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La sindrome di Maria Antonietta
“Maestà, il popolo ha fame perché non ha pane!”
“Che mangino brioches!”, pare che abbia risposto la regina Maria Antonietta (sappiamo che l’episodio è privo di fondamento storico, ma ormai è entrato nell’immaginario collettivo).
«Itinerari previdenziali ha calcolato, sulla base degli ultimi dati Inps, che dei 280 mila italiani usciti dal mondo del lavoro nel 2023 con una pensione di vecchiaia, solo 100 mila risultavano avere pieni requisiti. Il resto, una buona metà, non avrà in media più di 300 euro al mese.» [1] In quest’articolo, titolato drammaticamente Il salvagente necessario si indica come soluzione le già note strategie tanto care ai colossi della finanza privata: «rendere obbligatorio il trasferimento delle somme accantonate per il fine rapporto (Tfr per il settore privato) ai fondi integrativi negoziali, attraverso un meccanismo di silenzio assenso» (cioè lo scippo con destrezza). Oppure «estendere la quota di deducibilità fiscale (5.164 euro) a una cerchia più larga, non solo di familiari»; ossia in un solo colpo far eludere le tasse ai ricchi, far ingrassare la finanza e impoverire ancora di più le casse dello Stato.
Quanto poi siano “dinamiche e remunerative” tali gestioni ce lo racconta Beppe Scienza nel suo blog [2]. Non abbiamo nulla da aggiungere.
Ma se l’allarme per il futuro dei giovani è del tutto giustificato, non lo è quello sui conti dell’INPS: «… a oggi il sistema è sostenibile e lo sarà anche tra 10-15 anni, nel 2035/40, quando la maggior parte dei baby boomer nati dal Dopoguerra al 1980 … si saranno pensionate», ha spiegato il Presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali Alberto Brambilla. Le condizioni affinché ciò sia garantito per il futuro sarebbero:
1) le età di pensionamento;
2) favorire un’adeguata permanenza sul lavoro delle fasce più senior della popolazione;
3) un’intensificazione della formazione professionale; 4) una vecchiaia in buona salute.» [3]
Peccato che tutto questo guazzabuglio si possa chiudere in un sol colpo aumentando la spesa pubblica, facendo lavorare non i vecchi ma i giovani e le donne (vero gap che contraddistingue il nostro Paese), assicurando così quell’incremento di PIL (ricordiamo agli scienziati economisti che il “moltiplicatore” che assicura il successo di questa operazione è sempre maggiore di 1) che tutti invocano ma che nessuno “vede” come fare. Eh già, perché così non aumenterebbero i profitti privati, la “gestione” assicurativa, si prosciugherebbe la disoccupazione e con essa lo sfruttamento del lavoro.
In attesa di vedere come va a finire alle marie antoniette nostrane …
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