GRANDE SUCCESSO DELL’INIZIATIVA CONGIUNTA KKE CSP. L’intervento del compagno Dimitris Arvanitakis, membro del Ufficio Politico del C.C del KKE.

GRANDE SUCCESSO DELL’INIZIATIVA CONGIUNTA KKE CSP. L’intervento del compagno Dimitris Arvanitakis, membro del Ufficio Politico del C.C del KKE.

INTERVENTO DI DIMITRIS ARVANITAKIS, MEMBRO DELL’ UFFICIO POLITICO DEL C.C DEL KKE, ALLA MANIFESTAZIONE DI COMUNISTI-SINISTRA POPOLARE (CSP) Roma 8.10.2011

Cari compagni,

Il C.C del KKE vi ringrazia per l’invito e rivolge ai membri e ai dirigenti del partito Comunisti-Sinistra Popolare un saluto da compagni.

Gli sviluppi importanti che viviamo in entrambi i paesi con la crisi capitalistica e l’attacco del capitale, sono una base importante per arrivare a  conclusioni che attrezzino  le forze operaie e popolari e possano portare al risveglio di massa della classe operaia, e dei ceti popolari che subiscono le dure conseguenze della barbarie capitalista e della politica antipopolare. La crisi capitalistica evidenzia i suoi limiti storici ma anche l’attualità del potere socialista, del potere della classe operaia, della socializzazione dei mezzi di produzione, della pianificazione centralizzata e del controllo operaio. Al giorno d’oggi è necessario che i popoli comprendano più a fondo che sia l’ “umanizzazione” del capitalismo che le proposte per fissare un controllo dei monopoli e del mercato capitalista, sono una truffa. Oggettivamente, le esigenze e i compiti dei comunisti di fronte a questi sviluppi stanno aumentando.

Noi non siamo una qualsiasi, generica forza politica, siamo  Partiti Comunisti con una missione specifica: organizzare la lotta della classe operaia, la lotta di classe allo scopo di rovesciare il sistema di sfruttamento in ogni paese e di costruire una nuova società, la società socialista-comunista.

La necessità della rivoluzione socialista, del rovesciamento del capitalismo e della costruzione del socialismo-comunismo non viene determinata dai rapporti di forza che si formano in una o nell’altra circostanza storica, bensì dalla necessità storica di risolvere la contraddizione fondamentale tra il capitale e il lavoro, l’abolizione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, l’abolizione delle classi sociali.

Per questo motivo, il rovesciamento del socialismo in Unione Sovietica non cambia il carattere della nostra epoca che è l’epoca di transizione dal capitalismo al socialismo. Le formazioni economico-sociali sono specifiche. In ogni formazione vengono serviti gli interessi di una classe specifica, ovvero di quella che ha nelle sue mani il potere e la proprietà dei mezzi di produzione. Così su questa base è evidente che non  può sussistere una fase nazionaldemocratica o un’altra, né una forma di potere intermedio tra il capitalismo e il socialismo.

Il compito principale è il passaggio del potere statale nelle mani della classe operaia, per formare, con l’azione cosciente della classe d’avanguardia e del suo partito, la nuova formazione economico-sociale, con i mezzi di produzione concentrati nella proprietà sociale e la pianificazione centralizzata.

Inoltre, lo sviluppo storico ha dimostrato, tante volte in modo doloroso, che se lo stato borghese non viene distrutto dalle forze rivoluzionarie, allora non vi è la possibilità per il popolo di essere al comando e di prosperare. Di questo tema la borghesia è ben consapevole, ha grande esperienza e determinazione. Per la completa abolizione delle classi sociali non basta solo rovesciare gli sfruttatori ma bisogna anche che sia abolita qualsiasi proprietà privata sui mezzi di produzione. Insistiamo su questi temi cruciali perché l’esperienza storica ha dimostrato che i partiti comunisti debbono avere chiaro l’indirizzo della lotta.

Il lavoro autonomo dei PC a livello ideologico, politico ed organizzativo  e la politica delle alleanze corrispondenti a una forza rivoluzionaria, sono principi fondamentali che quando vengono violati, portano  all’alterazione delle caratteristiche comuniste e sboccano nella degenerazione, nella mutazione e nella socialdemocratizzazione  dei PC.  La costruzione di un Partito ha bisogno di essere fondata su chiari e solidi principi marxisti-leninisti.  Perciò un Partito Comunista non può costituire una incollatura artificiale di vari gruppi.

L’attività autonoma del Partito Comunista garantisce una politica di alleanze che però non compromette gli interessi strategici della classe operaia in nome di alcuni successi effimeri. Le alleanze, elemento integrante della strategia, presuppongono compromessi, i quali però non debbono pregiudicare l’impulso della strategia del Partito.

Il KKE, durante la restaurazione capitalista, ha difeso i principi fondamentali e le caratteristiche di un Partito Comunista, l’ideologia del socialismo-comunismo scientifico, il marxismo-leninismo, l’internazionalismo proletario, il centralismo democratico, le leggi determinanti per la costruzione del socialismo, tutti quanti i principi che sono stati al centro dell’attacco anticomunista e opportunista. Il KKE, a dispetto degli elementi opportunisti, dell’imperialismo e contro la corrente opportunista internazionale, è riuscito alla fine a stare in piedi, conquistando stabilmente la sua conformazione rivoluzionaria. Questo fatto è di grande importanza storica e occupa un posto di rilievo nel 93enne  corso del nostro Partito.

Il KKE ha evidenziato il contributo del movimento operaio e comunista, l’attualità incontrovertibile della lotta di classe come unica forza motrice – per la liberazione della classe operaia con l’abolizione della proprietà capitalista dei mezzi di produzione- avanzando sulla via dell’arricchimento della sua concezione programmatica per la conquista del potere politico e la costruzione  del socialismo-comunismo. Parallelamente  continua il suo impegno nel trarre conclusioni ed esperienza dallo studio della sua storia, nel rispondere in modo combattivo alla crociata anticomunista, posta in atto dalla borghesia, che ha come punta avanzata l’antistalinismo poiché mira al periodo in qui sono state poste le fondamenta della costruzione socialista; malgrado tutto ciò non potranno nascondere  la verità a lungo.

Il KKE è riuscito a stare in piedi perché è rimasto fedele al marxismo-leninismo, perché ha radici profonde nella classe operaia, ha grande esperienza in ogni genere di dure lotte di classe, esperienza nella battaglia con le correnti opportuniste che hanno tentato in passato di scioglierlo e di legarlo al carro dell’Unione Europea. Il KKE ha insistito aprendo un fronte contro la socialdemocrazia come forza che serve la plutocrazia, mentre ha evidenziato e chiarito fin da subito che l’Unione Europea è un unione del capitale fatta da più stati, una forza imperialista, nemica della classe operaia, dei suoi paesi-membri e dei popoli d’Europa in generale. Su tale base il KKE ha votato contro il trattato di Maastricht per l’unificazione del unione capitalista, invece supportato e votato dall’allora governo in carica di Nuova Democrazia (ND), dal PASOK e da SYNASPISMOS.

La lotta del KKE, per l’uscita della Grecia dall’Unione Europea e dalla NATO, costituisce un elemento duraturo di affidabilità  e  di conferma delle sue valutazioni. Sempre più numerosi operai e  strati popolari  poveri constatano che è strettamente connessa con la lotta per il potere popolare.

Gli sforzi del nemico di classe e dell’opportunismo per colpire il KKE ideologicamente non si fermeranno.

Il nostro partito ha per altro accumulato una ricca esperienza dall’attività e dallo sviluppo del cosiddetto “eurocomunismo” , della corrente di ”rinnovamento” del movimento comunista. Questa corrente ha colpito duramente il movimento comunista in Europa, come qui in Italia, in Spagna,in Francia; costituisce un restauro di principi e pratiche socialdemocratiche, attraverso la linea del “unità della sinistra” per la conquista di un “governo di sinistra” tramite lo strumento del “dialogo sociale” e del parlamentarismo borghese, che rappresenta l’espressione della gestione politica del sistema . Oggi la necessità per una vera via d’uscita passa attraverso la creazione di una vasta alleanza sociopolitica popolare, sulla base del vero dilemma “o con i monopoli o con il popolo”, che rivendichi cambiamenti radicali fino al livello del potere, che non si intrappoli in una migliore gestione borghese del potere stesso o in alcune modernizzazioni borghesi, né rivendichi un’altra costituzione borghese.

L’opportunismo ha una base oggettiva. Nasce e si riproduce tra gli strati di piccola borghesia che vengono distrutti ed entrano a far parte della classe operaia, tra i nuovi settori salariati degli scienziati e tra la grande dimensione che ha assunto l’“aristocrazia operaia” grazie a una parte dei super profitti che il capitale distribuisce per corrompere un strato di forze operaie popolari. Anche da questo punto di vista la composizione di classe del PC, i suoi rapporti e legami con la classe operaia e con gli altri strati popolari poveri , debbono essere al centro dell’attenzione dei comunisti. Questo ha dimostrato anche l’esperienza del percorso di molti Partiti Comunisti fra i quali anche il Partito Comunista Italiano. Il loro rinnovamento, super pubblicizzato per decenni, espresso con la “maledizione” di ogni elemento che poteva ricordare un PC, ha portato a paralizzare il movimento operaio, al cambiamento della composizione di classe del partito e all’incorporamento al Partito della Sinistra Europea, che rappresenta lo strumento UE di mutazione dei PC.

La sostituzione dei principi del marxismo-leninismo con approcci revisionisti nel nome della specificità nazionale ha fatto e sta facendo gravi danni al movimento comunista.

Stiamo parlando di questioni strategiche, per l’orientamento centrale della nostra lotta e nessuna specificità nazionale può annullare la necessità di rovesciamento rivoluzionario del capitalismo, la necessità del potere operaio, della socializzazione dei mezzi di produzione e della pianificazione centrale.

Nessuna specificità nazionale può sostenere le posizioni sul “socialismo con un mercato capitalistico”. Una cosa è una ritirata forzata temporanea in specifiche circostanze storiche (come la NEP al tempo di Lenin) e un’altra è accettare le leggi capitalistiche come uno strumento di costruzione del socialismo, come avviene attualmente in Cina. E’ ora necessario rispondere alle teorie opportuniste di “modelli” del socialismo adattato a caratteristiche “nazionali”, ma anche di replicare alla riproduzione della concezione del “socialismo con mercato”.

La formazione economico-sociale comunista ha le sue leggi. Socialismo con rapporti capitalistici di produzione non c’è mai stato, né ci sarà mai. Per questo sono pericolose per il movimento comunista le posizioni del cosiddetto “socialismo del 21° secolo” che si sviluppa da più forze piccolo-borghesi in America Latina, in opposizione al socialismo scientifico e all’esperienza della rivoluzione d’Ottobre e della costruzione socialista in URSS.

Il “socialismo del 21° secolo” è una costruzione opportunista che distorce l’insieme dei principi e le leggi generali del socialismo-comunismo, ostacola lo sviluppo della lotta di classe e provoca confusioni nella classe operaia.

Inoltre l’efficacia della lotta dei popoli si rafforzerà nella misura in cui si rafforza il fronte contro l’imperialismo e le unioni imperialiste, nella misura in cui si intensifica la contrapposizione con la teoria del cosiddetto “mondo multipolare” che oscura l’essenza dell’imperialismo che è il capitalismo monopolistico.

Una cosa è l’uso delle contraddizioni interimperialistiche per promuovere la  lotta antimperialista e un altra l’allineamento e l’idealizzazione di posizioni di vecchi o nuovi, stati imperialisti  emergenti o non emergenti o di unioni (UE, Organizzazione del Patto di Sicurezza Collettiva, Shanghai Cooperation Organisation, ecc.) che sono in contrasto, ad esempio con gli Stati Uniti solo in nome dei loro gruppi di monopolio per ottenere una maggiore quota di mercato.

Questo non vale solo per l’Unione Europea e il Giappone. Vale anche per il Brasile, l’India, la Russia ma anche la Cina, dove dominano rapporti capitalistici di produzione. I gruppi monopolistici capitalisti si spargono in tutti i continenti e, a livello politico, avanzano rapporti di collaborazione strategica con l’Internazionale Socialista, che è la punta avanzata dell’aggressione del capitale.

E’ necessario che la contrapposizione ai rapporti ineguali che caratterizzano il sistema imperialista, la contrapposizione alla forte presenza del capitale multinazionale in alcuni stati, acquisisca un più profondo contenuto Antimperialista – Antimonopolista, combattendo posizioni che portano ad alleanze con settori del capitale nazionale e con forze politiche che servono gli interessi del capitale.

Cari compagni,

Il KKE affronta gli sviluppi della situazione in Grecia, insistendo sulla rivelazione delle vere cause della crisi e intensificando il raffronto ideologico con le forze borghesi e opportuniste e con l’Unione Europea, che è contro i popoli.

L’esperienza quotidiana dimostra che il capitalismo, nella sua fase più alta e finale, quella imperialista, diventa più pericoloso per la classe operaia e per i popoli, aggrava i problemi, causa le crisi e le guerre, condanna milioni di lavoratori alla disoccupazione e alla povertà, e tutto questo perché i monopoli, che sono il cuore pulsante del sistema, sono avidi di profitti e sono in competizione per il controllo delle risorse.

Abbiamo un’arma molto forte e insostituibile nelle nostre mani e questa è la nostra concezione del mondo, il marxismo-leninismo, che ci permette di studiare gli sviluppi e di definire esattamente la natura e le cause della crisi.

In Grecia lo sviluppo capitalistico ha proceduto a ritmi elevati per molti anni e il Prodotto Interno Lordo è cresciuto con ritmi superiori al 3% all’anno.

E’ stata prodotta un’enorme ricchezza, ma i risultati dello sviluppo capitalistico sono stati raccolti dalla plutocrazia, dai banchieri, dagli industriali, dagli armatori e dalle altre sezioni della borghesia, mentre le condizioni della classe operaia e degli strati popolari sono andate deteriorandosi e il futuro dei giovani è compromesso. Infatti in Grecia, fino allo scoppio della crisi globale del capitalismo, abbiamo avuto nel periodo 1990-2007 un aumento del PIL di 5 volte e un aumento dei profitti capitalistici di 28 volte. Nel solo 2009 le società quotate in borsa hanno avuto profitti per 11,8 miliardi di euro. Allo stesso tempo, i salari e le pensioni dei lavoratori sono rimasti a livelli molto bassi e sono stati aboliti diritti lavorativi e di previdenza fondamentali  .

Tutti questi super-profitti sono stati creati dallo sfruttamento della classe operaia e sono raccolti dal grande capitale che è stato rinforzato con ulteriori sussidi, esenzioni fiscali, privilegi. E’ significativo che la tassazione dei profitti capitalistici sia diminuita negli ultimi anni scendendo dal 45% al 23%. Mentre l’evasione da parte di circa 6.000  note aziende di grandi dimensione è pari a 15 miliardi di dollari. Solo nelle banche svizzere i capitalisti greci hanno depositi per 600 miliardi di euro.

La strategia reazionaria di ristrutturazione dell’Unione Europea,  per soddisfare le esigenze attuali del capitale, ha svolto un ruolo fondamentale nel bloccare salari e pensioni, nel rovesciare i diritti del lavoro e della sicurezza sociale, nel favorire le privatizzazioni. È dimostrato che il Trattato di Maastricht, l’Unione economica e monetaria (UEM), la strategia di Lisbona sono strumenti del capitale utilizzati per rendere i grandi gruppi monopolistici europei più competitivi e redditizi.

La crisi emersa contemporaneamente a livello internazionale, negli Stati Uniti, nell’Unione europea e negli altri Stati capitalisti, è una crisi di sovra-accumulazione del capitale, una crisi di sovrapproduzione. Nel suo nucleo si intensifica la contraddizione tra il carattere sociale della produzione e l’appropriazione capitalista dei suoi risultati, in quanto i mezzi di produzione sono di proprietà dei capitalisti e il criterio di sviluppo capitalistico è il profitto che porta anarchia e disuguaglianza.

Le crisi del capitalismo dimostra che il sistema ha superato i suoi limiti storici. Per questo motivo le forze borghesi e opportuniste, tra cui SYNASPISMOS / SYRIZA in Grecia e il Partito della Sinistra Europea (SE), si adoperano per sostenere il sistema e distorcere le ragioni che causano le crisi.

Parlano di “capitalismo da casinò”, di “crisi del debito”, di “crisi finanziaria”: limitano la loro critica alla gestione neo-liberale, assolvendo la socialdemocrazia e il capitalismo stesso, nonostante il fatto che è all’interno del suo processo di produzione che nascono le condizioni per la crisi, che si manifesta anche in altre parti del sistema capitalista.

In Grecia, il PIL è diminuito nel 2009 e nel 2010. Nel 2011 diminuirà ancora del 5% e la diminuzione continuerà anche nel 2012.

La recessione economica alimenta il deficit e il debito, causati a loro volta dal finanziamento delle grandi imprese, dalle esenzioni fiscali per il grande capitale, dalle conseguenze dell’adesione della Grecia all’Unione europea e all’Unione economica e monetaria (UEM), dalle ingenti spese militari per le esigenze imperialiste della NATO.

Cari compagni,

In queste condizioni, il KKE sostiene che il popolo non ha alcuna responsabilità per il debito, non deve riconoscerlo, anzi deve lottare in modo che sia la plutocrazia che ha creato il debito a pagare, in una lotta che punti come prospettiva a rovesciare il sistema di sfruttamento.

Il KKE ha aperto un fronte decisivo contro tutte le posizioni che coltivano false aspettative riguardo il ruolo dell’Unione europea, i meccanismi di prestito, i bond europei. L’esperienza dimostra che i prestiti, sotto qualsiasi forma, sono pagati dalla classe operaia e dagli strati popolari e che ogni accordo sul prestito è accompagnato da crudeli misure antipopolari, misure indubbiamente decise da tempo e imposte utilizzando la crisi a pretesto, in tutti i paesi capitalistici, a prescindere se hanno firmato un protocollo con l’UE e il Fondo Monetario Internazionale o hanno votato per un “programma di medio termine”, come è avvenuto in Grecia. Queste misure costituiscono una scelta strategica, sancita nel “Patto per l’Euro” e mirano a rafforzare la competitività e la redditività dei monopoli, raggiungibili solo attraverso la riduzione del costo del lavoro. Questo è ciò che viviamo in Grecia, dove, nonostante le brutali misure antipopolari che riducono drasticamente gli stipendi e le pensioni e aboliscono diritti sociali, del lavoro e di previdenza, la crisi insiste, il debito cresce, i disoccupati raggiungono 1 milione di persone. E’ ovvio che la crisi non riguarda solo Grecia, Irlanda e Portogallo, ma è estesa anche a Italia e Spagna; vi sono serie preoccupazioni per l’economia francese, mentre gli ultimi dati dimostrano un rallentamento economico in Germania, in tutta la zona euro e anche negli Stati Uniti e si prevede una ripresa anemica.

Pertanto, dobbiamo tenerci pronti per una nuova intensificazione dell’offensiva e dobbiamo agire in modo coordinato, insistendo sul rafforzamento dello sviluppo di nuove lotte di classe, tenendo conto che il compromesso temporaneo del vertice del 21 luglio è fragile, che la competizione interimperialista è in aumento e che la scelta di nuove brutali misure antipopolari sarà rafforzata.

Vogliamo qui sottolineare che è necessario rafforzare il fronte contro le  posizioni che parlano di protettorato da parte dell’Unione europea e del Fondo monetario internazionale su alcuni Stati, perché sono posizioni promosse e utilizzate da forze che coprono il ruolo della borghesia.

La Grecia non è né sotto occupazione, né è un protettorato, le misure del governo non sono state imposte dalla troika o dalla Germania. La Grecia è un paese capitalista con una posizione subordinata nel sistema imperialista: ha una borghesia forte che difende e lotta per i propri interessi, scegliendo consapevolmente tra i suoi alleati l’Unione europea, la NATO, il Fondo monetario internazionale e il suo fine è quello di sfruttare la classe lavoratrice, opprimere gli strati popolari, assicurarsi il potere e perpetuare il sistema capitalista.

Come comunisti evidenziamo la disparità esistente nel capitalismo tra le varie potenze imperialiste, quindi ogni discussione  intorno all’“occupazione “ e al “colonialismo” è disorientante  ed errata. Perché la linea di demarcazione non è tra la Grecia e gli “stranieri”, tra quelli dell’interno e quelli dell’estero, fra il governo “buono” e gli stranieri “cattivi” che fanno delle pressioni. La linea di demarcazione è fra gli interessi dei monopoli e i diritti della classe operaia e degli altri strati popolari poveri.

Dallo stesso punto di vista di classe si deve guardare anche l’intensificazione delle competizioni interimperialiste nel Mediterraneo Sud Orientale, nel Medio Oriente, nei Balcani, nel Mar Egeo, nel Nord Africa, nel Golfo Persico, paesi attorno ai quali gravitano pericoli di conflitti armati o di scontri bellici generalizzati aventi come bottino le fonti energetiche produttive di ricchezza alle quali mirano i monopoli nella  loro competizione.

Nella zona ci sono ampi riposizionamenti, collegati col piano imperialista del “Nuovo Medio Oriente” e con i cambiamenti nel Nord Africa e in Medio Oriente dopo il rovesciamento dei governi antipopolari in Egitto e in Tunisia; tutto ciò fa parte del tentativo della riorganizzazione del sistema politico borghese affinché si adegui alle necessità odierne dell’accaparramento di profitti capitalistici. Codesta realtà viene distorta dalla posizione che parla di “Primavera Araba” riprodotta da forze borghesi e opportuniste. In questi sviluppi complessi e pericolosi, con la guerra in Libia accompagnata oggi dalla divisione del bottino e dal piano imperialista in corso, dell’intervento in Siria, è necessario che gli imperialisti incontrino la risoluta intensità dell’azione antimperialista e della vigilanza dei popoli.

Cari compagni,

Per quanto riguarda lo sviluppo della lotta di classe, è noto che in Grecia, ci sono state lotte di massa, con il KKE e  il PAME in prima linea, il movimento di classe sindacale che riunisce centinaia di sindacati, federazioni e comitati di lotta con un orientamento di classe. In oltre 20 scioperi generali, nelle grandi manifestazioni, nelle occupazioni di ministeri e altri edifici pubblici, i comunisti sono stati in prima linea, come la gioventù comunista, i simpatizzanti del KKE, le lavoratrici e i lavoratori che sostengono il PAME, alternando le forme di lotta.

Il PAME con la sua azione nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro e nei quartieri popolari, informa e organizza la classe operaia, il popolo, i giovani, protegge gli scioperi con picchetti, lotta contro i padroni e le forze di repressione, affronta l’anticomunismo e le calunnie dei partiti e dei circoli borghesi e opportunisti. La lotta viene organizzata nelle condizioni di un intenso conflitto con le forze concertative, governo-padroni-sindacati,  a cui partecipano i quadri del PASOK e ND [rispettivamente i due maggiori partiti che si sono alternati al governo negli anni, socialdemocratici e conservatori], che controllano le maggiori Confederazioni sindacali del settore pubblico e privato [GSEE e ADEDY] sostenuti anche da SYN / SYRIZA [sinistra opportunista] e le altre forze schierate contro il PAME. Questo blocco, il cui prestigio è in costante diminuzione, supporta la strategia del capitale, difende l’Unione europea e coltiva la collaborazione di classe, alimenta confusione e false aspettative tra i lavoratori.

In questo periodo si sta rafforzando l’azione delle forze di classe; particolarmente in un periodo in cui vengono inflitte violente misure di tassazioni straordinarie e centinaia di migliaia di persone non possono pagare. Noi comunisti, i sindacati di classe, il PAME,  invitiamo  quelle persone e tutti gli altri che potrebbero pagare tagliando un parte delle loro necessità elementari, a rifiutare il pagamento delle tasse straordinarie, ad ostacolare i provvedimenti  e ad aprire la via per la messa in discussione del potere del capitale. I sindacati di classe stanno raccogliendo i mandati di pagamento e in modo organizzato attraverso le mobilitazioni, li stanno restituendo al governo.

Parallelamente, nella lotta contro i licenziamenti, l’incorporamento degli enti pubblici e i tagli,  ha avuto luogo il 5 Ottobre un grande sciopero e questi giorni tutte le forze di classe si battono per il successo del nuovo sciopero generale nazionale del 19 Ottobre.

Cari compagni,

Il KKE, in condizioni difficili, dispiega le sue forze per organizzare la classe operaia nelle fabbriche, concentra la sua attenzione nella costruzione di organizzazioni di partito nei luoghi di lavoro, si batte per coagulare il movimento operaio con il fine di rafforzare l’unità di classe, migliorare l’azione e l’orientamento dei sindacati e per cambiare i rapporti di forza.

Possiamo dire che lo sviluppo dell’alleanza sociale promossa nella classe operaia e tra gli strati popolari grazie agli sforzi del PAME e le altre coalizioni militanti, nonostante le carenze, ci riempie di fiducia.

E’ un dato di fatto che la borghesia e i suoi portavoce politici sono preoccupati per il corso, l’orientamento e il prestigio di questo movimento di massa, e per questo motivo sono alla ricerca di modi per intrappolare l’indignazione popolare in una direzione che non provochi danni al sistema. Recentemente è stato funzionale a questo scopo il “movimento delle piazze”, dove, con il contributo dei media borghesi, dei partiti borghesi e opportunisti, delle organizzazioni di estrema destra e dei gruppi marginali “anti-autoritari”, si è consumato un tentativo di intrappolare i lavoratori indignati in rivendicazioni reazionarie, come “Via i partiti, via i sindacati”.

Il KKE ha elaborato posizioni e rivendicazioni su ogni questione, attraverso cui lotta ogni giorno e riunisce le forze per il rovesciamento del sistema di sfruttamento. Le analisi programmatiche del KKE poggiano sulla solida base che nel nostro tempo, tempo di transizione dal capitalismo al socialismo, la lotta tra le classi è diretta verso la risoluzione della contraddizione principale tra capitale e lavoro. Il cambiamento rivoluzionario in Grecia sarà socialista. La forza trainante della rivoluzione socialista sarà la classe operaia, come forza guida, i semi-proletari, i contadini poveri e gli strati piccolo-borghesi urbani maggiormente oppressi. La politica di alleanze, basata sulla linea democratica di lotta antimperialista e antimonopolista, contribuirà a riunire la grande maggioranza del popolo. C’è solo una scelta: Potere Popolare, svincolamento  dall’Unione Europea e dalla NATO, cancellazione del debito, cambiamento dei rapporti storicamente superati di proprietà, proprietà collettiva e concentrazione dei principali mezzi di produzione, associazioni produttive dei piccoli e medi agricoltori, dei piccoli imprenditori, nei settori a basso livello di concentrazione.

In questa prospettiva aumentano le esigenze per la costruzione in ogni paese di forti Partiti Comunisti basati sul marxismo-leninismo e l’internazionalismo proletario per lo sviluppo della lotta politica e ideologica di massa . Sappiamo che le difficoltà sono grandi ma crediamo di potervi far fronte ispirandoci alla necessità di un’altra organizzazione sociale, alla necessità del socialismo che sta diventando ogni giorno più attuale come risposta alla barbarie capitalista.

 

 

 

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