La Piselli di Perugia per adesso è salva.

Ma cosa accadrà a fine novembre?

di Giuseppe Tulli.

L’ Industria dolciaria Piselli è una delle realtà produttive più importanti della regione Umbria, una di quelle che ha dato lavoro a varie generazioni di perugini nel secondo dopoguerra.

Ancora fino a qualche settimana fa la Idp ( Industria dolciaria Piselli) era di proprietà della famiglia Piselli che ne è stata la fondatrice molti decenni fa’ dopo la Seconda Guerra Mondiale. Purtroppo, il grave dissesto finanziario ha condotto questa storica azienda locale e i suoi 300 addetti ad un passo dal baratro.

Per adesso, grazie all’interevento dell’imprenditore Felice Moretti della Brescia Dolci, il peggio, cioè il fallimento con la conseguenza perdita del posto di lavoro per tutti i lavoratori  è stato evitato,  ma rimangono ancora molte nubi sopra lo stabilimento di Pierantonio di Umbertide.

Infatti, a partire dal 3 novembre, dei 300 dipendenti solo 216 che erano a tempo indeterminato sono stati riassunti a tempo determinato con contratti della durata di 11, 3, 2 mesi mentre 84 lavoratori fra cui 30 apprendisti al momento non hanno alcuna prospettiva.

I Sindacati hanno solo ottenuto una clausola scritta da parte degli emissari di Felice Moretti  stando alla quale, solamente se si dovessero aprire reali prospettive di crescita la priorità è per questi interinali e stagionali al momento fuori.

Di fronte allo spettro del fallimento i Sindacati hanno accettato queste condizioni, ma dal punto di vista operaio è umiliante.

Infatti i 54 lavoratori stagionali che per adesso sono stati mandati a casa   hanno contribuito per tantissimi anni al successo della Piselli. Pur lavorando solo in alcune parti dell’anno, quando la produzione aziendale andava a gonfie vele, hanno mostrato la massima disponibilità nei confronti delle esigenze aziendali sia in termini di elasticità di orari di lavoro sia attraverso lo  svolgimento di lavoro straordinario. Estrometterli dal circuito produttivo come si è appena fatto, riconoscendo loro solo la clausola che se la nuova azienda dovesse andare forte allora qualcuno di loro sarà richiamato, sa di ingratitudine verso chi tanto ha dato a questa azienda accettando fra l’altro di rimanere precario per tantissime stagioni.

Chiaramente,  con un debito aziendale di circa 70 milioni di euro le condizioni societarie erano difficilissime, tanto che all’inizio delle contrattazioni il nuovo acquirente voleva ridurre il personale di 180 unità, con un taglio della produzione e degli addetti almeno del 40%, passando per la chiusura del ramo pasticceria. Fortunatamente, questo aspetto della vertenza è stato scongiurato, l’azienda accanto alla produzione dei biscotti continuerà a mantenere la storica pasticceria.

Ciononostante ci sono degli aspetti dell’accordo raggiunto dai Sindacati molto penalizzanti per i lavoratori. Anzitutto, i lavoratori per tutte le pendenze pregresse dovranno far riferimento alla vecchia proprietà, inoltre la progressione naturale degli scatti di anzianità degli operai è in parte ( 50%) congelata. A ciò si aggiunga che i lavoratori riassorbiti hanno tutti contratti a tempo determinato, al massimo di 11 mesi, nella speranza che prima della scadenza degli stessi siano trasformati a tempo indeterminato.

Chiaramente l’aspetto più drammatico è che ci sono 84 famiglie, decisamente troppe, che dopo tanti anni di lavoro sono state messe alla porta come sacchi di cose vecchie e consumate che oramai non servono più.

Per adesso, lo spettro del fallimento e del tutti a casa è stato scongiurato, ma alla fine di novembre si terrà una verifica per comprendere se il settore pasticceria potrà rientrare definitivamente nei piani aziendali o se si renderà necessario individuare delle soluzioni alternative, che di sicuro comporterebbero un ulteriore taglio del numero degli addetti.

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