Il 27 ottobre Nichi Vendola ha rilasciato un´intervista al Sole 24 ore per dare
informazione sulla sua idea di economia. Giocando sui termini, come anche gli economisti che vogliono sorprendere fanno, ha cercato di mettere d´accordo in prospettiva particolari settori economici con temi cari all´ambientalismo ed alla eco sostenibilità: l’ambientalizzazione degli apparati produttivi; cercare un compromesso avanzato tra economia ed ecologia.

Cosa mai vorranno dire tutte queste costruzioni, questi voli pindarici in pratica? Non si sa, ma funzionano. Ed ecco che, sempre sullo stesso quotidiano, il giorno dopo alcuni imprenditori, cinque per la precisione, hanno apprezzato le parole di Nichi e lo hanno elogiato per il suo pragmatismo. Certo il settore industriale di riferimento è quello che prova a fare soldi con l´energia pulita, o quasi, e similare. Ma il senso della questione è in sé chiaro. Non si capisce a questo punto cosa il buon Vendola c´entri con il comunismo.

Altre volte mi è capitato di dire che esser comunisti non è obbligatorio, ma seci si fregia del titolo, e lui mi sembra lo faccia ancora, qua e là, almeno occorrerebbe mettersi in relazione con quanto hanno elaborato i due capostipiti culturali del comunismo moderno o scientifico, Marx ed Engels.

Oppure, se si ritiene che tale visione del comunismo, sia stata superata dalle cose, dalla storia, pensiero in sé legittimo, marxista addirittura, bisognerebbe però indicare a quale altro tipo di comunismo si allude e per quali ragioni. In senso elaborativo e non solo oppositivo. Insomma basti non reclamare le comunitàproto cristiane o case simili.

L´evoluzione deve avere caratteristiche di superamento e non di nostalgici riferimenti ad un bel tempo che fu, per altro mai esistito. Parlare a vanvera, tanto per fare uscire il soffio vitale dalla bocca, serve poco. O meglio serve se si vuole cercare di imbonire chi ascolta. Ma per questo c´è il gran maestro Berlusconi, molto capace. Perciò qualsiasi replicante, dopo un primo momento di possibile impatto, dimostra decisamente il fiato corto.

Gli imprenditori che sul Sole plaudono a Vendola – non importa se sia di destra o di sinistra, dicono – hanno svelato con poche frasi il mistero di questo personaggio do operetta, nel senso semi tragico della rappresentazione. La sua consistenza sul piano politico non rappresenta nessun pericolo per alcuno. Certo il politico non deve solo fare paura a qualcuno ma anche fare piacere a qualcun altro. Tradotto: una posizione di classe. E, ripeto, se ciò è ritenuto obsoleto, prego, dimostrare e proporre qualcosa d´altro di effettivo.

Il quadro non sta assieme se il politico che si dichiara comunista incassa i complimenti da parte di industriali. Tale idiosincrasia dovrebbe servire a tutti coloro che non si tengono più nella pelle per avere trovato un leader a sinistra.

Il nostro Vendola è riuscito davvero in un´unica operazione. Trasformare in positivo i suoi negativi aspetti, negativi almeno per la media cultura italiana. E´omosessuale e sappiamo bene come questa sessualità venga ritenuta in Italia, dove vive male e deve scontare limiti culturali secolari di disprezzo. Nichi è riuscito a fare di questo punto debole, oggettivamente, un suo punto di forza. Ha un difetto di pronuncia – anche Jovannotti lo ha, eppure vende dischi – ed è stato capace di non farlo notare ai più. E´ meridionale in una situazione in cui la Lega Lombarda fa del suo particolarismo razzista un punto di forza, un´ombra su tutto il paese. Vendola risponde dal sud. Il suo essere pugliese è, a sua volta, il suo punto di forza.

Domanda: se le due posizioni sono speculari e se quella della Lega viene criticata da una coscienza solo e semplicemente umana perché la scelta meridionalistica di Vendola dovrebbe andare bene? E´ comunista ma è riuscito a fare apparire tale stato d´essere come una romanticheria d´altri tempi, appiccicata alla sua pell
e come un neo sul viso.

Quindi ha prodotto un´operazione difficile e rocambolesca. Ma per cosa?

Evidentemente non per il paese, come si dice, non per i lavoratori, come dovrebbe valutare un comunista – prova sia che anche gli imprenditori, i capitalisti, lo gradiscono. Ed allora perché continuare a seguire con trepidazione le sue sorti politiche? Se siamo di fronte ad un ennesimo trasformista della politica, lasciamolo volentieri ai suoi trasformismi, magari dal solo.

Abbiamo bisogno di ben altro. Abbiamo bisogno di teoria, ma fondata, pesante, e di pratica conseguente: abbiamo bisogno di politica. Il teatrino lo lasciamo volentieri ai teatranti alla Berlusconi.

Tiziano Tussi

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