Dicembre 2012
Il suo Partito come definisce l’Unione Europea?
L’Unione Europea non è un’unione sovrastatale come sostengono le forze borghesi e opportuniste, ma una unione interstatale imperialista. La base dei monopoli continua ad esser lo Stato borghese. Vale a dire, è un’unione di stati capitalisti nella quale la borghesia e i suoi partiti uniscono le forze contro i popoli. E’ l’Europa dei capitalisti, di tutti i settori del capitale, sia industriali, sia di distribuzione, dei grandi mercanti e dei banchieri.
L’obiettivo strategico dell’Unione Europea fin dalla sua fondazione è stato e rimane il rafforzamento e il consolidamento dei monopoli europei. Pertanto, l’obiettivo della sua politica è sempre quello di ridurre il prezzo della forza-lavoro al fine di aumentare la competitività del capitale europeo nel mercato internazionale.
L’attuale crisi del capitalismo dimostra ulteriormente che l’UE è un’alleanza predatoria imperialista. Gli Stati capitalisti, mentre da un lato sono d’accordo nelle loro politiche reazionarie contro i popoli, d’altra parte sono in conflitto tra di loro sul ruolo di dominio all’interno e all’esterno dell’UE, per chi avrà il minor danno dalla distruzione forzata di capitali nel quadro del superamento della crisi a favore dei monopoli. Nonostante siano d’accordo sull’attacco comune contro i popoli, tuttavia sono in lotta su chi otterrà maggiori benefici nel recupero del capitale in una fase di redditività. La disuguaglianza al suo interno e le intense contraddizioni interimperialiste rivelano la natura e il carattere di unione dei monopoli della UE che trovano corrispondenza nelle errate analisi borghesi e opportuniste che parlano di “occupazioni”, “colonie”, “centro-periferia” oppure “Nord-Sud “. Ogni passo compiuto verso l’approfondimento dell’integrazione capitalista intensifica le contraddizioni tra i monopoli capitalistici in ogni paese. Possibilmente, l’Unione Europea nei prossimi anni non avrà la forma attuale, si troverà di fronte a scissioni, alla creazione di nuovi assi e anti-assi, segnali che rispecchiano peraltro le contraddizioni che si sviluppano oggi.
Pensa che ci sia qualche possibilità di riformare l’Unione Europea a beneficio dei popoli?
L’Unione Europea è un’alleanza dei capitalisti. Pertanto non vi è alcuna possibilità di riformarla a beneficio dei popoli. L’Unione Europea, come il capitalismo, non può essere umanizzata, non può essere riformata e non può convertirsi in un’Europa dei popoli.
L’Europa dei popoli esisterà solo quando i popoli saranno al potere, in molti paesi e soprattutto nei più potenti, i più avanzati.
Secondo lei, quali sono le principali forme di lotta contro l’UE?
I popoli hanno la soluzione nelle loro mani, attraverso una lotta all’insegna dello slogan “nessun sacrificio per la plutocrazia”. E’ necessario prepararsi per grandi conflitti. E ciò richiede un cambiamento nei rapporti di forza, mettendo fine all’illusione che all’interno dell’UE vi siano margini di negoziazione. In breve, ciò significa che praticamente tutti devono prendere una posizione: o con i monopoli e il loro potere, o con il popolo.
L’unica opposizione in difesa dei popoli sta nella disobbedienza e nell’indisciplina verso l’UE, risiede nell’Alleanza popolare e nella lotta per il ritiro dall’UE imperialista, nella socializzazione di tutti i monopoli, per il potere popolare e l’economia popolare. Al di fuori di questo quadro, la promozione di una rivendicazione generale per la “dissoluzione della UE e della NATO” resta un pio desiderio se non è connessa con la lotta per il disimpegno di tutti i paesi da tali unioni. E ancora, il ritiro dall’UE senza il potere popolare implica il ritorno del singolo paese al regime precedente all’adesione alla CEE e all’Unione Europea, vale a dire il mantenimento del regime di sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo. Questo obiettivo non risolve la contraddizione principale della nostra società, la contraddizione tra capitale e lavoro; né facilita la soluzione di questa contraddizione, perché intrappola le forze popolari all’interno del sistema capitalistico.
La soluzione sta nella lotta per il socialismo. Naturalmente, il socialismo non è una dichiarazione, un pronunciamento. E’ la direzione che determina l’azione quotidiana dei comunisti in tutti i settori. In questa direzione si può rafforzare la lotta di classe e i comunisti devono svolgere un ruolo di primo piano per creare basi solide nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro, rafforzare l’unità classista della classe operaia, sconfiggendo le forze della collaborazione di classe nel movimento sindacale, sconfiggendo l’opportunismo e tutta la politica di gestione.
Puoi dirci qual è la posizione degli altri partiti greci rispetto l’Unione europea?
Gli altri partiti sono completamente vincolati all’Unione europea e agli interessi della plutocrazia, indipendentemente dalle differenze parziali nella forma di gestione del capitalismo e delle differenze verbali che hanno. Questo vale sia per i pilastri tradizionali, fino ad oggi, del bipartitismo, ND e PASOK, così come per SYRIZA e DIMAR (una scissione di SYRIZA) e i Greci Indipendenti e i nazisti di Alba Dorata. E’ per questo che tutti i partiti ripudiano la possibilità dell’uscita della Grecia dall’Unione Europea – che esiste a causa delle proprie contraddizioni intercapitaliste – e sostengono la negoziazione con l’Unione Europea.
Ultimamente, mentre la crisi del capitalismo in Grecia si approfondisce e gli antagonismi intercapitalisti si intensificano, i partiti come SYRIZA, Greci Indipendenti e Alba Dorata, o i singoli rappresentanti di partiti, formulano l’opinione circa un’uscita temporanea della Grecia dalla zona euro ma permanendo nell’UE. Allo stesso tempo, nel quadro degli antagonismi interimperialisti, sostengono che la Grecia deve ricorrere ad alleanze con la Russia, la Cina o gli Stati Uniti e Israele, esprimendo aspirazioni di settori del capitale, sia nel nostro paese che in altri stati dell’UE, che hanno i propri interessi ad unirsi ad altre alleanze imperialiste che, ovviamente, non hanno nulla a che fare con gli interessi del popolo e dei lavoratori.
Qual è la posizione del KKE sul Partito della Sinistra Europea?
Il Partito della Sinistra Europea (PSE), così come tutti i partiti europei è un entità finanziata dall’Unione Europea, che fin dalla sua fondazione deve giurare fedeltà e obbedienza verso l’Unione Europea e ai trattati che sempre riflettono la strategia per monopoli. Il Partito della Sinistra Europea e le forze che partecipano ad esso, si impegnano con il loro programma e con i loro statuti a servire i “valori” dell’Unione Europea, vale a dire la redditività capitalista e lo sfruttamento. Il PSE promuove proposte di gestione e incolpa una o l’altra gestione borghese, sempre lasciando intatta la via capitalistica di sviluppo che difende.
Il PSE è un meccanismo di mutazione dei partiti comunisti, di subordinazione della loro strategia nel quadro del sistema capitalistico. Il superamento della crisi del movimento comunista internazionale richiede la la denuncia da parte dei partiti comunisti del ruolo del PSE, la sua sconfitta e la sconfitta dell’opportunismo.
da pcpe.es
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare