Delegazione dell’Iniziativa Comunista Europea in Palestina

Delegazione dell’Iniziativa Comunista Europea in Palestina

Una delegazione dell’Iniziativa Comunista Europea ha fatto ritorno in questi giorni dalla Palestina, dove ha tenuto una serie di importanti incontri con le autorità palestinesi e le organizzazioni comuniste e operaie, per rafforzare la solidarietà internazionale con la lotta del popolo palestinese. La delegazione guidata dall’eurodeputato greco Sotiris Zarianopoulos ha visto la partecipazione anche di un compagno della commissione internazionale del Partito Comunista.

Nonostante qualche problema alla frontiera con le autorità israeliane –  che nella prima giornata ha comportato l’annullamento di alcuni incontri a causa dei ritardi – la delegazione dell’iniziativa comunista europea ha incontrato a Ramallah una delegazione del Partito Comunista Palestinese, Rabé Barghouti, Capo del Protocollo dell’Autorità Nazionale Palestinese, l’avvocato Uri Davis, docente universitario emerito e notissimo avvocato difensore dei diritti civili dei palestinesi, membro del Partito Fatah e deputato all’Assemblea Nazionale Palestinese.

DSC_8957DSC_8996DSC_8985

Nel secondo giorno di attività la delegazione si è spostata a Hebron dove ha potuto costatare la presenza di numerosi insediamenti israeliani nel territorio palestinese e incontrare a pranzo con alcuni ministri del governo palestinese. I delegati comunisti hanno visitato Betlemme e il campo profughi di Aida.

Nell’ultima giornata i compagni europei hanno avuto un incontro con i rappresentanti del Partito del Popolo Palestinese, e successivamente partiti per Gerico hanno avuto un lungo incontro con il governatore della regione, Majed Al-Fityani, Segretario del Consiglio Rivoluzionario di Fatah.

DSC_9065DSC_8998DSC_8969

L’Iniziativa Comunista Europea ha voluto manifestare la propria vicinanza alla lotta del popolo palestinese, conoscere dal vivo la situazione sviluppando iniziative di sostegno e cooperazione internazionale per denunciare l’occupazione israeliana e la violazione dei diritti del popolo palestinese. Negli stessi giorni l’Iniziativa Comunista Europea aveva pubblicato una forte presa di posizione in solidarietà con la lotta del popolo Palestinese, che pubblichiamo  integralmente tradotta.

Per la pace e la giustizia in Palestina e nel mondo, diamo una spinta verso il socialismo.

Il 2018 è iniziato come un anno buio per il popolo della Palestina. Nel contesto della inaccettabile e riprovevole decisione degli Stati Uniti di riconoscere Gerusalemme come capitale israeliana, i ministri israeliani stanno discutendo di come uccidere altri palestinesi. L’aiuto economico internazionale, essenziale per assicurare i bisogni fondamentali dei palestinesi, sta diminuendo drasticamente dal momento che gli Stati Uniti hanno sospeso il loro contributo. Il governo israeliano non cerca nemmeno di nascondere che sta progettando una guerra, minacciando l’intera regione con esercitazioni militari in corso ai confini di Gaza. In un paese in cui non esiste un’attività economica autonoma, Israele intensifica lo strangolamento economico dei territori palestinesi.

Che le nuvole della guerra si stiano addensando sul popolo palestinese è stato chiaramente indicato dalla dichiarazione del presidente degli Stati Uniti che accetta Gerusalemme come capitale d’Israele.

Come  partiti comunisti che costituiscono l’Iniziativa Comunista Europea, condividiamo le proteste del popolo palestinese, circondato dall’imperialismo e dal collaborazionismo, sia dall’interno che dall’esterno, e dichiariamo ancora una volta che siamo fermamente uniti alla loro causa giusta, alla loro lotta per la libertà e l’indipendenza.

La giusta strada per il popolo della Palestina e per i popoli progressisti che si sono espressi in solidarietà con esso, evidenzia la necessità del pieno riconoscimento della Palestina come stato indipendente e sovrano. Crediamo che nelle condizioni attuali, una soluzione equa richieda: l’istituzione di uno Stato indipendente di Palestina entro i confini esistenti prima della guerra del 4 giugno 1967, con capitale Gerusalemme Est; l’evacuazione di tutti gli insediamenti israeliani all’interno dei territori palestinesi; l’urgente demolizione del muro che divide e rende la Palestina una prigione aperta; la realizzazione del diritto al rientro dei profughi palestinesi; l’immediata liberazione di prigionieri politici nelle prigioni israeliane.

Continuiamo a sostenere risolutamente queste richieste. Consideriamo il riconoscimento della Palestina come uno “stato osservatore non membro” delle Nazioni Unite nel novembre 2012 come discriminazione inaccettabile, e chiediamo che la Palestina sia riconosciuta come membro a pieno titolo dell’ONU con piena autorità e diritti.

D’altra parte, siamo consapevoli del fatto che la negazione del diritto internazionale e della legittimità politica è ormai diventata la principale linea di reazione, specialmente per Israele e gli Stati Uniti. Dichiarare Gerusalemme nella sua interezza come capitale di Israele mentre Gerusalemme Est è occupata, aumentando il numero di coloni illegali e incoraggiando la diffusione di tali insediamenti, abbracciando l’uso della forza come strategia indispensabile, adottando politiche che guidano la gente alla fame e alla miseria ecc. rivelano il vero carattere dell’imperialismo e il ruolo di Israele e dei suoi crimini contro il popolo palestinese e i popoli della regione.

In queste circostanze, consideriamo che le posizioni e gli appelli del movimento comunista verso popoli e movimenti, con i quali si unisce nella lotta per uno stato palestinese indipendente e sovrano entro i confini del 1967, dovrebbero estendersi al di là della richiesta di rispetto del diritto internazionale. In Medio Oriente –  quindi anche in Israele e in Palestina –  varie forme di reazione si galvanizzano a vicenda. Collaborazionismo di classe borghese, razzismo, divisioni religiose costituiscono strumenti per la perpetuazione dell’occupazione israeliana, per rafforzare la tattica del “divide et impera” e un costante intervento imperialista. Inoltre, rimane la realtà che l’imperialismo e la reazione possono essere sradicati solo dal socialismo. Un’alternativa socialista costruita sulla classe operaia può essere portata avanti attraverso la lotta dei popoli nella regione per sconfiggere gli interventi imperialisti e le politiche che seminano la discordia tra i popoli. Il rafforzamento dei lavoratori all’interno di lotte che mirano veramente a raggiungere le giuste richieste del popolo palestinese, la fine dell’occupazione e l’eguaglianza, la libertà e la pace, è l’unica strada progressista.

Come partiti che costituiscono l’Iniziativa Comunista Europea, chiediamo alla classe operaia e ai popoli di esprimere con decisione la loro solidarietà internazionalista e di sostenere il popolo palestinese nella sua lotta contro l’occupazione israeliana, contro l’imperialismo e ogni tipo di forze reazionarie e per uno stato palestinese indipendente, per una società socialista per liberare il popolo da ogni tipo di sfruttamento e repressione.

Viva la Palestina libera!
Viva l’internazionalismo proletario!
Viva il socialismo!

Condividi !

Shares
Giù le mani dalla Siria. Posizione del PC sull’intervento della Turchia.

Giù le mani dalla Siria. Posizione del PC sull’intervento della Turchia.

Il Partito Comunista condanna l’azione imperialista del governo della Turchia che con il pretesto della lotta al terrorismo sta conducendo da mesi operazioni militari all’interno del territorio siriano. Oggi l’esercito turco ha dichiarato di essere entrato ad Afrin, dopo giorni di combattimenti. La Siria è divenuta terra di conquista e spartizione degli imperialisti, tanto delle grandi potenze mondiali quanto di quelle regionali.

Sappiamo che la lotta al terrorismo è un mero pretesto. Il governo turco conduce la sua campagna militare contro i curdi del PYD in alleanza con cosiddetto “Esercito Libero Siriano” (FSA) che, tuttavia, è a sua volta un gruppo terrorista. In un’evidente contraddizione interna al fronte imperialista dagli sviluppi imprevedibili, gli Stati Uniti e i paesi della NATO utilizzano e sostengono sia il PYD curdo che i terroristi del FSA per destabilizzare il legittimo governo siriano in funzione del loro piano di smembramento del paese. E’ altrettanto evidente il fallimento dell’illusione del PYD di poter creare uno stato curdo alleandosi con l’imperialismo: questo ha soltanto contribuito ad assecondare il piano degli USA per dividere la Siria, a chiara testimonianza di come nessuna alleanza con gli imperialisti possa determinare alcun avanzamento reale e permanente, ma solo la compromissione delle forze popolari e la loro subalternità politica.

Il Partito Comunista (Italia) invia la propria solidarietà ai partiti fratelli della regione, in particolare al Partito Comunista Siriano che lotta sul campo di battaglia e al Partito Comunista di Turchia (TKP), che sta contrastando nel proprio paese la politica del governo turco, chiamando i lavoratori e le classi popolari a non lasciarsi ingannare e a non appoggiare le politiche imperialiste di Erdogan.

Il Partito Comunista, vigilerà sull’azione del futuro governo italiano quale ne sia il colore politico, affinché cessino le politiche di sostegno ai piani imperialisti nella regione, e si eviti qualsiasi coinvolgimento dell’Italia nelle operazioni in Siria. Insieme con i nostri partiti fratelli lavoreremo per contrastare l’emergere di conflitti nell’area del mediterraneo, il cui rischio si intensifica giorno dopo giorno.

La Siria deve essere liberata dai progetti imperialisti, dai conflitti di interessi tra le grandi potenze e le potenze fondamentaliste della regione. È il popolo siriano che lo farà. Ecco perché diciamo, giù le mani dalla Siria.

Condividi !

Shares
Il segretario del KKE: «congratulazioni al Partito Comunista in Italia»

Il segretario del KKE: «congratulazioni al Partito Comunista in Italia»

Lettera del segretario del Partito Comunista di Grecia (KKE), Dimitris Koutsoumpas, a Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista (PC) in Italia.

Caro compagno Marco, cari compagni,

vi esprimiamo la stima dei compagni del Partito Comunista di Grecia (KKE) per l’importante battaglia del vostro Partito. Una battaglia che ha superato gran parte degli ostacoli della legge elettorale imponendo l’insostituibile presenza del Partito Comunista in Italia con una lista indipendente e con simbolo la falce e martello.

Il risultato elettorale del Partito Comunista in Italia è un importante passo avanti per la sua azione, che dà forza per gli interventi e la presenza nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle università, nei quartieri popolari e operai.

Grazie all’avanzamento politico che avete compiuto e alle forze raccolte, il vostro partito può continuare da posizioni migliori un forte lavoro quotidiano in questa battaglia politica, per rafforzare il Partito Comunista nella lotta per la difesa degli interessi della classe operaia e degli strati popolari, per la riorganizzazione del movimento operaio in Italia con un orientamento di classe, per supportare con decisione l’unica vera soluzione, il socialismo-comunismo.

Caro compagno Marco, cari compagni,

il KKE continuerà a stare al vostro fianco e contribuirà all’ulteriore rafforzamento dei rapporti bilaterali e della lotta comune dei nostri partiti.

Un saluto a pugno chiuso

Dimitris Koutsoumpas

Segretario Generale del C.C. del KKE

Condividi !

Shares
Marco Rizzo (Pc): «Cia ammette ingerenza in elezioni italiane»

Marco Rizzo (Pc): «Cia ammette ingerenza in elezioni italiane»

James Woolsey, ex direttore della CIA fra il 1993 e il 1995, ha affermato in un’intervista andata in onda su FoxNews pochi giorni fa che gli Stati Uniti hanno interferito nelle elezioni italiane e greche del dopoguerra per evitare la vittoria dei comunisti. Fra le risate sue e della giornalista, ha lasciato intendere che la CIA oggi interferisce ancora nelle elezioni di alcuni paesi nel mondo, “solo per una giusta causa, per difendere la democrazia”.

Questa la dichiarazione di Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista (PC): «È grave che in Italia nessuno abbia detto nulla. Il fatto che tutto questo sia considerato normale dimostra che in questo sistema la “democrazia” va bene solo quando vincono i padroni, quando il potere resta saldo nelle mani di banche e multinazionali. Se in Italia avessero vinto i comunisti nel 1948, gli USA avrebbero promosso un colpo di Stato come in Cile nel ‘73. Quanto ammesso da Woolsey è tanto più inaccettabile se si pensa che oggi in Italia ci sono decine di basi militari USA dislocate sul suolo italiano. Adesso abbiamo una ragione in più per esigere l’uscita dell’Italia dalla NATO e la chiusura di tutte le basi statunitensi sul territorio nazionale».

Condividi !

Shares
TURCHIA LIBERI IMMEDIATAMENTE IL SEGRETARIO DEL TKP

TURCHIA LIBERI IMMEDIATAMENTE IL SEGRETARIO DEL TKP

Dichiarazione di Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista (PC) sull’arresto e l’incarcerazione del leader dei comunisti turchi.

«Ieri un tribunale turco ha condannato Kemal Okuyan, segretario del Partito Comunista di Turchia (TKP), a 11 mesi di carcere, ufficialmente per aver “insultato” il Presidente Erdoğan. Denunciamo quello che riteniamo essere un evidente tentativo di repressione dell’attività politica dei comunisti da parte di un governo, quello turco, la cui deriva autoritaria è sempre più evidente. Chiediamo l’immediata scarcerazione di Okuyan ed esprimiamo la solidarietà del Partito Comunista ai comunisti turchi, che oggi fronteggiano la reazione e il fondamentalismo, lottando per la laicità, per il progresso e per il socialismo».

Condividi !

Shares
Bombe in Yemen, Rizzo (PC): «Italia complice di un genocidio»

Bombe in Yemen, Rizzo (PC): «Italia complice di un genocidio»

«L’inchiesta del New York Times apre un vaso di Pandora in parte già noto» – così Marco Rizzo del Partito Comunista (PC) – «L’Italia ha fornito 40 milioni di euro in armi e bombe all’Arabia Saudita, di fatto un sostegno alla guerra contro lo Yemen. La Farnesina si giustifica citando il diritto internazionale e l’assenza di un embargo internazionale contro l’Arabia Saudita, ma la nostra legge vieta di vendere armi a paesi in guerra. È evidente che l’interesse viene prima di tutto, un paese serio non cercherebbe alibi ma sospenderebbe la produzione negli stabilimenti RMW in Italia iniziando un processo di riconversione industriale, cessando ogni flusso di armi verso l’Arabia Saudita e ogni forma di sostegno anche economico. Invece si preferisce cercare giustificazioni. L’Italia in Yemen è complice di un genocidio».

Condividi !

Shares
RIZZO (PC): « INVIO TRUPPE IN NIGER, ATTO IMPERIALISTA»

RIZZO (PC): « INVIO TRUPPE IN NIGER, ATTO IMPERIALISTA»

«L’invio di un contingente di 500 soldati e 150 mezzi in Niger da parte del governo Italiano è un atto imperialista. Un atto che si inserisce nel quadro della politica neocolonialista dei paesi dell’Unione Europea e della Nato per la spartizione del continente africano. Lo stesso Gentiloni ha parlato espressamente di apertura anche ad altri paesi della regione, lasciando intendere che il Niger farà solo da apripista». Così Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista. «Si dice di voler arginare l’immigrazione, ma non si dice in che modo lo si farà e a quale prezzo. Di certo non garantendo uno sviluppo per i popoli africani che consenta occupazione e una vita dignitosa nel proprio paese. L’Italia va solo a difendere gli interessi delle grandi compagnie energetiche e minerarie, spesso fonte di impoverimento e sfruttamento dei popoli, cause primarie dell’immigrazione. Questa missione militare peserà sui conti dello Stato, con nuovi fondi sottratti alla spesa sociale, ma per le missioni all’estero non si taglia mai! La pace, la fine dell’immigrazione, potranno essere ottenute solo rovesciando queste politiche. Serve uscire dalla Nato e ritirare le truppe all’estero».

Condividi !

Shares
CONDANNIAMO L’ESPULSIONE DI LEILA KHALED. GOVERNO ITALIANO CHINO DINANZI A LOBBY FILO-ISRAELIANE

CONDANNIAMO L’ESPULSIONE DI LEILA KHALED. GOVERNO ITALIANO CHINO DINANZI A LOBBY FILO-ISRAELIANE

Il Partito Comunista (PC) e il Fronte della Gioventù Comunista (FGC) condannano duramente la decisione delle autorità italiane di negare l’ingresso nel paese a Leila Khaled, storica combattente palestinese ed esponente del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (PFLP), in Italia per una serie di iniziative a Roma, Napoli e Cagliari in occasione del 50° anniversario della fondazione del PFLP. Come riporta l’Unione Democratica Arabo-Palestinese (UDAP), organizzatrice degli eventi, Leila Khaled aveva ottenuto un visto per l’Europa, e poco più di un mese fa aveva tenuto conferenze in Spagna e in Belgio, presso il Parlamento Europeo.

È del tutto evidente che la decisione delle autorità italiane di rimpatriare la compagna Khaled, imbarcata ieri sul primo volo per la Giordania, non ha nulla a che vedere con questioni burocratiche relative al visto d’ingresso, come sostenuto dal Dipartimento per la Pubblica Sicurezza, ma è una precisa scelta politica del Governo Italiano, dettata dagli interessi e dalle pressioni delle lobby sioniste e filo-israeliane. Una decisione che non a caso giunge in seguito di una pressione mediatica e delle proteste di esponenti del Partito Democratico e di Forza Italia.

Esprimiamo solidarietà alla compagna Leila Khaled e all’UDAP, del quale rilanciamo l’appello per la riuscita delle iniziative “Cinquant’anni di Resistenza”, alle quali Leila Khaled parteciperà tramite collegamento telematico. Ribadiamo il nostro sostegno alla lotta del popolo palestinese contro l’occupazione israeliana, e rigettiamo preventivamente ogni tentativo di creare confusione assimilando questa posizione a una visione antisemita che, da comunisti, non ci appartiene e mai ci apparterrà.

 

Condividi !

Shares
Il Partito Comunista in Russia nel centenario della Rivoluzione.

Il Partito Comunista in Russia nel centenario della Rivoluzione.

Una delegazione del Partito Comunista, guidata dal responsabile esteri Guido Ricci è in Russia per le celebrazioni del centenario della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre. Il Partito Comunista partecipa per la prima volta come membro effettivo, all’Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai giunto alla sua XIX edizione. L’incontro vede la partecipazione di 103 partiti comunisti sotto lo slogan «Cento anni dalla Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre: le idee del movimento comunista rafforzano la lotta contro le guerre imperialiste, per la pace e il socialismo».
La partecipazione del Partito Comunista all’incontro e la sua piena ammissione alla rete internazionale Solidnet sono un passo in avanti nel rafforzamento delle nostre relazioni internazionali e nella lotta contro le concezioni opportuniste presenti nel nostro paese. Riteniamo estremamente positivo che a cento anni dalla Rivoluzione, in un contesto internazionale difficile per il movimento comunista internazionale, cento partiti si ritrovino a Leningrado a discutere apertamente della strategia per il rilancio della lotta di classe nella direzione della costruzione del socialismo-comunismo. Il PC rafforzerà con la sua partecipazione e il suo lavoro la lotta contro l’opportunismo, la ricerca di una maggiore unità dei comunisti nel mondo, nella direzione tracciata dal marxismo-leninismo e dall’esperienza della III internazionale. Di fronte alle sfide di un mondo sempre più interconnesso, all’emergere di nuovi scontri imperialistici, ad un attacco globale alle condizioni dei lavoratori a fronte di una sempre maggiore concentrazione della ricchezza, il marxismo-leninismo è la guida attuale della nostra azione per un cambiamento rivoluzionario della società.
Nei giorni seguenti è prevista la partecipazione del segretario generale Marco Rizzo alle celebrazioni e alle manifestazioni che si terranno a Mosca. L’impegno del PC nel centenario proseguirà con iniziative in Italia e con la grande manifestazione dell’11 novembre che partirà dal Colosseo a Roma

Condividi !

Shares
GRAVE DECISIONE DEL GOVERNO DI NON ACCREDITARE NUOVO AMBASCIATORE COREA NORD

GRAVE DECISIONE DEL GOVERNO DI NON ACCREDITARE NUOVO AMBASCIATORE COREA NORD

Il Partito Comunista giudica negativamente la decisione di interrompere le pratiche di accreditamento dell’ambasciatore della Corea del Nord in Italia annunciata dal ministro Alfano. Non si tratta di una misura dettata dalla ricerca della pace, come sostenuto dal governo, ma della prova di una piena accondiscendenza del governo italiano alla politica degli Stati Uniti e della Nato e di quanti soffiano venti di guerra sulla penisola coreana e sul mondo intero. Interrompere i rapporti con la Corea del Nord è un segnale preoccupante di un’escalation che da diplomatica rischia di divenire armata. La RDPK non è una minaccia per la pace, il suo programma nucleare è la risposta al dislocamento di armi nucleari e convenzionali nel sud della penisola. La soluzione verso il disarmo nucleare – che tutti auspichiamo, e che da sempre è la posizione dei comunisti – non può che avvenire a piene condizioni di reciprocità, le stesse condizioni che sono negate dai paesi che chiedono alla Corea di interrompere il programma nucleare. Se la posizione del governo fosse realmente finalizzata al mantenimento della pace mondiale, ci aspetteremmo che venissero interrotti contestualmente i rapporti con tutti i paesi possessori della bomba nucleare, Stati Uniti, Israele, Francia in testa, che continuano imperterriti ad eseguire nuovi test e a creare armamenti più letali; il ritiro immediato di tutte le truppe italiane in missioni di guerra all’estero; il richiamo degli ambasciatori italiani presso le monarchie saudite che sostengono il terrorismo. Ovviamente il governo e tutte le forze politiche presenti nel parlamento, non sono intenzionate a fare questo, ma giocano a creare una copertura ideologica e mediatica al contributo che anche l’Italia sta dando all’accerchiamento imperialista della Corea. Chiediamo l’immediato ritiro del provvedimento, e l’accreditamento del nuovo ambasciatore.

 

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/asia/2017/10/01/alfano-espulso-ambasciatore-corea-nord_765e5ebd-4385-4fa1-9365-9bc8e71f0d47.html

Condividi !

Shares
Le sanzioni ONU alla Corea del Nord sono un atto criminale di guerra economica

Le sanzioni ONU alla Corea del Nord sono un atto criminale di guerra economica

Le sanzioni ONU alla Corea del Nord hanno come unico obiettivo quello di colpire la popolazione coreana e lo sviluppo del paese. Sono un atto criminale, un vero e proprio atto di guerra economica, che vuole piegare la Corea socialista, privandola di qualsiasi rifornimento petrolifero e del commercio del settore tessile. Gli imperialisti sanno bene di non poter sconfiggere la Corea con una guerra aperta e attuano questa strategia che si ripercuoterà solamente sulla popolazione coreana. Si vuole vedere la Corea, paese che sta conoscendo in questi anni un forte avanzamento economico, e un miglioramento reale della vita dei propri cittadini, ridotta alla fame, prima di elettricità e impossibilitata a qualsiasi forma di commercio internazionale. Di fatto con le sanzioni di oggi si crea il blocco economico più forte e multilaterale che sia mai stato imposto ad un paese nel mondo.
Russia e Cina piegandosi alle pressioni americane hanno dimostrato ancora una volta di non svolgere alcuna funzione antimperialista, di volare insieme agli avvoltoi nordamericani sulla penisola coreana. Consentire un voto unanime del consiglio di sicurezza dell’ONU è un atto di una gravità inaudita, che non ha precedenti nella storia. L’URSS non avrebbe mai consentito un tale atto criminale.
Le sanzioni non c’entrano nulla con la ricerca della pace. I paesi responsabili di decine di conflitti negli ultimi anni, che hanno disseminato morte e distruzione per Africa, Medio Oriente e Sud America, non possono dare lezioni di pace a nessuno. Gli Stati Uniti, unica potenza ad aver utilizzato in conflitto l’arma nucleare non possono dettare condizioni di disarmo unilaterale.
La Corea del Nord ha più volte dichiarato di essere pronta a rinunciare al programma nucleare in cambio di una politica di disarmo a condizione di reciprocità. La Corea del Nord ha sottoscritto un trattato che la impegna a non utilizzare per prima le armi nucleari, ma solo in caso di attacco con armi atomiche, trattato mai sottoscritto dagli USA. Non sono i coreani ad aver introdotto per primi le armi nucleari nella penisola, ma l’esercito statunitense che da anni usa la Corea del Sud come piattaforma per i propri missili. L’unica via perseguibile per la pace resta il disarmo reciproco, opzione che è stata sempre e costantemente rifiutata dagli Stati Uniti, che rifiutano da anni persino di sottoscrivere un formale accordo di pace lasciando la situazione sulla penisola regolata da un semplice cessate il fuoco.

Ufficio Politico  Partito Comunista

Condividi !

Shares