Il capitale italo-europeo e cinese

1. Saggio di Profitto del 50%

Per raggiungere un saggio di profitto del 50%, il capitalista deve portare il saggio di sfruttamento al 500% e sestuplicare la forza produttiva del lavoro. Il capitale costante deve occupare i 9/10 del capitale anticipato C, mentre i salari devono occupare 1/10 del capitale investito.

Posto che il prodotto di 8 ore di lavoro sia pari a € 100,00 e che il prodotto di 1 ora di lavoro sia pari ad € 12,50, esprimiamo il saggio di plusvalore pari al 100%, cioè 4 ore di lavoro dell’operaio sono necessarie per riprodurre il valore della sua forza lavoro, cioè € 50,00 al giorno, altre 4 ore del lavoro dell’operaio sono invece intascate dal capitalista.

Anni ‘90

p = 4 ore / 4 ore = 100%

p = € 50,00 / € 50,00 = 100%

Se l’imprenditore investe in macchinari per aumentare di 6 volte, nel corso ad esempio di 10 anni, la produttività del lavoro, il tempo necessario di produzione si riduce a 1/6 delle 8 ore precedenti e dunque il tempo di lavoro necessario utile per riprodurre il salario del lavoratore passerà da 4 ore a 1 ora 20 minuti. 2 ore 40 minuti sono ora sottratte alla retribuzione salariale per entrare nelle grinfie del plusvalore. Dunque

(Ad esempio 2020)

p = 6 ore 40’ / 1 ora 20’ = 500%

p = € 83,33 1/3 / € 16,66 2/3 = 500%

L’operaio guadagna allora € 16,66 2/3 al giorno e quindi € 500,00 al mese, mentre l’imprenditore guadagna su ogni operaio, € 2.500.

Sia il capitale investito dall’imprenditore pari a € 1.200.000 di cui il 90%, cioè 9/10, in capitale costante (macchine e materie prime), cioè € 1.080.000, e il 10% invece venga speso dall’imprenditore per impiegare 20 operai al costo di € 500,00 al mese, quindi spendendo, all’anno, € 120.000 in salari. Se il saggio del plusvalore è del 500%, la massa annua di plusvalore sarà data da

P = € 120.000 x 500% = € 600.000

Il saggio di profitto sarà dato da

p’ = € 600.000,00 / € 1.080.000 + € 120.000

p’ = € 600.000 / € 1.200.000 = 50%.

Essendo sestupla la forza produttiva del lavoro, la composizione organica del capitale (c:v) è ora pari a 5:1, cioè, per ogni lavoratore alla macchina operatrice ce ne sono 5 espulsi dal processo produttivo laddove prima ad una macchina operatrice vi lavoravano 6 operai. Cioè i 5 espulsi sono sostituiti, come valore, da una singola macchina operatrice a cui si combina ora il lavoro di 1 solo operaio. Dunque il rapporto di valore tra macchine e operai sta nell’ordine di

€ 600.000 : € 120.000 = 5 : 1

Cioè dell’intero capitale costante pari a € 1.080.000, 5/9, cioè

€ 600.000 esprimono il costo in macchinari, mentre i restanti 4/9, € 480.000,  sono occupati dalla materia prima che i macchinari riescono ad assorbire, cioè sottoposta a lavorazione.

L’accordo siglato l’8/10/2010 tra Italia e la Cina di raddoppiare l’interscambio di merci da 40 MLD a 80 MLD, implica il raddoppio della produttività del lavoro sia in Italia che in Cina, permettendo alle aziende italiane e a quelle che esportano impianti in Cina, oltre che a quelle cinesi stesse, di ridurre i salari o il valore della forza lavoro nei due Paesi.

E’ lo stesso Berlusconi che, a barzelletta, in conferenza stampa, utilizzando la metafora del profitto scolastico di porsi come obiettivo un voto  sempre più alto, (ci si prefigge 6 per ottenere 7, poi 8 ecc.) dichiara invece la realtà capitalistica che genera quella stessa metafora, utilizzata per sollazzare gli imprenditori. Ovvero raggiungere un interscambio di 120 MLD, ovvero triplicare la produttività e consentire alle aziende drastici tagli salariali dovuti alla riduzione dei tempi di produzione. Triplicare cioè ridurre a 1/3 del tempo necessario la produzione di quantità di merci prima prodotta in 8 ore. Cioè Euro Italia momentaneamente triplica, in attesa di quadruplicare, la forza produttiva del lavoro riducendo di 1/3 complessivo  il tempo di lavoro necessario (la base di riferimento sono i € 50,00 al giorno, a 4 ore di lavoro necessario, cioè il salario).

(1 ora lavoro = € 12,50)

p = 5  ore 20 min. / 2 ore 40 min. = 200% = € 66,66 / € 33,33

p mensile = € 2.000,00 / € 1000,00 = 200%

Il salario giornaliero di 1 operaio si pianta ad € 33,33 e il saggio di plusvalore è del 200%, perché l’operaio riproduce, per mezzo di investimenti in nuovi macchinari, il valore della sua forza lavoro (salario) in 2 ore e 40 minuti, anziché in 4 ore. Il tempo eccedente, cioè 1 ora 20 min. pari a € 16,66, si aggiunge al guadagno del capitalista sulla testa di ciascun operaio.

Definiamo quindi il prossimo, se non attuale, saggio di plusvalore, sulla base della ripartizione media della ricchezza socialmente prodotta: i 2/3 per le tasche degli imprenditori e 1/3 per il salario degli operai.

Saggio plusvalore nazionale ed europeo = 66 2/3% / 33 1/3% = 200%.

2. Capitalismo cinese

Poniamo il prodotto di 12 ore di lavoro in Cina pari a $ 10,00

1 ora = $ 0,83 1/3. Supponiamo negli anni ’80 un saggio di plusvalore del 50%, tale per cui il lavoratore cinese lavori 8 ore per i propri mezzi di sussistenza, reintegrando quindi il valore della propria forza lavoro, e, regalando, invece, 4 ore di lavoro al proprio imprenditore.

p = $ 3,33 (4 ore) / $ 6,66 (8 ore) = 50%

La Concentrazione di capitali, che Marx con sofferta maestria ha denominato Accumulazione Originaria ne Il capitale. Libro I, la possiamo identificare nella Cina capitalistica a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 attraverso la violenta espropriazione dei mezzi di produzione del lavoro artigianale e autonomo contadino posti in essere in precedenza dalle riforme agrarie della Repubblica Popolare Cinese. Giovani, ragazze e fanciulli vengono prelevati con la forza dalle campagne (e dalle botteghe artigiane) per essere reclutati nelle fabbriche soprattutto tessili, settore di punta e di sviluppo del Capitale Cinese. Qui l’apparato repressivo dello Stato, mascherato da Socialista, ben si addice all’accumulazione vorace degli imprenditori cinesi, culminando in investimenti doppi in macchinari. Raddoppiandosi la forza produttiva del lavoro il tempo sociale di produzione si dimezza e dunque 2 ore, sono ora “libere” dal salario e quindi annesse ai domini del pluslavoro

12 ore lavorative

p = 6 ore ($ 5,00) / 6 ore ($ 5,00) = 100%

Salario mensile individuale = $ 150,00

Combinazione di Plusvalore Assoluto e Relativo

Lo spietato apparato repressivo dello Stato detto socialista a suon di condanne a morte e gattabuia per operai disertori di fabbrica, ladri e fuorilegge, ben si adatta allo spudorato prolungamento dell’orario di lavoro, senza pagamenti di straordinari (extra-pay), a profitto dei nuovi magnati tessili cinesi. Sull’onda dei nuovi investimenti in macchinari, e la necessità di distribuire un volume di merci maggiore sul valore delle macchine (capitale costante), per comprimere i prezzi, emerge la necessità di prolungare l’orario di lavoro oltre i suoi limiti di 12 ore (plusvalore assoluto) sulla base costituita da plusvalore relativo, sopra descritto. Cioè contrazione del lavoro necessario alla riproduzione del salario e di rimbalzo allargamento del pluslavoro, cioè del lavoro non pagato all’operaio. Posto il prolungamento da 12 a 14 ore, il saggio del plusvalore sarà:

p = 8 ore ($ 6,66 2/3) / 6 ore ( $ 5,00) = 133 1/3%

in 16 ore lavorative

p = 10 ore ($ 8,33 1/3) / 6 ore ($ 5,00) = 166 2/3%.

Ma la concorrenza del Capitale Cinese pone l’Occidente di fronte all’urgenza di “regolamentare la sua concorrenza sleale” imponendo ad esempio alla Cina contrazioni del 25% delle ore di lavoro da 16 a 12 ore o da 12 a 8 ore. Appellandosi ai diritti civili.

La Cina deve acquistare dai fornitori occidentali di capitale tecnologico macchinari e annessi processi informatizzati (ad es. telai informatici del valore di  1.000.000 di euro-dollari l’uno) che sviluppano una composizione (combinazione) tecnica tra lavoratore e macchina operatrice omogenea di 3:1; mentre il macchinario prevedeva precedentemente il lavoro di 4 operai, ora ne prevede 1. L’esempio è fornito, qui in Italia ed Europa, dai Robot Saldatori. Tre saldatori sono espulsi essendo sufficiente al robot il lavoro di 1 saldatore. La composizione organica, escludendo la massa di materie prime, diviene

c (capitale costante speso in macchinari) = ¾ ; 75%

v (capitale variabile speso in salari) = ¼ ; 25%.

Dunque la Cina, pungolata dalla contrazione dell’orario di lavoro, si trova a quadruplicare la forza produttiva del lavoro. E all’interno delle 12 ore lavorative (sfruttate anche dai capitalisti occidentali colà impiantatisi), produce in ¼ del tempo socialmente necessario di produzione e quindi

p = 9 ore ($ 7,50) / 3 ore ($ 2,50) = 300%

salario mensile individuale = $ 75,00.

L’Occidente, dal canto suo, aspetta anch’esso di quadruplicare la forza produttiva del lavoro per ridurre a ¼ il tempo socialmente necessario di produzione per raggiungere il saggio di plusvalore del 300%.
Posto come € 100,00 il prodotto di 8 ore di lavoro, un quadruplicarsi della forza produttiva del lavoro implica quindi il risultato di 2 ore di tempo necessario per reintegrare il valore della forza lavoro dell’operaio salariato. Essendo il prodotto di 1 ora di lavoro pari ad esempio a € 12,50, l’operaio guadagna al giorno € 25,00 quindi € 750,00 mensili. Lavora gratis per 6 ore a profitto dell’imprenditore, fruttandogli € 75,00 al giorno. Quindi di 8 ore di tempo di produzione precedente, un quarto di esso, implica, a causa del quadruplicarsi della produttività del lavoro, che l’operaio, grazie ai macchinari, è in grado di riprodurre in 2 ore soltanto il proprio salario, lavorando nelle le restanti ore esclusivamente per il suo datore di lavoro.

p = 6 ore / 2 ore = 300%

p = € 75,00 / € 25,00 = 300%.”

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