I temi dell’immigrazione, del terrorismo e della sicurezza sono all’ordine del giorno nella discussione politica e di attualità. Da giorni, dopo l’attentato di Parigi, i media sono impegnati continuamente in un’opera di bombardamento mediatico che punta a giustificare l’attacco imperialista in medio oriente, con il pretesto della difesa del nostro “stile di vita” e la retorica dell’unità nazionale, europea, occidentale. L’enorme pressione mediatica ha inoltre il compito di distogliere dalla condizione attuale, in cui aumenta lo sfruttamento sul lavoro, diminuiscono i salari e i diritti sociali. Come Partito Comunista riteniamo che sia necessario dare una posizione di classe rispetto a questi temi, evitando che siano lasciati nelle mani dell’estrema destra, dell’inconcludenza del grillismo, e della finta sinistra.
Da tempo abbiamo denunciato i responsabili dell’attuale situazione dell’immigrazione. In Italia solo il Partito Comunista ha detto chiaramente che l’imperialismo è responsabile della condizione che viviamo. Sono le grandi multinazionali che depredano le risorse dei paesi, gli interventi militari della Nato che portano la guerra, il finanziamento al terrorismo e ai gruppi estremistici che causano l’immigrazione. Quando si parla di guerra di civiltà e “attacco al nostro stile di vita” si dovrebbe ricordare che il medesimo stile di vita lo avevano i siriani, o i libici, prima che i loro paesi fossero sconvolti da guerre civili condotti in nome del controllo dei mercati, delle risorse energetiche e delle tratte commerciali. La contesa per il controllo dei mercati è oggi un fattore di primaria importanza a livello internazionale, che genera conflitti tra stati e alleanze imperialiste. Sono questi conflitti che regolano gran parte degli avvenimenti. Da ciò noi comunisti siamo in grado di leggere con un’analisi obiettiva le ragioni che sono alla base di alcuni avvenimenti recenti – come la caduta del governo Berlusconi, non certo per uno scandalo sui costumi morali – senza tuttavia esprimere la nostra “solidarietà” ad una o all’altra delle fazioni borghesi in lotta. Questa analisi obiettiva ci spinge a sostenere che nessuna politica securitaria, nessun muro, nessun rimpatrio potrà fermare l’immigrazione se prima non si porrà fine allo sfruttamento imperialistico di interi paesi dell’Africa e del Medio Oriente
Sulla questione dell’immigrazione il Partito Comunista sostiene la necessità che il lavoro dei comunisti si concentri non sugli aspetti relativi ai diritti civili – borghesi – degli immigrati, ma sul terreno dei diritti sociali. Questo non significa, come diversamente riportato dal giornale “Libero”, reinterpretando le mie parole, che il PC sia per «vietare il velo e le Moschee» o per «non concedere i diritti borghesi agli immigrati», facendo così intendere un implicito appoggio alle politiche identitarie e razziste della destra. Da comunisti riteniamo che la religione sia un elemento ideologico che nasconde la realtà della società, contribuendo a sostenere in ultima istanza lo sfruttamento di classe e la posizione delle classi dominanti. Questo è valido per qualunque religione, non certo solo per l’Islam. Nessuna guerra di religione, ma nessun sostegno alla religione, quale che sia.
Di conseguenza il PC non ritiene che il ruolo dei comunisti sia quello di unirsi alle forze progressiste e di sinistra, alla coda di rivendicazioni per la costruzione di luoghi di culto. Al contrario i comunisti lottano per organizzare i lavoratori immigrati fianco a fianco con quelli italiani, indipendentemente dal colore della pelle, dal credo religioso, dalla nazionalità, nell’ottica di un avanzamento delle conquiste sociali, contro lo sfruttamento capitalistico. Non ci interessa la battaglia per la Moschea, ma quelle per la sicurezza sul lavoro, contro il caporalato, per la rivendicazione di condizioni salariali e di lavoro migliori, che spezzi la guerra tra poveri oggi in atto, a tutto vantaggio del grande capitale e a danno dei lavoratori italiani e immigrati.
La nostra posizione non è in alcun modo equiparabile a quella della destra razzista e fascista, come non è equiparabile a quella della sinistra borghese e radical chic. Rifiutiamo quindi tutti quei tentativi che sotto la maschera della semplificazione, finiscano per alterare la nostra posizione politica e tentare di ricondurla a categorie che noi avversiamo.
Per giunta sottolineiamo come in questi giorni l’estrema destra, aderendo alla retorica dell’unità nazionale e europea, abbia accordato il suo sostegno agli interventi militari in Siria, rendendosi ancora una volta portabandiera delle politiche imperialiste della Nato nella regione al pari delle forze politiche di governo.
Allo stesso tempo non riteniamo che le politiche imperialiste siano in grado di rendere sicure le nostre città rispetto ad attacchi terroristici, come non riteniamo che lo sia la crescente militarizzazione nelle strade. Invitiamo i lavoratori a non cadere in questo tranello. Per i comunisti la sicurezza è un diritto, ma a garantirlo non saranno le forze che tutelano l’ordine della borghesia e gli interessi dei capitalisti. Nel sistema socialista, in cui lo Stato rappresenta effettivamente gli interessi dei lavoratori, in un Paese che riconosca il diritto dei popoli ad autodeterminarsi e a godere interamente delle proprie risorse, in un sistema in cui sia data a tutti la possibilità di lavorare, di avere una casa, sanità e istruzione gratuita, sport e cultura per il tempo libero, siamo certi che non ci sarebbe alcun problema sulla “sicurezza”.