In queste ore decine e decine di adesioni di singoli militanti, e centinaia di contatti di simpatizzanti, stanno rafforzando la costruzione del Partito in tutta Italia. Lavoratori e lavoratrici, giovani, quadri sindacali stanno dando la loro disponibilità a sostenere la lista del Partito Comunista alle elezioni, aiutando concretamente nella raccolta delle firme. Molte le adesioni provenienti dalle altre formazioni comuniste, stanchi dell’ennesimo passo indietro sulla ricostruzione comunista. Nei giorni scorsi la federazione di Trapani del PRC, la sezione del PCI di Capoterra (Cagliari) e la sezione del PRC di Gaeta (Latina) hanno ufficializzato il loro passaggio al Partito Comunista. Pubblichiamo alcuni stralci dei loro comunicati:
«Nonostante le forze e l’energia profusa da tutti i militanti della federazione, nello sviluppo e la crescita della federazione provinciale di PRC di Trapani, ci rendiamo ormai conto che la strada percorsa fino ad oggi non è più praticabile, che agire da comunisti adesso significa sostenere il processo di ricostruzione ed identificazione di un forte Partito Comunista nel nostro paese e non compromettersi più, pur se con buona fede dei militanti, su principi nobili e coraggiosi, in alleanze con forze della così detta “sinistra” che tradiscono da decenni le aspettative del popolo lavoratore».
«Siamo la Sezione di Capoterra Cagliari, ma qui annunciamo una lunga serie di adesioni, che dopo una esperienza umiliante per i Comunisti in Sardegna , sa e saprà ritrovare l’orgoglio di sentirsi e di agire da Comunisti» I compagni sardi criticando la scelta del loro partito di dare vita ad una lista elettorale comune a sinistra hanno chiesto l’iscrizione al PC. «Non rinunciamo al nostro sogno di ricostruire la forza nella classe operaia nel nostro paese e quindi vi chiediamo di poter militare nel PARTITO COMUNISTA l’unico che non si vergogna di presentarsi alle elezioni con il suo nome e le sue bandiere»
«Da molto tempo ormai il nostro dissenso nei riguardi delle scelte operate dalla dirigenza nazionale di Rifondazione è netto e sempre più incolmabile – hanno dichiarato i compagni di Gaeta – Una linea ondivaga e opportunista caratterizzata da accordi elettorali posticci a sostegno di soggetti che non ci rappresentano, gli ultimi dei quali solo in ordine di tempo sono stati “Rivoluzione Civile” e “L’Altra Europa con Tsipras”. Accordi fallimentari e al ribasso sottoscritti in una posizione di subalternità anteponendo a tutto il disperato tentativo di ottenere nuove rappresentanze istituzionali attraverso l’abiura sistematica dell’identità e dell’autonomia dei Comunisti».
L’Ufficio Politico del Partito Comunista saluta le nuove adesioni, ringrazia i compagni per la fiducia e la scelta coraggiosa e importante. Da oggi si parte più forti e più uniti, non solo per queste elezioni, ma anche e soprattutto per il grande lavoro di costruzione del Partito e di impulso alle lotte sociali che ci attende.
Poco meno di un mese fa il Partito Comunista ha annunciato l’intenzione di correre alle elezioni politiche 2018. Da quel giorno abbiamo ricevuto centinaia di messaggi di sostegno, proposte di aiuto attivo e concreto, adesioni militanti al nostro progetto. Ringraziamo tutti e continueremo in questi giorni a mettervi in contatto con i nostri referenti locali.
Seguendo gli sviluppi di queste ore della discussione nelle formazioni comuniste e le scelte operate dai gruppi dirigenti, spesso nonostante ampie contrarietà della base di quei partiti, vogliamo fare un ulteriore appello ai compagni e alle compagne a prendere atto delle scelte operate e mobilitarsi per sostenere attivamente il Partito Comunista a partire dalla campagna per le elezioni 2018.
La decisione di Rifondazione Comunista e del Partito Comunista Italiano di aderire alla lista comune di sinistra, Potere al Popolo, sono la prova che la strategia di questi partiti si muove in una direzione opposta e inconciliabile rispetto alla ricostruzione comunista. Come più volte abbiamo sostenuto in questi anni, la questione comunista è questione di scelte strategiche, non di semplici proclami unitari, privi di chiarezza ideologica e di prospettiva politica.
La lista unitaria della sinistra radicale ha come propri modelli Podemos, Syriza e i movimenti post-comunisti. E’ saldamente ancorata al riferimento internazionale del Partito della “Sinistra Europea”, movimento costruito da Bertinotti, che sta operando per lo scioglimento e la trasformazione dei partiti comunisti in forze genericamente di sinistra, che accetta il sistema capitalistico, l’Unione Europea, che grazie alla sua prospettiva è direttamente responsabile del massacro sociale in Grecia. In alcuni casi addirittura la confusione è tale che si guarda persino al partito laburista inglese di Corbyn, all’opposizione di sua maestà!
Dentro il solco della “Sinistra Europea” non è possibile alcuna ricostruzione comunista. Chiunque nella storia dei comunisti in Italia abbia rinunciato al simbolo della falce e martello e sostenuto la necessità di costruire fronti più ampi, dalla Bolognina in poi è andato nella direzione del superamento della questione comunista, che è la questione dell’emancipazione dei lavoratori dallo sfruttamento capitalistico e della costruzione del socialismo.
Non fatevi ingannare ancora una volta! La ricostruzione comunista non passerà per l’ennesimo annacquamento in una lista comune, più radicale delle precedenti solo per scelta dei partiti istituzionali, oggi in Liberi e Uguali, che hanno “scaricato” il Brancaccio e quanti erano già pronti a salirvi su, ma che porta le medesime contraddizioni di fondo, che già stanno intaccando le parti più genuine persino di quel movimento.
La ricostruzione comunista passa per un’altra prospettiva. Per le scelte di quanti coerentemente e tra mille difficoltà stanno portando avanti quel processo di ricostruzione di un campo autonomo e indipendente dei comunisti.
Come abbiamo già dichiarato, facciamo della lista del Partito Comunista la lista aperta al contributo di tutti i comunisti che non vogliono rassegnarsi e consegnarsi all’ennesimo progetto fallimentare e rinunciatario. Le scadenze imposte dalla presentazione delle liste sono rigide, il tempo è poco. Ma il rafforzamento unitario del processo di ricostruzione comunista, vale più di tutto. Il PC è pronto a valorizzare in ogni modo possibile i contributi individui e collettivi dei compagni che vorranno unirsi e sostenere la causa comunista, dimostrando nei fatti e non a parole la volontà reale di aprire un processo unitario, nella direzione da tempo indicata dal nostro Partito.
Il tempo è adesso: uniti per il Partito Comunista.
«Di Maio ha aperto a un governo col PD usando gli stessi argomenti che il PD usò per giustificare il sostegno al governo Monti e l’alleanza con Berlusconi» – ha affermato Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista (PC) in corsa per le prossime elezioni – «È chiaro che oggi l’obiettivo di Di Maio è accreditare il M5S agli occhi dei poteri forti, e infatti parla di “responsabilità” e di garantire “la stabilità contro il caos”, cioè gli interessi di banche e Confindustria. Il Partito Democratico in questi anni è stato artefice delle peggiori politiche antipopolari, promuovendo misure che neanche la destra era riuscita a fare. Il PD oggi è il primo nemico dei lavoratori e dei giovani, la sua natura non cambia se si toglie Renzi. È piuttosto il M5S che sta mostrando il suo vero volto».
Il Partito Comunista presenterà la propria lista sotto il simbolo della falce e martello alle elezioni politiche 2018. Dopo anni di assenza dei comunisti nella principale competizione elettorale, che ha privato i lavoratori dell’unico voto utile alla difesa dei propri interessi, crediamo sia necessario restituire alla classe operaia e alle classi popolari la possibilità di tornare a votare per il Partito Comunista. Di fronte ai tentennamenti, alle promesse disattese, alla ricerca di scorciatoie che non esistono da parte dei partiti della “sinistra”, mettiamo la nostra forza al servizio della ricostruzione comunista in Italia.
Una scelta che avviene all’indomani della manifestazione dell’11 novembre, in cui migliaia di comunisti -in larga parte giovani- sono scesi in piazza a Roma, testimoniando la forza conquistata da PC e FGC con l’impegno militante nella classe operaia, tra le masse popolari, nei quartieri delle periferie delle città.
Nei mesi scorsi abbiamo rivolto un appello alle forze comuniste per fare dei passi in avanti nella direzione dell’unità comunista. Questa proposta non è stata raccolta, preferendo la strada delle alleanze più larghe, della costruzione di fronti di sinistra ed anche di nuove esperienze politiche. Ne prendiamo atto ma non rinunciamo alla nostra strada, all’indipendenza dei comunisti.
Non vogliamo lasciare i lavoratori, i disoccupati e i pensionati di questo paese ostaggio di una finta alternativa tra la destra, i cinque stelle, il centrosinistra, pilastri fondamentali del disegno e delle politiche filo-padronali e antipopolari. Non crediamo che la classe operaia possa essere rappresentata da Grasso, dai D’Alema e dal gruppo dirigente pro-Bolognina fuoriuscito dal PD, primo responsabile dell’attacco ai diritti dei lavoratori, dell’accettazione dei diktat della Troika, dei tagli alla spesa sociale, alla sanità e alla scuola pubblica. Rigettiamo da subito gli appelli al voto utile e all’unità con queste forze, per fermare l’avanzata della destra. Un disperato tentativo che suona come una provocazione. Se la destra avanza è perché le forze di sinistra sono colpevoli agli occhi delle classi popolari per le politiche di questi anni.
Non pensiamo infine che l’orizzonte dei comunisti possa essere imprigionato in progetti e parole d’ordine eclettiche e arretrate. Per l’emancipazione dei lavoratori non basta come prospettiva l’applicazione della Costituzione. Non serve spacciare come rivoluzionari programmi che si risolvono in un misto di ricette riformiste e movimentiste, che hanno già condotto al fallimento.
Crediamo che la questione comunista, che è la questione dell’emancipazione dei lavoratori dalla propria condizione di subalternità e della presa del potere politico, possa avanzare solo senza compromessi, senza nascondersi, senza ammainare la propria bandiera. Se i rapporti di forza sono sfavorevoli non è solo per il contesto storico, ma perché troppo spesso anche le avanguardie hanno deciso di arretrare. Noi non lo faremo.
Presentare il simbolo comunista alle elezioni serve a rafforzarne l’organizzazione, ad utilizzare ogni spazio minimo residuo concesso per parlare con le masse sfruttate e oppresse. Lo facciamo per dare slancio alle lotte, per scardinare un sistema di rappresentanza finto che difende apertamente gli interessi del capitale. Guardiamo a milioni di lavoratori, di giovani, di pensionati, di donne che oggi vivono sulla propria pelle le contraddizioni del capitalismo.
Non ci interessa difendere un sistema, quello della rappresentanza borghese, che è morto e sepolto dalla crescente astensione. Non saremo la ruota di scorta sinistra del parlamento. Vogliamo scardinare quel sistema. Non chiederemo solo un voto, una semplice delega, ma di unirsi alla nostra lotta, di divenire in prima persona protagonisti del cambiamento.
Sarà necessario farlo da subito. Presentare le liste in tutta Italia è una sfida. I meccanismi della legge elettorale approvata dal Parlamento sono congeniali all’esclusione di una forza alternativa ai partiti presenti nelle istituzioni; comportano la raccolta di un numero ingente di firme – oltre 50.000 in tutta Italia – per la valida presentazione dei moduli. Facciamo appello a tutti i comunisti per sostenere quest’azione, per dare un aiuto concreto con il proprio protagonismo attivo. Non è tempo di stare alla finestra, ma di sostenere con forza e convinzione la ricostruzione comunista in Italia.
Il nostro programma non sarà un programma elettorale ma un programma di lotta. Non un insieme di promesse irrealizzabili, ma un elenco di parole d’ordine su cui costruire quotidianamente una mobilitazione popolare. Dai centri di lavoro, alle lotte per la casa, dall’opposizione alle politiche imperialistiche alla difesa dell’istruzione e della sanità pubblica, alla necessità dell’uscita dall’Unione Europea e della Nato, affermata con chiarezza e senza formule vaghe. Lavoriamo per unire le lotte, per abbandonare ogni illusione riformista e inconcludente, per dire apertamente che solo il socialismo è la soluzione per il futuro dei lavoratori e delle classi popolari.
Facciamo della lista del PC la lista aperta, di tutti i comunisti, delle avanguardie delle lotte, dei lavoratori e delle lavoratrici che pensano che la questione comunista in Italia non sia chiusa, che la lotta per l’abbattimento del capitalismo e la costruzione del socialismo è la lotta del nostro tempo.
«Dopo i fatti di Como e la sceneggiata di FN sotto Repubblica tutta la cosiddetta sinistra scopre il neofascismo. Non lo si combatte con loro. I Renzi, i Prodi, i D’Alema sono responsabili diretti dell’attacco ai diritti dei lavoratori, dell’accettazione dei diktat della Troika, i tagli alla spesa sociale, alla sanità e alla scuola pubblica. Sono per queste misure che l’estrema destra avanza tra i proletari e le classi popolari». Così Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista, commentando a caldo le ultime notizie di cronaca «E’ successo in Italia ed e’ successo in Europa con Blair, Hollande, Tsipras. Aver distrutto prima ideologicamente e culturalmente il movimento operaio per proporre poi il modello “Marchionne”, mentre i giovani non trovano un lavoro dignitoso, i cinquantenni sono licenziati e chi lavora é obbligato a farlo fino allo sfinimento é stata una scelta che consegna una larga parte del popolo prima alla rabbia e poi al fascismo. Ma, ricordiamolo, il nazismo ed il fascismo sono sempre stati servi dei padroni ieri, come delle banche e del capitalismo globalizzato oggi. Non ci interessa l’antifascismo da salotto della sinistra e dei radical chic. Non vanno ripetuti gli errori degli anni ’70 dove, con la teoria degli “opposti estremismi”, il potere si rafforzava. Essere antifascisti oggi significa esser anticapitalisti. Non è certo una legge che può batter il nuovo fascismo. La lotta che eviterà ai giovani proletari di sprofondare nell’ignoranza e nella xenofobia – conclude Rizzo – è solo quella di classe, e solo attraverso l’organizzazione. Questo è il ruolo dei comunisti oggi.
Si è svolta oggi a Soragna (PR) la manifestazione promossa dal Partito Comunista per chiedere il ritiro dell’ordine del giorno per “la messa al bando dell’ideologia comunista” approvato dal consiglio comunale. Alcune centinaia di persone con bandiere rosse si sono radunate in piazza. Presente anche una folta rappresentanza giovanile del FGC e il segretario generale del PC Marco Rizzo, dietro lo striscione con lo slogan della manifestazione. Durante la manifestazione Rizzo ha dichiarato: «L’anticomunismo non passerà a Soragna come nel resto d’Italia. Chi vuole equiparare il comunismo con il nazifascismo compie un’operazione antistorica, che ha l’obiettivo di screditare l’unica alternativa al capitalismo che sia stata in grado di vincere. Contrapporre alla dittatura delle banche e dei padroni, un modello fondato sul potere ai lavoratori, un modello socialista è più attuale che mai. Di fronte alla crisi e all’aumento della disparità sociale, alle guerre, ad un sistema che non è sostenibile, che genera disoccupazione, assenza di diritti, immigrazione, il socialismo è l’unica soluzione. I fascisti ancora oggi soffiano sulla guerra tra poveri per dividere gli sfruttati e salvare questo sistema di sfruttamento. L’operazione del ddl Fiano, con un PD sempre più reazionario che gioca alla lotta al fascismo per riconquistare consensi a sinistra, porta purtroppo a queste forme di equiparazione che vedono corresponsabile l’intero sistema politico, compresi i cinque stelle, con il sostegno esplicito della UE, da sempre favorevole a forme di equiparazione, e corresponsabile della messa al bando di partiti comunisti nei paesi membri. Non cadremo nel gioco degli opposti estremismi, non accetteremo un’equiparazione antistorica, ma soprattutto – conclude la nota – a cento anni dalla Rivoluzione sovietica, continueremo a lottare per quegli obiettivi, che sono la giustizia sociale, la pace, il progresso dei popoli in un sistema che rifiuti lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo».
Il Partito Comunista registra con soddisfazione l’interesse sviluppato nel dibattito sulla questione dell’unità comunista. Valutiamo positivamente gli incontri, le discussioni che a vario livello si sono avute in queste settimane. Il PC ribadisce la propria linea affermata nel documento congressuale e nella posizione espressa dall’Ufficio Politico lo scorso 22 febbraio. E’ nostra intenzione che i passi avanti fatti in queste settimane non si arrestino alle semplici dichiarazioni, ma si concretizzino in una giusta direzione.
Il presupposto politico per predisporre immediatamente un tavolo di discussione che faccia avanzare concretamente l’unità comunista, è la dichiarazione inequivocabile degli interlocutori interessati a questo processo, che escluda da qui in avanti e a ogni livello, locale e nazionale, la ricerca di alleanze unitarie con forze di sinistra e centrosinistra. Non si tratta di una semplice questione elettorale, ma di un preciso punto strategico.
I fatti delle ultime settimane anche in Sicilia hanno dimostrato ancora una volta, perfino ai più restii a comprenderlo, che la ricerca di unità a sinistra finisce per essere presupposto di cedimenti opportunistici e accordi con forze di centrosinistra.
Ogni apertura verso forze borghesi, anche di sinistra, si sa dove inizia, non si da dove finisce: accettare questo piano significa solamente porre i comunisti alla coda degli interessi di settori della borghesia. Al contrario noi concepiamo la proposta dell’unità comunista come punto per rafforzare l’indipendenza dei comunisti dai partiti borghesi, e di conseguenza incrementare la loro forza nelle lotte per il rovesciamento del sistema capitalistico. Si tratta di un criterio universalmente valido, che non può essere applicato in modo variabile nelle diverse regioni o a livello nazionale. Nè è possibile guardare all’unità comunista solo come ripiego quando le altre strade non sono più praticabili per scelta altrui.
Ribadiamo che questo punto è per noi dirimente. Da qui si parte. L’unità dei comunisti è una strategia che perseguiremo con coerenza e determinazione.
«Quest’oggi la riconosciuta attenzione di Paolo Mieli sulla prima pagina del Corriere della Sera in merito alle sorti della cosiddetta sinistra, vede il sottoscritto, in qualità di segretario del Partito Comunista, inserito nell’elenco dei capofila che potrebbero costituire una sorta di aggregato politico/elettorale nell’odierno contesto. Nulla di più sbagliato. Il Partito Comunista che ho l’onore di dirigere ha elaborato una linea politica che considera esauriti i cosiddetti “margini del riformismo”. Mai come oggi serve un cambio radicale del sistema. Il progresso tecnologico ci consente due vie: la concentrazione di ricchezza nelle mani di pochissime persone oppure, diametralmente, la redistribuzione di ricchezza e lavoro per tutti. Noi chiamano questa prospettiva col termine esatto di socialismo/comunismo. Nulla di più lontano quindi dai vari Pisapia, D’Alema, Fratoianni e Falcone che alla fine non prefigurano un diverso modello sociale ma solo un aggiustamento del capitalismo globalizzato, peraltro sulla stessa modalità del M5S. Se mi chiedessero se sono di sinistra risponderei: No, un’altra cosa. Sono Comunista». Nota del Segretario del Partito Comunista, Marco Rizzo.
Il Partito Comunista saluta il quinto anniversario della fondazione del Fronte della Gioventù Comunista, con un invito a tutti i militanti a proseguire la lotta con la convinzione e la forza dimostrata in questi anni.
Cinque anni sono pochi di fronte alla storia, ma raramente nel nostro paese, in così poco tempo ed in una condizione tanto sfavorevole e avversa, come quella che viviamo, un’organizzazione comunista è riuscita ad ottenere risultati così positivi come il FGC. Il compito che ha davanti oggi la gioventù comunista non è certo un compito semplice.
Siete chiamati a lottare nel momento storico in cui i rapporti di forza sono più sfavorevoli per la classe operaia e per le masse popolari.
Avete il compito di ricostruire a partire dalle nuove generazioni la coscienza di classe, la consapevolezza della necessità storica di un cambiamento rivoluzionario, di fronte ad un proletariato disgregato, ad una passività imperante tra le masse popolari, ad una forza dell’ideologia borghese che riesce a controllare quasi ogni aspetto del consenso e anche del modo di esprimere il dissenso nelle classi subalterne.
Non è facile oggi dirsi comunisti, anche se in questa fase nulla è più attuale del comunismo. L’Italia e il mondo che consegniamo alla vostra generazione è di gran lunga peggiore di molte delle aspettative che hanno animato le lotte nel secolo scorso. Nessuno di voi è comunista per moda, come lo sono stati in tanti, che oggi siedono indistintamente nei consigli di amministrazione di grandi società o banche, o ricoprono anche le massime cariche del governo e dell’apparato dello Stato. Ciascuno di voi è comunista per profonda convinzione, non per convenienza. Sa che dalla proprio militanza non verranno prebende o benefici, e che anzi aumenteranno le difficoltà sul posto di lavoro e in ogni aspetto di vita di questa società. L’unico guadagno personale che viene dalla vostra militanza è la convinzione di lottare dalla parte giusta della storia. Questo vi rende veri comunisti.
Essere comunisti – scriveva Che Guevara – non è solo essere pronti al sacrificio nel momento cruciale della lotta, ma contribuire giorno per giorno a costruirne le premesse.Quasi nulla di quanto costruito dei comunisti negli anni è rimasto: mancano le strutture, le risorse, solo il lavoro e la militanza sopperiscono a queste carenze. Lo spirito di sacrificio si somma nella gioventù all’entusiasmo con cui voi, giovani del FGC, affrontate ogni necessità, ogni intralcio per superarlo e conquistare nuovi traguardi.
Già migliaia di giovani in Italia grazie alla vostra azione sono stati strappati alla passività a cui sarebbero indotti dalla società capitalistica; si informano, manifestano interesse per le vostre idee e per la vostra azione, in molti lottano spalla a spalla con voi. Non sono risultati scontati. Se la parte più attiva delle nuove generazioni guarderà al socialismo come alternativa possibile e praticabile a questo modello di sistema sarà grazie all’azione della gioventù comunista.
Le nuove generazioni percepiscono oggi l’ingiustizia di questo modello di sistema. Vivono una vita più precaria, hanno salari minori, il 40% di loro non ha lavoro, mentre i grandi capitalisti si arricchiscono. La sola percezione dell’ingiustizia di questo sistema non è nulla senza una coscienza rivoluzionaria; la storia ha dimostrato anzi che senza un’organizzazione in grado di intercettare, dirigere ed organizzare questo sentimento spesso le classi popolari finiscono preda di fenomeni reazionari e fascisti. A voi il compito di far nascere questa scintilla, di dirigere e costruire l’organizzazione rivoluzionaria di oggi e di domani.
A voi il compito di costruire una coscienza antimperialista, di rafforzare e sostenere la lotta per la pace, contro l’imperialismo, di fronte alle sempre maggiori minacce che vengono dalla competizione tra potenze, per la conquista e la spartizione dei mercati.
Se il nostro Partito – nonostante tutti i limiti che ancora abbiamo – oggi è qui è grazie al contributo della gioventù. Se davanti a noi vediamo un futuro di lotte e di crescita organizzativa e politica, è grazie alla forza della gioventù comunista. Insieme a voi la ricostruzione comunista è più forte.
Viva il Fronte della Gioventù Comunista. Auguri a tutti i compagni per il 5° anniversario della sua fondazione, con la convinzione che tanti altre ricorrenze, tante altre vittorie aspettano la vostra organizzazione.
«Antonio Gramsci si rivolta nella tomba a sentire gli omaggi ipocriti che vengono tributati da esponenti del PD e dalle forze della cosiddetta sinistra che sono responsabili dell’attacco ai diritti dei lavoratori, della presenza dell’Italia nella Nato, delle politiche antipopolari volute dalla UE» Così Alessandro Mustillo, della segreteria nazionale del Partito Comunista, rendendo omaggio alle ceneri di Gramsci nell’ottantesimo anniversario della sua morte. «Gramsci non era uomo per tutte le stagioni, era un comunista, voleva la rivoluzione socialista. Chi oggi tenta di addomesticarlo per propri usi e consumi, trasformarlo in un semplice democratico non fa onore a Gramsci, e non fa onore alla sua onestà intellettuale. Gente che è al governo farebbe bene a tacere e a non tirare Gramsci per la giacchetta. Per fortuna – conclude la nota – centinaia di giovani stanno rendendo omaggio a Gramsci in queste ore, e a lui guardano nella lotta di ogni giorno contro gli ipocriti e i falsificatori del PD».
Il Partito Comunista ringrazia i numerosi militanti, sostenitori e simpatizzanti che sabato 25 marzo hanno partecipato al comizio comunista in una piazza gremita. Mentre i leader europei festeggiavano l’anniversario della firma dei trattati di Roma, i comunisti erano in piazza a ribadire il loro no all’Unione Europea, strumento di dominio del grande capitale, artefice della compressione dei diritti dei lavoratori e delle classi popolari. Il Partito Comunista ha ribadito oggi, a sessant’anni di distanza dalla firma dei trattati europei, il proprio no alla UE e al mercato comune. Una contrarietà che parte dal 1957, quanto i comunisti furono gli unici a votare contro l’adesione dell’Italia al mercato comune, e che continua nel 1992 quando si opposero al trattato di Maastricht, fino ai giorni nostri con il patto di stabilità, il fiscal compact, il vincolo del pareggio di bilancio.
Oggi i leader dell’Unione Europea hanno confermato la loro volontà di proseguire sulla strada del mercato comune. Si prospettano nuove illusioni per i popoli europei, come la cosiddetta Europa a più velocità. Questa soluzione altro non è che uno strumento più affilato nelle mani del grande capitale, per la compressione delle condizioni dei lavoratori e dei piccoli produttori, per rispondere alla competizione internazionale sui mercati. Di fronte a questa condizione i comunisti hanno il dovere di organizzarsi e di accrescere la propria azione.
La manifestazione del 25 marzo dimostra che esiste un’opposizione comunista alla UE, che questo tema non è monopolio della destra e delle sue prospettive reazionarie. L’uscita dalla UE, dall’euro e dalla Nato, per essere realmente processo di liberazione dall’oppressione popolare, deve essere accompagnata da un rovesciamento dei rapporti sociali, dall’abolizione dello sfruttamento di classe, per la costruzione di una società socialista, per sostituire al potere delle banche e delle grandi imprese, il potere dei lavoratori.
La partecipazione di importanti e significative lotte del nostro Paese, che hanno preso la parola al comizio, indica la strada da percorrere. Dietro le ragioni di lotta dei lavoratori presenti ci sono le responsabilità delle politiche europee, i risultati del mercato comune. Gli interventi dei lavoratori di Alitalia, Almaviva, di operai e rappresentanti delle esperienze più avanzate del sindacalismo conflittuale (SGB, CUB), parlano di un’opposizione diffusa tra la classe operaia nei confronti delle politiche europee.
L’anniversario dei trattati europei ha dimostrato ulteriormente quale solco esista ormai tra i comunisti e le forze della cosiddetta sinistra radicale. La partecipazione a manifestazioni europeiste, che pur criticando le politiche della UE sostengono la necessità di una battaglia interna per il suo cambiamento, propugnano la sua riformabilità, segnano la definitiva scelta di campo di queste forze. L’adesione del GUE/NGL alla manifestazione filo europeista è l’ultima conferma della mutazione delle forze della sinistra europea, che illudendo i popoli sulla riformabilità della UE, rafforzano di fatto il potere dei monopoli capitalistici e delle loro organizzazioni internazionali. Contrariamente a quanto affermato nei loro slogan, queste forze, alla prova del governo in Grecia, non hanno fatto altro che applicare le politiche antipopolari volute dal UE, BCE, FMI. Non esistono terze vie: o si agisce nel solco delle compatibilità capitalistiche, dei regolamenti imposti dalle organizzazioni internazionali, o si rompe questa gabbia agendo nell’interesse dei lavoratori e delle classi popolari.
Fuori dalla UE, dall’euro e dalla Nato è la parola d’ordine che i comunisti pronunciano, senza chiudersi in nessuna visione nazionalistica, senza prospettare un semplice ritorno al passato. Insieme a noi lottano in questa direzione i comunisti di tutta Europa, per la liberazione comune della classi lavoratrici dei nostri Paesi dallo sfruttamento capitalistico, dal potere dei grandi monopoli. Vogliamo ringraziare i nostri partiti fratelli per l’importante partecipazione attraverso i messaggi inviati, e soprattutto il Partito Comunista di Grecia, il Partito Comunista dei Popoli di Spagna, il Partito Comunista Rivoluzionario Francese, e il Partito del Lavoro dell’Austria per la loro presenza a Roma. Ringraziamo anche la presenza di una delegazione dei compagni del Partito Comunista Marxista dell’India.
Il Partito Comunista esprime soddisfazione per l’esito della manifestazione. Nonostante la forte censura mediatica, nonostante i timori diffusi delle autorità e dall’informazione sull’esito delle manifestazioni di protesta, nonostante le misure di sicurezza che hanno rallentato e in alcuni casi impedito l’arrivo di manifestanti, la manifestazione si è svolta con successo. Denunciamo la criminalizzazione delle proteste, il terrorismo mediatico diffuso a reti unificate, le nuove misure di sicurezza che determinano una oggettiva svolta reazionaria nella gestione dell’ordine pubblico da parte del governo. Ogni misura di questo genere non sarà in grado di fermare la lotta popolare contro l’Unione Europea e i governi che applicano le politiche antipopolari nell’interesse dei capitalisti.
Salutiamo con fierezza la grande partecipazione della gioventù, grazie al grande lavoro del Fronte della Gioventù Comunista costruito in questi anni. A dire no all’Unione Europea con i comunisti sono stati in larga parte giovani. Quelle nuove generazioni che subiscono sulla propria pelle gli effetti delle politiche antipopolari, della disoccupazione, della precarietà sul lavoro, che nonostante le campagne anticomuniste dimostrano di aver compreso che il socialismo è l’unico strumento di liberazione possibile e reale. La piazza di Roma non è stata una piazza di nostalgici, ma di giovani e lavoratori.
In questa direzione, è importante rafforzare l’impegno e la lotta del partito, la solidarietà e l’azione comune dei comunisti a livello internazionale. Costruire un’opposizione comunista alla UE e alle sue politiche, rafforzarne la percezione a livello di massa, è un elemento fondamentale per rompere il potere del capitale ed evitare che il dissenso sociale sia incanalato in prospettive perdenti o nuove avventure reazionarie che abbiamo il dovere di contrastare.
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