è gravissima, si potrebbe anche arrivare a dei tumulti, a delle rivolte, ma il vero cambiamento ci sarà solo con un cambio generale, con la RIVOLUZIONE, col SOCIALISMO.
CSP- Partito Comunista invita fin da ora alla massima mobilitazione verso i provvedimenti che il futuro governo sarà chiamato a prendere. Il nostro compito è mostrare alle masse i veri responsabili di questa condizione, evitando che la protesta sia diretta contro falsi obiettivi, comportando alla fine, ed in definitiva, una ‘difesa’ dell’attuale sistema.
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